Le Vie della Conoscenza per queste feste natalizie va in vacanza ma vi aspetta lunedì 11 gennaio con nuovi e interessanti articoli e soprattutto tante importanti novità!! A presto e Buon Natale e Felice Anno Nuovo..sperando si ritorni presto alla normalità!
mercoledì 23 dicembre 2020
lunedì 21 dicembre 2020
San Nicola e Santa Claus (o Babbo Natale)
di Chiara Sacchetti
San Nicola, San Nicolaus e infine Santa Claus. È questa, più
o meno, l'esatta sequenza che ha portato intorno alla metà dell'
giovedì 17 dicembre 2020
Simbologia e significato del Solstizio d'Inverno
di Mario Pagni
Da ragazzi
ci avevano insegnato che il giorno più corto dell’anno in termini di luce
diurna era il 13 dicembre ricorrenze di Santa Lucia protettrice della vista. In
effetti proprio in questo periodo le giornate che già erano “corte” nel
precedente mese di novembre, tendevano ulteriormente ad ridursi per culminare
nella settimana che quest’anno va da domenica 13 al 21, 22 dicembre con
l’effettivo astronomico solstizio invernale. Nei paesi scandinavi dove la luce
in virtù della disposizione geografica è ancora meno che da noi, la festa di
Santa Lucia viene tutt’ora celebrata con particolare solennità e
partecipazione. Ma il vero significato simbolico di questo ricorrente evento
astronomico affonda le sue radici nell’antichità e nella Tradizione con la “T”
maiuscola.
“Il solstizio d’inverno è
considerato proprio fin dall’antichità
come la vera “nascita della luce”. Astrologicamente nel periodo del solstizio
d’inverno, la luce solare vive il momento di maggior declino, per poi tornare a
recuperare potenza proprio il 25 dicembre (data che vede nascere la maggior
parte di tutte le divinità).”
Astronomicamente parlando il giorno 21 dicembre il Sole, nel suo moto apparente, raggiunge il punto più basso del percorso sotto l’Equatore celeste, segnando così l’inizio della stagione astronomica nell’emisfero boreale. Nel tardo impero romano, proprio riferendosi al giorno del Solstizio, si parlava di Sol Invictus (Sole invitto) per celebrare il giorno in cui il Sole smetteva di calare sull’orizzonte. Tale scadenza rappresentava occasione di festività di vario genere: il Sol Invictus per i pagani, i Saturnalia nell’antica Roma (dal 17 al 23), il Natale per il cristianesimo, lo Yule nel neopaganesimo.
lunedì 14 dicembre 2020
Il processo per stregoneria a Bellezza Orsini
di Chiara Sacchetti
Bellezza
(vero nome Isabella) nacque a Collevecchio (Rieti) in Sabina fra il 1475 e il
1480 da Pietro Angelo Orsini del ramo di Mugnano-Foglia, del quale dovette
essere illegittima figlia e da un ramo secondario della famiglia. Ma la sua
parentela è chiarissima nel quaderno che ci ha lasciato ed è rimasto nascosto
per molti anni negli incartamenti giudiziari: proprio durante il processo viene
nominata la figura del cardinale Giovanni Battista Orsini, con cui si evidenzia
che Bellezza ha una certa familiarità, zio di Franciotto Orsini futuro
cardinale, signore al tempo di Monterotondo e marito di Violante Orsini, il cui
padre era uno dei figli legittimi del padre di Bellezza Pietro Angelo. È ricordata
però con questo nome per il suo fascino che seppe usare nel migliore dei modi
per sopravvivere ad una vita difficile. Ancora giovanissima andò in sposa ad un
uomo molto più grande di lei, come era consuetudine a quel tempo, che non amava
e da cui ebbe un figlio, Giovanni. Rimasta vedova presto, si trasferì a
Monterotondo vicino a Roma per lavoro presso la famiglia degli Orsini, dove
faceva la cuoca ma dove il conte si accorse subito della sua avvenenza.
Qui, oltre che le faccende domestiche, doveva dare anche da mangiare a pranzo e cena a Lucia De Lorenzo da Ponzano, una donna rinchiusa nelle carceri del castello Orsini che la prese subito in simpatia e che le cambiò l’esistenza anche se tutti dicevano essere una strega, ma Bellezza vedeva nella donna solo il bene: raccontò che in lei vedeva anche e soltanto una persona che l’aiutava e che le insegnava moltissime cose. Da lei aveva imparato a riconoscere le erbe, a piantarle e raccoglierle nel periodo giusto, a metterle insieme e trattarle per curare le malattie. Le fece leggere anche un “livrone”, come lo definisce lei, che diceva tutti i segreti del mondo e grazie al quale poteva guarire ogni sorta di male: si può ragionevolmente pensare che si trattasse di un testo simile all’Herbolario volgare, stampato a Venezia soltanto pochi anni prima, e probabilmente integrato dalle proprie conoscenze e da quelle dell’amica-maestra Lucia.
giovedì 10 dicembre 2020
Simbolismo di pietra a protezione del Tempio
I Gargoyles
di Mario
PagniParigi, Notre Dame, Gargoyles
Fino dai tempi più remoti ogni edificio destinato a rappresentare la divinità in terra come il tempio o il santuario, ha avuto caratteristiche ben precise e ripetibili sia nelle forme che nelle funzioni. Già i templi egizi, greci ed etruschi (per rimanere in ambito ben conosciuto), assieme a misure e decori assai simili, avevano sull’esterno di essi figure e particolari architettonici di tipo fitomorfo o apotropaico che assolvevano al doppio compito di rappresentare da un lato tutta la sacralità contenuta all’interno di essi raccontata dalla loro stessa simbologia, ma dall’altro anche quello di servire come copertura o semplicemente per meglio distribuire gli scarichi di acque pluviali. Stiamo parlando di triglifi, metope, formelle e antefisse; fra queste ultime, presenti proprio in ambito italico, gocciolatoi e canali di scolo di vario genere in grado di assumere forme diverse a seconda del tipo di cultualità relativo alla civiltà antica presa in esame.
