giovedì 24 settembre 2020

Gusci Vuoti. L'anima delle costruzioni

di Mario Pagni

Barcellona, Spagna, La Sagrada Familia, Tempio in continuo divenire
Barcellona, Spagna, La Sagrada Familia, Tempio in continuo divenire

Nel corso della mia personale esperienza di architetto - archeologo ho visitato tanti luoghi bellissimi centinaia forse migliaia e ognuno aveva un alone di fascino diverso dagli altri, ma tutti accomunati da una sorta di dilemma interiore che riconduceva forse al mio stesso bisogno personale di indagine e di voglia e volontà di scoprire e soprattutto di capire. In molti casi però mi sono accorto che questi luoghi se pure pubblicizzati a vario titolo, spesso anche malamente e con poca vera conoscenza di essi, erano gusci vuoti ormai senza una vera identità e una propria anima. Un esempio per tutti Castel del Monte in Puglia, monumento misterico ancora non del tutto spiegato sia  architettonicamente ma anche dal punto di vista astronomico per le sue reali funzioni.

Puglia, Castel del Monte
Puglia, Castel del Monte

La mia sensazione è stata di un edificio creato per contenere qualcosa di diverso e di indubbiamente prezioso. Adesso però quell’oggetto non c’è più e come per le cicale della calda estate, c’è rimasto solo un guscio vuoto almeno apparentemente senza significato. Le pietre parlano è vero ma senza una adeguata conoscenza di chi le ha assemblate e lo scopo per il quale si è voluto compiere tale operazione, esse non sono in grado di raccontare niente. Di esse e del rudere o della costruzione integra o quasi che compongono l’insieme architettonico – archeologico, potremo, grazie alle fonti scritte più o meno precise, risalire alla storia e alle funzioni dell’edificato presente, ma mai fino in fondo, all’anima del costruttore e alla sua volontà di ”creare” quasi in concorrenza con il Divino il suo modesto ma significativo tempio interiore.

Puglia, Castel del Monte, cortile interno

Per restare in ambito toscano e per cercare di far capire bene in cosa consistono le nostre apparentemente astratte considerazioni, porteremo come esempio un edificio che ha fatto della sua vetustà, ma anche della sua caratteristica di rudere scheletrico monumentale, la sua arma vincente in termini di comunicazione, sia a livello turistico che da parte di studiosi e appassionati di esoterismo. Stiamo parlando dell’abbazia cistercense di San Galgano posta nella val di Merse sull’antica via delle colline metallifere, nelle vicinanze di Siena.

Cielo stellato sopra l'abbazia di San Galgano in provincia di Siena
Cielo stellato sopra l'abbazia di San Galgano in provincia di Siena

Chi viene a visitare il monumento, oltre ad essere attratto dalla bellezza del luogo, lo è anche per la suggestione che la costruzione priva del tetto, riesce ancora oggi a trasmettere. Nella preistoria l’uomo osservava la volta celeste da radure o da spazi sacri delimitati da pietre o tracce nel terreno. Da quella postazione egli cercava di rendersi conto della grandezza della natura che lo circondava, ponendosi dubbi, paure, ma anche provando tanta ammirazione alla quale rispondeva con meraviglia e stupore, attribuendo all’insieme un valore sacrale di estrema rilevanza.

Delimitazione antica di uno spazio
Delimitazione antica di uno spazio

La costante che ancora oggi permane sia al semplice visitatore notturno che allo studioso di storia o di esoterismo, è la possibilità di osservare ancora il cielo, (la vera volta celeste), in un ambito delimitato da  autentiche strutture storiche in stile gotico, definibile come “tempio ragionato e interpretato dall’uomo, ma per vicissitudini indipendenti dalla vera intenzione, a stretto contatto con la grandezza del creato”. La mancanza della copertura permette infatti ancora oggi, di raggiungere tale scopo e  di godere  in contemporanea del macrocosmo (la volta celeste), e del microcosmo (il tempio costruito dall’uomo ad imitazione in scala ridotta del creato stesso). Ecco che anche un “guscio vuoto” può parlare comunicando delle sensazioni simili a quelle dell’uomo preistorico, che un edificio coperto non può trasmettere se non attraverso simboli e allegorie posti all’interno di esso, ad esempio la volta decorata con il cielo stellato.

Raffigurazione pittorica della volta celeste
Raffigurazione pittorica della volta celeste

Il “guscio vuoto” quindi resta tale anche se chi lo visita è seguito da capaci guide turistiche o ne conosce bene la storia, l’architettura e i vari metodi costruttivi impiegati all’epoca. Chi invece può ancora parlare dell’anima del costruttore, sono i simboli, ovvero quei messaggi scolpiti o incisi nella pietra, nascosti dietro qualche nervatura, o nei conci di chiave delle mastodontiche volte, che assieme al portale di ingresso diaframma fra profano e sacro,  spiegano realmente ma solo a chi è in grado di recepire il secolare messaggio, la vera sacralità del luogo, toccando quella parte di cervello dell’essere umano, che invita alla reale introspezione e alla conoscenza di noi stessi e delle reali profonde motivazioni per le quali siamo su questo pianeta.

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