lunedì 21 settembre 2020

Melusina

 di Chiara Sacchetti

Quando abbiamo parlato della sirena bicaudata ci siamo imbattuti nel personaggio di Melusina, uno degli esempi letterari e mitologici di questi misteriosi esseri. Ma chi era davvero questa creatura particolare?

L’etimologia del suo nome non è così sicuro. Nel dictionnaire Littré la donna viene chiamata Merlusigne in riferimento alla sua natura (anche) acquatica, mentre alcuni studiosi, ritengono il suo nome una derivazione della sua casata della Maison de Lusignane. Altri ancora credono invece che il nome avrebbe origini bretoni e sarebbe collegato alla fabbricazione del miele (Mieleusine).

In saghe precristiane greche e latine e anche nel Vicino Oriente Antico, troviamo storie che ricordano o che possono essere riconducibili con riferimenti agli eventi che conosciamo, ma sarà soltanto nel Tardo Medioevo che questo personaggio darà vita a storie fatate e immaginarie.

La letteratura ci racconta di lei nell’Histoire de Lusignan (o anche Roman de Mélusina) un’opera scritta fra il 1387 e il 1394 da Giovanni di Arras. Questo scrittore francese ebbe la commissione dal conte di Poitu che desiderava dare nobili e importanti origini alla sua casata dei Lusignano, tanto da chiedere di renderla leggendaria facendola fondare da questa immaginaria creatura. Tra poi i suoi sudditi c’era la voce che di notte la fata Melusina portasse nel suo grembiule (come fosse un grembo materno) le pietre per costruire castelli e altri edifici anche religiosi dentro le sue proprietà. 

Il libro Roman de Melusine
Dopo di lui molti altri nobili si fregiavano delle stesse origini mitiche  non a caso la sua figura, (in particolare quella di donna pesce a due code), si ritrova anche negli stemmi araldici di alcune famiglie. Un secondo romanzo, giusto per fare un esempio, fu scritto soltanto pochi anni dopo dal libraio di Parigi Coudrette per celebrare la famiglia di Parthenay e in cui vengono sottolineati i legami con la casa del conte e quindi con la fata stessa.

Stemma con Melusina nel tino
Nel romanzo si narra la storia di Melusina, una donna che per una volta alla settimana si trasformava in serpente (o diveniva una sirena a due code a seconda delle versioni successive). I fatti narrati cominciano con Riondino, un ragazzo che figlio del re dei Bretoni, avendo ucciso lo zio per sbaglio, era scappato nel bosco dove alla fonte della sete incontra una donna di una bellezza quasi soprannaturale e se ne innamora. Dopo un po’ di tempo egli chiede in sposa Melusina che accetta la proposta a condizione però che di sabato  essa sarebbe dovuta rimanere da sola, in cambio lo sposo avrebbe avuto ricchezza e lusso. L’uomo accetta e ciò che la moglie gli aveva promesso accadde, la famiglia visse felice e nel lusso, nacquero molti figli. Ma dopo un po’ di tempo Raimondino insidiato nel dubbio dal fratello, preso dalla gelosia e dalla curiosità di quello che poteva nella realtà accadere in sua assenza e in modo così misterioso, segue la moglie e la coglie nell’atto di farsi il bagno in uno stagno. Ad un certo punto dalle acque vede spuntare una coda di serpente dal corpo della moglie: Melusina infatti, maledetta dalla madre, era condannata a trasformarsi in questo essere mostruoso proprio ogni sette giorni. Nonostante quanto accaduto il matrimonio continuò seppur con diverse difficoltà: il patto d’altronde non era stato violato,  Raimondino non aveva infatti raccontato a nessuno quanto aveva visto e la verità su Melusina continuava a restare un segreto. Ma la situazione peggiorò tanto da  culminare con il rogo di un monastero dove morirono tutti i monaci ad opera del figlio maggiore Goffredo e del quale il marito, in un momento di rabbia, accusò Melusina di aver corrotto l’animo. Dopo tale accusa la donna se ne andò. Raimondino, disperato e pentito di quanto aveva detto, si fece monaco e visse il resto della sua vita fra i tormenti scontando così il dolore che aveva provocato nella moglie.

Raimondino scopre di nascosto la verità su Melusina
In altre versioni della vicenda i figli vengono portati via dalla madre nel suo mondo, ad eccezione del primogenito che resta con il padre per proseguire la casata, divenendo famoso per le sue imprese e l’antenato  capostipite della nobile famiglia. Nelle altre versioni tutti invece restano nel mondo umano, a volte accuditi di nascosto nella notte dalla madre o in ogni caso nei momenti in cui il padre è assente.

Prima di lei altre storie soprattutto mitologiche raccontano di donne sorprese in momenti intimi, con esiti infausti per i curiosi, come Tiresia, che viola l’intimità di Atena e viene accecato dalla Dea che però gli da il dono della profezia o anche Atteonte che per sbaglio vede Artemide mentre sta facendo le abluzioni e viene trasformato in cervo divenendo preda dei suoi stessi cani da caccia.

Il mito di Melusina ebbe “molto successo”, raccontato non solo dalle donne anziane alle loro nipoti, ma anche da poeti trovatori e insegnanti  tanto che il vescovo di Anversa dovette vietare la lettura del romanzo nelle scuole  mettendo all’indice tutte le edizioni.

Oggi purtroppo questa storia è stata quasi completamente cancellata dalle memorie e messa da parte per altre forse più adatte al mondo contemporaneo.

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