lunedì 7 dicembre 2020
San Bernardino da Siena
di Chiara Sacchetti
Bernardo
nacque l’8 settembre
Andrea Mantegna, San Bernardino fra angeli
Con la zia
restò a Massa fino al 1391 dove iniziò il suo percorso di studi, poi nel 1391
andò a Siena dallo zio Cristoforo degli Albizzeschi, che non aveva figli e che
lo crebbe come fosse suo; l’uomo lo mandò prima per due anni alla scuola di
Maestro Martino di Ferro, notaio di Casole, e poi a quella dei maestri Onofrio
di Loro e Giovanni di Spoleto dai quali imparò le arti del trivio. Terminata la
scuola per tre anni seguì corsi all’università di diritto canonico senza però conseguire alcun dottorato, ma fu la
peste del 1400 che cambiò la sua esistenza, scandendo il momento della più
grande e importante decisione della sua vita. Bernardo decise infatti di
lasciare tutto per prendersi cura dei malati e i moribondi per la pestilenza,
che anche lui contrasse e dalla quale però riuscì a guarire e che egli lesse
come il segno di una predestinazione alla vita monastica e assistenziale.
Alla fine
del 1300 perdette anche la zia Bartolomea, alla quale era molto legato, tragico
evento che fu una delle cause della sua profonda crisi spirituale che lo
condusse a sperimentare la vita eremitica per due anni, che Bernardino ricorderà
durante una predica a Siena, rammentandola in modo ironico e grottesco.
L’8 settembre 1402 prese l’abito dell’Ordine dei frati minori ricevendo l’investitura da fra’ Giovanni Ristori che lo conosceva già bene. L’anno successivo aderì all’Osservanza che seguiva la regola francescana nel massimo rigore, in particolare sulla povertà preferendo nuovamente la vita eremitica, trasferendosi nel monastero del Colombaio sul Monte Amiata dove restò fino al 1405.
giovedì 3 dicembre 2020
L'altare come centro mistico dell'edificio
di Mario Pagni
Tipico altare cristiano cattolico per la Santa Messa |
Basta entrare in una chiesa qualsiasi o in una cappella anche di modeste dimensioni per scorgere quasi sul fondo della navata prima della luce penetrante dell’abside, l’altare, sul quale e nel quale vengono celebrati normalmente tutti i riti cristiani in generale e cristiano-cattolici in particolare, secondo le intenzioni di Santa Romana Chiesa. Esistono però fino dall’antichità più remota, altari o are di tutti i tipi e generi dove avvenivano cerimonie varie e persino sacrifici sia umani che di animali durante quello che viene considerato genericamente il paganesimo, ma che vengono citati anche nella Sacra Bibbia.
lunedì 30 novembre 2020
I Catari
di Chiara Sacchetti
Il termine
“cataro” viene dal greco καθαρός che significa «puro», appellativo con cui si
definirono i primi seguaci del vescovo Novaziano che si elesse papa nel 251;
alcuni storici invece sostengono che il termine derivi dalla parola greca
“katha” ossia spurgo, poiché «trasudano tutti i loro vizi» e fu proposta
per la prima volta dal teologo Alano di Lilla.
Questa
corrente religiosa si diffuse nel Basso Medioevo, intorno all’XII secolo, nella
Francia meridionale, probabilmente derivata da altre manichee, pauliciane e
bogomile che attraverso i pellegrini e i crociati che tornavano in Europa o l’Impero
Bizantino e i Balcani erano giunte fino in Francia.
A seguito
della Riforma ecclesiastica di Gregorio VII con cui si cercava di contrastare i
numerosi vizi presenti nella Chiesa e la cosiddetta “Lotta per le investiture”,
con la quale il Papa di fatto accresceva il suo potere e la sua posizione a
discapito dell’ingerenza dell’impero per la sua elezione, si contrapposero due
correnti. Se da una parte c’era un folto gruppo d’accordo con questo
rafforzamento, dall’altro nacque una nutrita schiera di coloro i quali mal
vedevano questa situazione e si richiamavano ai primordiali principi di purezza
e povertà evangelica come unica via per la redenzione e il Paradiso. Fra questi
i Catari che attraverso la predicazione mettevano in luce agli occhi di tutti i
fedeli le verità di corruzioni e vizi che da secoli esistevano e degradavano
giovedì 26 novembre 2020
Colonne e capitelli. Simbologia in cammino
di Mario Pagni
Castelnuovo dell'Abata, Pieve e Monastero di Sant'Antimo, Capitello d'ingresso |
Come a sottolineare la prospettiva della navata centrale verso l’altare principale di una chiesa e a scandirne geometricamente gli spazi, le colonne e i capitelli ad esse sovrapposti, costituiscono una vera e propria trama che racconta la vita e le funzioni primarie del tempio stesso nel quale ci troviamo. Non è raro infatti che assieme ai consueti riutilizzi di precedenti manufatti di epoca romana e paleocristiana, vi siano inseriti elementi architettonici e decorativi coevi allo stile generale dell’edificio, in grado di raccontare simbolicamente vicende non solo bibliche, ma anche la semplice condizione umana dell’uomo del medioevo. Già ben prima dell’apparire dello stile gotico infatti, nei capitelli sovrastanti sia colonne che pilastri delle pievi e delle chiese romaniche, trovavano spazio veri e propri racconti, composti da simboli e allegorie che aiutavano il fedele a capire meglio la realtà del luogo dove egli stesso si trovava e pregava.
lunedì 23 novembre 2020
La repressione della stregoneria. Il Tribunale dell'Inquisizione
di Chiara Sacchetti
È il tribunale ecclesiastico più conosciuto, sorto, (seppur
non con questo appellativo), agli inizi del XII secolo per volere di papa
Gregorio IX che organizzò una nuova e più forte repressione contro gli eretici,
nominando suoi delegati “inquisitori”, scelti prima fra i Domenicani, poi a
partire dal 1245, con Innocenzo III, anche fra i Frati Minori. La struttura di
questa potentissima istituzione si evolse nel corso dei secoli, facendo restare
però immutato il suo obiettivo, ossia quello di reprimere e riportare sulla
retta via “cristiana” coloro che con varie motivazioni ne uscivano. Papa Paolo
III con la bolla “Licet ab initio” del 21 luglio 1542 istituì
giovedì 19 novembre 2020
Dell’illuminazione e del simbolismo delle finestre delle chiese
Abbiamo già
accennato negli scritti precedenti sul simbolismo delle costruzioni di come
durante il primo medioevo contrassegnato dallo stile romanico, le aperture e le
finestre in particolare, praticate nelle pesanti strutture delle pievi e delle
chiese del periodo, fossero di dimensioni assai ridotte con una elegante
“strombatura” interna che però non corrispondeva all’effettiva superficie
illuminante posta sull’esterno della parete. Gli storici dell’arte ma anche la
religione cristiana, attribuiscono tale scelta come voluta, per permettere una
maggiore capacità di concentrazione e raccoglimento interiore a chi all’interno
del tempio si dedicava alla preghiera. I raggi del sole penetravano infatti con
fatica all’interno della chiesa, creando una atmosfera quasi surreale,
sottolineata da ricorrenti motivi decorativi e dalle sculture spesso
volutamente inquietanti, poste sui capitelli e negli angoli dei robusti
pilastri, in grado di trasmettere al fedele un senso di timore quasi
reverenziale nei confronti del luogo sacro dove egli stesso si trovava. Tutto
questo subì una notevole quanto risolutiva trasformazione nel successivo
periodo gotico, caratterizzato da gigantesche finestre con arco a “ogiva” in
grado anche di alleggerire le altissime pareti, e i rosoni posti sia ai lati delle navate che sulla facciata e
nell’abside, che illuminavano la chiesa – cattedrale, con una luce brillante e
multicolore. La cupa concentrazione romanica svaniva in funzione di una
fantasia di effetti di luce che trasmettevano nei fedeli il senso del sacro e
del divino in ben altro modo.
lunedì 16 novembre 2020
Cecco d'Ascoli
di Chiara Sacchetti
Francesco Stabili di Simeone, più noto come Cecco d'Ascoli,
nacque a Ancarano nel 1269 (alcuni studiosi collocano la sua nascita invece nel
1259, ma come spesso accade per quest'epoca è difficile poter dare una giusta
notizia in mancanza di fonti certe). La sua giovinezza fu contraddistinta dallo
studio e dalle sue eccezionali capacità, tutti nel paese natio lo consideravano
un negromante per le sue virtù nello scrivere poesie, impossibili per la sua
età se non grazie all'intercessione di qualche essere superiore o potere
soprannaturale. Intorno ai diciotto anni Cecco entrò nel Monastero di Santa
Croce ad Ascoli Piceno, di origine templare, probabilmente scelta
importantissima per la sua successiva formazione di filosofo, astrologo e
alchimista.
giovedì 12 novembre 2020
Il Labirinto come simbolo di percorso esistenziale
di Mario Pagni
Mosaico di epoca romana, Teseo e il Minotauro |
Fra i
simboli più importanti fino dalla più remota antichità il Labirinto si presenta
ancora oggi come fra i più enigmatici e dai molteplici e reconditi significati.
Labirinto deriva dal nome greco labýrinthos (λαβύρινθος), usato nella mitologia per
indicare il labirinto del palazzo di Cnosso. La parola è di origine
pre-greca e Arthur Evans espresse la sua ipotesi supponendo la sua derivazione
dal lidio labrys, bipenne, l'ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta.
"Labirinto" vuol dire dunque "palazzo dell'ascia bipenne"
con il suffisso -into a
significare "luogo" su modello del greco Corinto, cioè il palazzo del re Minosse a Cnosso.
Il Labirinto è presente quasi in ogni civiltà del nostro globo terracqueo ma quello che noi tutti conosciamo appartenente ai nostri ricordi di scuola è sicuramente quello progettato da Dedalo a Cnosso dentro al quale vi era una oscura e inquietante presenza : il Minotauro. Da esso se ne poteva uscire soltanto con lo strattagemma del “filo di Arianna” che se seguito poteva ricondurre il malcapitato nuovamente all’ingresso e alla salvezza. Prima ancora in ambito italiano preistorico nella Valcamonica, troviamo il labirinto inciso o dipinto con evidenza e in varie occasioni sulla pietra; gli studiosi asseriscono che esso avrebbe simboleggiato l’utero il cui significato era legato alla rigenerazione e alla ciclicità.
lunedì 9 novembre 2020
Maria Maddalena
di Chiara Sacchetti
Uno dei
personaggi più conosciuti ma anche controversi delle Sacre Scritture è
certamente quello di Maria Maddalena. Oggi il suo nome nei Vangeli tradizionali
della domenica, richiama quello di una prostituta redenta che grazie alla sua
conversione diviene seguace di Cristo. L’appellativo con cui viene identificata
deriva quasi certamente dal suo luogo di nascita, Magdala, un villaggio di
pescatori sul lago di Tiberiade detto anche di Genezaret, centro commerciale
ittico chiamato in greco Tarichea (ossia pesce salato).
Capelli
lunghi biondi ma tendenti al rosso,
Maria incarna nella concezione comune, la donna ammaliante e seducente che conduce una vita sconnessa e ai limiti ma
che poi incontrando il Messia si pente di quanto fatto fino a quel momento e proprio
grazie a lui cambia la sua vita seguendo tutti i suoi precetti fino a divenire quasi un’eletta.
Nella realtà evangelica il suo personaggio è confuso con altri, spesso omonimi
o anonimi, che sono ben lontani da ciò che essa veramente era. Di Maria di
Magdala parla infatti l’evangelista Luca nell’8 capitolo, che la nomina quando racconta
di Gesù che andando nei villaggi aveva guarito alcune donne che aveva
incontrato «Gesù andava per città e villaggi predicando e annunciando il regno
di Dio. Erano con lui i dodici e alcune donne che erano state guarite da
spiriti cattivi e da infermità: Maria, detta Antonio Veneziano, Maria Maddalena
giovedì 5 novembre 2020
Significato simbolico della planimetria della chiesa
di Mario Pagni
Firenze, Santa Maria del Fiore, veduta area |
La vista
dall’alto di un qualsiasi edificio aiuta molto a chiarire significati e scopi
per i quali esso è stato progettato e costruito, così come le sue probabili
aggiunte e trasformazioni sia in corso d’opera che durante gli anni e i secoli
successivi alla sua realizzazione.
Quello che
salta quasi subito all’occhio specialmente nel periodo o stile romanico ma
anche nel primo stile gotico è l’orientamento del quale abbiamo già parlato più
volte. Scrive Guillame Durand De Mende: “Essa
(la chiesa) deve essere costruita in
modo tale che il capo guardi dritto verso l’Oriente. L’abside della chiesa sarà
dunque rivolta verso l’alzarsi equinoziale del Sole, per significare che la
Chiesa, che combatte sulla terra, si deve comportare con moderazione e
giustizia d’animo nella gioia come nelle afflizioni; non bisogna quindi
orientare l’abside verso l’alzarsi del Solstizio come fanno alcuni”.
Inoltre:
“La disposizione della chiesa “materiale” rappresenta la forma del corpo umano, visto che la balaustra o il luogo dove si trova l’altare rappresenta la testa, e la croce dell’una e dell’altra parte le braccia e le mani; infine l’altra parte che si estende dopo occidente, tutto il resto del corpo”.
lunedì 2 novembre 2020
Bloody Mary
di Chiara Sacchetti
In questo
periodo autunnale con cieli spesso scuri e l’aria nebbiosa quasi volesse
nascondere qualcosa è permesso raccontare anche una storia da brividi, non
soltanto dati dal freddo! La protagonista è la famosissima Bloody Mary, o “Maria
la sanguinaria” che fra l’altro, ha dato recenti origini anche all’omonimo cocktail.
La vicenda,
a quanto viene raccontato, risale più o meno alla fine dell’Ottocento in un
villaggio degli Stati Uniti d’America quando una sedicenne di nome Mary Stewart,
figlia del medico del luogo, si ammalò di tifo, o almeno al padre sembrò data
la febbre altissima e lo stato di semi incoscienza in cui si trovava la
poveretta. Il genitore con questo sospetto, dato che non c’era molto da fare
per salvare la sventurata, e per evitare che la malattia si spargesse per tutto
il paese, decise di mettere la figlia in una bara e di seppellirla. La madre, una
lavandaia cattolicissima disperata per quella decisione, pose legato al polso
della ragazza un campanello che sbucava dal terreno così che la figlia, se
miracolosamente fosse guarita, muovendosi avrebbe fatto tintinnare il sonaglio
richiamando su di sé l’attenzione in modo da salvarsi. La donna, visto che la
casa era molto distante dal cimitero, scelse di riposare proprio vicino alla
tomba, ma il marito le somministrò un sonnifero e una volta addormentata la riportò
a casa, conscio del fatto che anche se la figlia si fosse svegliata sarebbe
morta comunque per asfissia.
giovedì 29 ottobre 2020
Il simbolismo del portale d’ingresso delle chiese
di Mario Pagni
Budapest, portale gotico della chiesa romanica di Jak |
Proseguendo il
nostro cammino nel mondo dei simboli con particolare riferimento alle
architetture e agli edifici antichi, dopo il campanile e la cupola incontriamo
un altro elemento importante comune sia a edifici civili che religiosi sia in
ambito antico che moderno. Si tratta del portale d’ingresso che di per se
considerando l’ambito civile altro non offre che una sicurezza per chi abita
all’interno e una accoglienza per chi invece vorrebbe entrare. Nelle chiese e
nelle cattedrali gotiche medievali in particolare però, questo elemento
architettonico, rappresentava sempre e comunque un “passaggio” fra il mondo
profano e quello sacro posto all’interno. Questa è la prima importante
considerazione a proposito del portale che ci fa anche capire il perché di
tanti ricchissimi elementi decorativi posti sulle cornici esterne e davanti
all’ingresso stesso.
Scrive
Guillaume Durand de Mende: La porta della
chiesa è Cristo. Ed ecco perché si legge nel Vangelo: “Io sono la porta dice
il Signore”. Anche gli apostoli sono le porte della chiesa. Il termine “ostium”
(porta) deriva da “obsistendo” (porsi di fronte a coloro che stanno fuori),
oppure da “ostendendo” (mostrare loro l’entrata). Il battente della porta
(valva) arriva da “volvere” (girare) e porta da “portando”, (portare) poiché è
attraverso di essa che si porta e si reca nella chiesa tutto ciò che si offre a
Dio”.
Nel medioevo il portale delle chiese aveva un grande valore sia simbolico che comunicativo. Il protiro come i leoni stilofori che sostengono le colonne poste ai lati che proteggono l’accesso, non è altro che una storica reminiscenza del quadriportico che aveva caratterizzato le basiliche paleocristiane.
lunedì 26 ottobre 2020
Margherita Porete e il Miroir des simples âmes
di Chiara
Sacchetti
Della vita
di Margherita sappiamo molto poco. Le uniche date conosciute sono quella
presunta della sua nascita, fra il 1250/60 probabilmente nella contea di
Hainaut nelle Fiandre vicino a Brabante, e quella della sua morte, avvenuta sul
rogo il 1° giugno
Stampa quattrocentesca con Margherita Porete
Di lei e
della sua storia ci restano infatti soltanto gli atti del processo che la
condannò a morte e il suo libro, causa e motivo dell’accusa di eresia, il “Miroir
des simples âmes” ossia “Lo specchio delle anime semplici”, che nonostante
fosse stato bruciato e messo al bando fra i libri proibiti ha continuato a
circolare fino ad oggi. Alcuni amanuensi e studiosi, evidentemente sfidando
giovedì 22 ottobre 2020
Il simbolismo della cupola
di Mario Pagni
Siena, Duomo, Cupola interno |
Dopo aver
affrontato se pure a grandi linee il simbolismo del campanile e della torre campanaria in genere sia dal punto di vista cristiano che riferito ad altri
culti e religioni presenti nel mondo sia antico che attuale, spostiamo la
nostra sfera di interesse verso quello che potremo definire in architettura il
“simbolo dei simboli”: la cupola.
Dice
Guillaume Durand de Mende nel suo storico libro “Manuale per comprendere il
significato simbolico delle cattedrali e delle chiese”: “ La cupola ossia la sommità alta e rotonda del tempio sulla quale si
posa la croce, vuole significare, a causa della sua forma rotonda, con quale
perfezione e quale inviolabilità la fede cattolica deve essere predicata e
praticata; giacchè se non la si osserva interamente e senza macchia, si morrà
per sempre nell’eternità.”
Nella complessa realtà e nelle sapienti verità trasmesse espresse dal simbolo in generale fino dai primordi della storia dell’uomo, la forma geometrica della cupola o “a cupola”, raccoglie in se tanti altri significati che vanno in questo caso ben oltre a quanto espresso pur correttamente dal credo cattolico – cristiano.
lunedì 19 ottobre 2020
Bastet la dea gatto
di Chiara Sacchetti
Fra le numerose divinità dell’Antico Egitto troviamo la dea Bastet
raffigurata come un gatto completamente nero o come una donna con la testa di
gatto, animale adorato e venerato così tanto dagli egizi da mummificarlo e
porlo nelle tombe assieme ai defunti “umani” e da dedicargli anche templi ed
edifici stupendi. Uno dei principali motivi di tale devozione, soprattutto per
la gente comune, era sicuramente che il gatto per la sua indole teneva lontani
i topi dai granai, riserve fondamentali per la sopravvivenza dell’intera
popolazione, cosa che scongiurava la carestia; in più era anche utile contro i
serpenti e i loro morsi dato che sapeva benissimo quali erbe utilizzare come
antidoto. Per i nobili, invece, i gatti erano simbolo di ricchezza, di uno
status importante e di grazia per il loro portamento e le eleganti mosse
felpate.
Di certo non dobbiamo immaginarci l’animale addomesticato come
alcuni di noi tengono in casa, anche se gli egizi vedevano i gatti anche come
guardiani spirituali che sorvegliavano le dimore e per questo non esistevano
case o templi in cui non abitasse questo affascinante felino. Quando il gatto
moriva il padrone, in segno di lutto per la perdita e di rispetto nei confronti
della dea a lui associata, si radeva le sopracciglia.
Il gatto era amato e venerato ufficialmente perché era
considerato dagli egizi la rappresentazione terrena della dea e per questo era
ritenuto così importante e sacro che furono emanate numerosi leggi a sua
tutela, che vietavano di fargli del male o di allontanare l’animale oltre i
confini tanto che chi trasgrediva tali disposizioni rischiava addirittura la
pena di morte.
John Weguelin, L'ossequi al gatto egizio |
giovedì 15 ottobre 2020
Il simbolismo del campanile
di Mario
Pagni
Ogni singola
parte di un edificio ha delle motivazioni precise attribuibili ad esigenze di
ordine pratico ma anche specialmente per quanto riguarda edifici antichi o
vetusti, segnali precisi di ordine mistico e simbolico. La nostra breve
considerazione riferita a questi ultimi riguarda proprio tali segnali con il
loro messaggio trasmesso sia a livello archetipico, allegorico ma soprattutto
proprio con la loro simbologia. Qui prima di continuare occorre fare una prima
importante suddivisione fra ciò che insegnano i culti antichi e le attuali
religioni con ciò che invece è trattato come linea di fondo a livello
esoterico. Non è una suddivisione netta perché tutti i messaggi scolpiti nelle
pietre di una chiesa o negli affreschi di noti pittori, parlano sostanzialmente
all’uomo, con i suoi problemi , le sue paure ma anche la sua grande voglia
spontanea di apprendere attraverso una conoscenza che ha oltrepassato i secoli
servendosi di un linguaggio comune a tutti e per tutti.
“Nel profilo delle nostre città, dai
paesi alle metropoli, il campanile è una presenza fondamentale, la cui assenza
è quasi inimmaginabile. Storicamente è attorno al campanile che la comunità si
raccoglie, punto di riferimento per la vista e per l’udito, e anche in una
società più secolarizzata ed evoluta, il campanile rimane una cifra
identitaria, spesso il simbolo stesso di una città, nonché una presenza
protettiva e vigile, come archetipicamente è ogni torre.”
Stiamo parlando di una costruzione assai familiare nella nostra bella Italia ma che contraddistingue ogni paese o nazione del mondo dove la religione cristiana si è espressa a maggiore titolo. Tuttavia anche altre religioni hanno il loro campanile che annuncia , protegge, proclama anche per tramite degli stessi suoi seguaci o sacerdoti il loro credo religioso, un esempio per tutti è l’islamico minareto costruzione assai affascinante simile ad una matita appuntita rivolta verso il cielo con un terrazzo circolare vicino alla cuspide dal quale far partire le preghiere verso la città santa della Mecca.
lunedì 12 ottobre 2020
La Società Teosofica
di Chiara Sacchetti
Abbiamo già parlato di Madame Blavatsky, una donna piuttosto
particolare esperta di occultismo ed esoterismo che aveva essa stessa visioni
fin da piccola, e anche della fondazione assieme ad un folto gruppo di esperti
nel 1875 della Società Teosofica. Ma di cosa si trattava? Cosa faceva? E adesso
esiste ancora?
Lo stemma della Società racchiude nei suoi simboli le caratteristiche principali che l’associazione intende perseguire e ha come espressione. È un uroboro rinchiuso da una svastica con sopra la parola sanscrita Om e all’interno due triangoli intrecciati con all’interno l’ankh, la croce che rappresenta l’unione dell’alto e basso Egitto sotto il motto “There is no religion higher than truth” (non c’è religione più alta della verità). Il significato di tutti questi simboli è piuttosto complesso. L’uroboro riporta alla ciclicità della vita e di tutti gli eventi in un continuo rigenerarsi senza una fine e quindi una morte vera, cosa che riporta a sua volta sicuramente all’occultismo e alla credenza di una vita dopo la morte. L’ankh significa la vita e non a caso moltissime divinità egizie sono raffiguarate con questo oggetto fra le mani, mentre la svastica che soltanto nella storia contemporanea ha preso connotati negativi, nell’antichità indicava la religiosità e aveva un’accezione positiva. Infine i due triangoli intrecciati che formano la celebre croce di Davide, si riferiscono sicuramente alla religione ebraica con la Cabala e assieme la Trinità. La parola sanscrita Om, risulta intraducibile in lingue conosciute, ma associabile forse al greco Logos che a sua volta riporta ai primi passi della Bibbia «In principio era il Verbo, il Verbo er presso Dio e il Verbo era Dio».
giovedì 8 ottobre 2020
Modulistica architettonica applicata al sacro e alla preghiera. L'architettura cistercense
di Mario Pagni
L’architettura cistercense imponente e al tempo stesso
sobria, povera e disadorna ha fra le sue principali caratteristiche
stilistiche, una certa ripetitività modulare di elementi costruttivi sia di
tipo strutturale che decorativo.San Bernardo
Essa inizia verso il 1135 quando San Bernardo pone le
fondamenta (non solo fisiche) per la costruzione di Clairvaux, superando il
primo incerto periodo quando le abbazie erano un semplice complesso di baracche
lignee per diffondersi poi rapidamente in tutta Europa.
Abbiamo subito accennato alle abbazie perché saranno proprio questi edifici a veicolare quello che potremo definire lo “stile dei monaci costruttori cistercensi”. L’esempio classico di tale stile sarà l’abbazia di Fontenay, realizzata fra il 1139 e il 1147, voluta dallo stesso Bernardo di Chiaravalle e della quale ancora oggi si conservano tutti gli ambienti originali.
lunedì 5 ottobre 2020
Madame Blavatsky
di Chiara Sacchetti
Eléna Petróvna von Hahn, meglio conosciuta come Helena
Blavatsky o Madame Blavatsky nacque a Dnipro il 12 agosto 1831 (o secondo il
calendario russo la notte fra il 30 e il 31 luglio). Primogenita di Pëtr
Alekseevič von Hahn e Elena Andreevna Fadeeva, contrasse assieme alla madre il
colera che in quel periodo imperversava nella loro cittadina e nonostante le
poche speranze date dai medici, le due donne sopravvissero alla malattia. La
sua famglia discendeva da nobili origini, la madre infatti, un’autodidatta, era
la figlia della principessa Yelena Pavlovna Dolgorukova, mentre il padre era un
capitano dell’artiglieria reale a cavallo, lavoro che portò spesso la famiglia
a trasferirsi.
Heleva Blavatsky |
giovedì 1 ottobre 2020
I segreti delle piramidi
di Mario Pagni
Le “Vie della Conoscenza” da questo scritto in poi si occuperanno principalmente di problemi archeologici e architettonici ad ampio spettro seppure con il numero di caratteri e di cartelle a disposizione volutamente limitate ad una sommaria ma non per questo errata informazione. Lo scritto in questione verrà riproposto anche sulla pagina Facebook in generale e sull’altro sito dedicato ai “Maestri della pietra e monaci costruttori” già in condivisione ed uso da molto tempo. Occorre però subito precisare che ogni tematica che verrà affrontata, riguarderà un metodo di indagine “composito”, ovvero formato da elementi costituitivi del monumento facenti parte solo apparentemente, di altre discipline scientifico – filosofiche ma assai simili nella realtà dell’impianto costruttivo dell’opera architettonica e archeologica in oggetto. Di tale realtà ne faranno parte quindi e a pieno titolo, non solo gli aspetti estetici e le intenzioni del popolo del maestro costruttore o dell’architetto che le ha edificate, ma anche simbologie, tecniche murarie e riferimenti storico – religiosi che ne hanno permesso a suo tempo e nel tempo il loro compimento.
“Se è vero che le forme le forme geometriche possono emettere un particolare tipo di onde, bisogna prendere in considerazione l’ipotesi che gli antichi sacerdoti egizi conoscessero queste forze assai meglio di noi e delle nostre attuali supposizioni e avessero imparato a sfruttarle in modo adeguato”.
Il concetto di “montagna sacra” è universalmente riconosciuto in ogni antico popolo. Esso identifica in forma simbolica l’eterno contatto fra la terra e il cielo. Non è difficile riscontrare in molti siti archeologici sia europei che americani o asiatici, un certo riferimento a ciò che sembra costituire un tema ricorrente nella disposizione o nella vicinanza di tale simbolico messaggio. Dalle grandi piramidi d’Egitto alle Ziggurath medio orientali, per arrivare alle cupole delle chiese cristiane e islamiche, in tutti questi casi il messaggio universale è sempre lo stesso; rappresentare in una sorta di perenne microcosmo, la grandezza del cielo e della volta celeste con i suoi milioni di astri, disegnato o dipinto, nel soffitto di queste gigantesche emblematiche costruzioni. Uno dei maggiori e imponenti esempi di questa simbologia sono le piramidi egiziane in particolare quelle poste nella piana di Gizah nei pressi della caotica città del Cairo.
Vista aerea della piana di Gizah |
lunedì 28 settembre 2020
Santa Teresa d'Avila
di Chiara Sacchetti
Terza figlia di Alfonso Sánchez de Cepeda e di Beatrice de
Ahumada, Teresa de Haumada nacque il 28 marzo 1515 dal secondo matrimonio del
padre che rimasto vedovo con due figli si risposò in seconde nozze e da cui
nacquero altri nove figli. Come ebbe modo di raccontare lei stessa, la sua
famiglia era composta da genitori virtuosi e timorati di Dio, cosa che la
influenzò sicuramente nelle sue future scelte.
Della sua infanzia si sa pochissimo se non di un episodio che
la vide protagonista assieme al fratello Rodrigo. I due ragazzini scapparono infatti
di casa alla ricerca dell’isola dei “mori” dove pensavano di versare il loro sangue
per la fede per “vedere Dio” e imitando la vita dei martiri di cui avevano
sentito raccontare e avevano letto nelle agiografie. Da queste letture,
sappiamo, che Teresa aveva imparato due cose, la prima “il fatto che tutto
quello che appartiene al mondo di qua, passa”, l’altra che solo Dio è “per
sempre, sempre, sempre”. Lo zio fortunatamente ritrovò e salvò i due
“fuggitivi” riportandoli a casa. I due bambini capendo l’impossibilità di
divenire martiri, decisero di condurre una vita solitaria costruendosi in
giardino una celletta dove andavano a meditare e pregare.
A soli dodici anni Teresa restò orfana di madre, evento che
la sconvolse moltissimo al punto tale da non riuscire a trovare conforto sulla
Terra cadendo in una profonda crisi esistenziale. Due anni dopo, mentre la
sorella maggiore si stava per sposare, Teresa
entrò in stretto contatto con una cugina di carattere frivolo e leggero, spinta anche dai romanzi che di
nascosto la madre le aveva letto, si innamorò proprio di un cugino.Santa Teresa d'Avila
giovedì 24 settembre 2020
Gusci Vuoti. L'anima delle costruzioni
di Mario Pagni
Barcellona, Spagna, La Sagrada Familia, Tempio in continuo divenire
Nel corso della mia personale esperienza di architetto - archeologo ho visitato tanti luoghi bellissimi centinaia forse migliaia e ognuno aveva un alone di fascino diverso dagli altri, ma tutti accomunati da una sorta di dilemma interiore che riconduceva forse al mio stesso bisogno personale di indagine e di voglia e volontà di scoprire e soprattutto di capire. In molti casi però mi sono accorto che questi luoghi se pure pubblicizzati a vario titolo, spesso anche malamente e con poca vera conoscenza di essi, erano gusci vuoti ormai senza una vera identità e una propria anima. Un esempio per tutti Castel del Monte in Puglia, monumento misterico ancora non del tutto spiegato sia architettonicamente ma anche dal punto di vista astronomico per le sue reali funzioni.
lunedì 21 settembre 2020
Melusina
di Chiara Sacchetti
Quando abbiamo parlato della sirena bicaudata ci siamo
imbattuti nel personaggio di Melusina, uno degli esempi letterari e mitologici
di questi misteriosi esseri. Ma chi era davvero questa creatura particolare?
L’etimologia del suo nome non è così sicuro. Nel dictionnaire Littré la donna viene chiamata Merlusigne in riferimento alla sua natura (anche) acquatica, mentre alcuni studiosi, ritengono il suo nome una derivazione della sua casata della Maison de Lusignane. Altri ancora credono invece che il nome avrebbe origini bretoni e sarebbe collegato alla fabbricazione del miele (Mieleusine).
In saghe precristiane greche e latine e anche nel Vicino
Oriente Antico, troviamo storie che ricordano o che possono essere riconducibili
con riferimenti agli eventi che conosciamo, ma sarà soltanto nel Tardo Medioevo
che questo personaggio darà vita a storie fatate e immaginarie.
La letteratura ci racconta di lei nell’Histoire de Lusignan (o anche Roman de Mélusina) un’opera scritta fra il 1387 e il 1394 da Giovanni di Arras. Questo scrittore francese ebbe la commissione dal conte di Poitu che desiderava dare nobili e importanti origini alla sua casata dei Lusignano, tanto da chiedere di renderla leggendaria facendola fondare da questa immaginaria creatura. Tra poi i suoi sudditi c’era la voce che di notte la fata Melusina portasse nel suo grembiule (come fosse un grembo materno) le pietre per costruire castelli e altri edifici anche religiosi dentro le sue proprietà.
Dopo di lui molti altri nobili si fregiavano
delle stesse origini mitiche non a caso
la sua figura, (in particolare quella di donna pesce a due code), si ritrova
anche negli stemmi araldici di alcune famiglie. Un secondo romanzo, giusto per
fare un esempio, fu scritto soltanto pochi anni dopo dal libraio di Parigi
Coudrette per celebrare la famiglia di Parthenay e in cui vengono sottolineati
i legami con la casa del conte e quindi con la fata stessa.Il libro Roman de Melusine
giovedì 17 settembre 2020
Le iniziazioni al mestiere (2° parte)
Il Medioevo
di Mario Pagni
Maestri della pietra all'opera |
Trattandosi di
una tematica assai vasta abbiamo deciso di dividere (forse impropriamente) le iniziazioni al mestiere della cosiddetta antichità classica secondo canoni
assai generici, legati cronologicamente alla storia dell’arte, con le stesse
identiche linee guida che ne vedranno forse il loro massimo sviluppo nel
periodo medievale e rinascimentale.
Dopo l’anno
Mille, liquidati gli oscuri territori millenaristici, si manifestò in Europa,
un eccezionale fervore costruttivo, legato anche al forte incremento
demografico, allo sviluppo economico, e all’investimento dei tesori accumulati
per secoli o riportati dalle spedizioni in Oriente, reliquie comprese, che
spesso costituivano il pretesto necessario all’edificazione. È diventata
celebre la cronaca del monaco tedesco Raul Glaber, relativa a questo momento
magico:
«In
tutto il mondo, ma specialmente in Italia e in Gallia, si misero a ricostruire
le chiese. Era una gara, fra i popoli cristiani, a chi avesse i migliori
edifici. Si sarebbe detto che il mondo volesse rivestirsi di un bianco mantello
di chiese».
Nella sola Francia si costruirono in tre secoli, ottanta cattedrali e cinquecento grandi chiese; una vera e propria “crociata dell’edificare” nel XII secolo, si promettevano fra l’altro indulgenze a chi partecipasse alle fabbriche. Dal punto di vista esoterico, la Cattedrale Gotica viene interpretata come opus supremo della Muratoria medievale.
lunedì 14 settembre 2020
La sirena bicaudata
di Chiara Sacchetti
Abbiamo già parlato della sirena, essere metà umano e metà
marino, che impersonificava la tentazione e la seduzione e da cui gli uomini dovevano
stare lontani. Una variante di questo essere è la cosiddetta sirena bicaudata
(bifida), o a due code, ornamento di
moltissimi edifici ed oggetti fino dall’antichità che porta con sé profondi
significati allegorici e simbolici non sempre mutati bensì riconoscibili nel
corso del tempo.
Presente fin dai primordi della civiltà, questa creatura era raffigurata negli ingressi di grotte prima e di chiese poi ma anche vasi e altri oggetti di uso quotidiano. La sua origine è da ricercarsi soprattutto nell’uso come simboli di natura sessuale posti agli ingressi già nell’era protostorica di grotte e luoghi ritenuti sacri o da proteggere, per allontanare le forze maligne e soprattutto assicurare a chi vi abitava fertilità procreazione e rinascita. Così troviamo queste raffigurazioni davanti ad abitazioni, luoghi di culto come chiese e santuari ma anche necropoli.
In ambito italiano e in Etruria antica in particolare,
troviamo per esempio raffigurata questa creatura mitologica, sul timpano del
finto ingresso di una celeberrima tomba della necropoli etrusca di Sovana nella
maremma toscana, chiamata appunto “Tomba
della Sirena”. Tipica della iconografia funeraria essa svolgeva infatti il
ruolo di accompagnatrice delle anime nel mondo dell’Aldilà. La doppia coda
simbolicamente ha significato di grande potere, simile per certi versi alle
divinità del mondo Hindù anch’esse con doppi o multi arti.
Moltissime sono anche le chiese romaniche, soprattutto della
Toscana, dove nei capitelli o nelle basi delle colonne sono raffigurate le sirene bifide come, (giusto
per citarne una), nel pulpito della bellissima pieve di Gropina.Sovana, Tomba della sirena
giovedì 10 settembre 2020
Le iniziazioni al mestiere (1° parte)
L’antichità classica
di Mario Pagni
Monumento funerario a Lucio Alfio
“L’arte di costruire nell’antichità classica era ben identificata con la geometria; i rapporti numerici e le proporzioni tra le misure degli edifici, avevano somma importanza. Esistevano moduli (rapporti proporzionali) segreti in base ai quali le varie parti dell’edificio, erano assemblate, come testimonia tutta l’opera omnia di Vitruvio in proposito con somma armonia. Tali moduli sono stati riconosciuti dagli archeologi e identificati con assoluti esempi presenti nella civiltà della Grecia classica come lo stesso “Partendone” nel quale sarebbe presente anche una armonia di tipo musicale. La conoscenza del modulo presupponeva tutta una serie di conoscenze più vaste sia da parte dei pitagorici che dei sacerdoti egizi, che andavano dalle dimensioni del globo terrestre, al movimento degli astri e ai loro influssi”.
lunedì 7 settembre 2020
La sirena
di Chiara Sacchetti
Tentatrice, seduttrice e ammaliatrice ma anche conoscitrice e
portatrice di saggezza. È la sirena, creatura mitologica a metà fra il regno
marino e quello terrestre, metà donna e metà pesce che fin dal principio, è
colei che incarna le più terribili caratteristiche femminili.
In generale la donna, fin dall’antichità come abbiamo già
visto, è stata sempre simbolo di corruzione e peccato: nella religione cristiana
non possiamo non ricordarci di Eva, il primo essere femminile creato da Dio,
che insidia Adamo, sua povera e scaltra vittima, condannando con ciò l’intera
umanità al dolore e alla sofferenza. Solo l’arrivo sulla terra del Cristo,
figlio di Dio, salva l’uomo dal peccato con il sacrificio sulla croce, e per suo tramite attraverso i
sacramenti, conduce l’essere umano alla salvezza e al Paradiso.Una raffigurazione della sirena in un antico testo