L’antichità classica
di Mario Pagni
Monumento funerario a Lucio Alfio
“L’arte di costruire nell’antichità classica era ben identificata con la geometria; i rapporti numerici e le proporzioni tra le misure degli edifici, avevano somma importanza. Esistevano moduli (rapporti proporzionali) segreti in base ai quali le varie parti dell’edificio, erano assemblate, come testimonia tutta l’opera omnia di Vitruvio in proposito con somma armonia. Tali moduli sono stati riconosciuti dagli archeologi e identificati con assoluti esempi presenti nella civiltà della Grecia classica come lo stesso “Partendone” nel quale sarebbe presente anche una armonia di tipo musicale. La conoscenza del modulo presupponeva tutta una serie di conoscenze più vaste sia da parte dei pitagorici che dei sacerdoti egizi, che andavano dalle dimensioni del globo terrestre, al movimento degli astri e ai loro influssi”.
Iniziazione di Pierre d'Abusson |
I luoghi prescelti sul territorio per gli insediamenti umani
fino dalla lontana preistoria, avevano determinate caratteristiche che non si
fermavano certo alle favorevoli condizioni climatiche per il loro effettivo
utilizzo, ma dovevano essere anche adatti per lo sfruttamento della terra ad
uso agricolo, e per altre attività di sostentamento come la pesca e la caccia,
in ambito possibilmente vicino e circostante. C’è sempre stata però da sempre anche
una condizione privilegiata legata a precise scelte di tipo rituale o se
preferiamo magico. Con il passare dei secoli le scoperte archeologiche ci hanno
permesso di capire come tali luoghi
siano stati nuovamente scelti e utilizzati come in una sorta di continuazione
cultuale e culturale. Così gli insediamenti etruschi o romani (tanto per fare
un esempio) hanno visto il sovrapporsi di edifici di epoca medievale come pievi
romaniche o castelli che ne hanno riconosciuto non solo il valore pratico ma anche
quello sacrale. Mentre però gli uomini primitivi adoperavano il “simbolo”
direttamente per indicare spesso anche la stessa natura del luogo, le
successive caste sacerdotali che ne raccolsero l’eredità, dovettero concentrare
in una scienza rivolta spesso volutamente a pochi iniziati, le precedenti
informazioni. Questo complesso di conoscenze ha formato quella che oggi
possiamo definire la Tradizione (con la T maiuscola), che verrà poi trasmessa
segretamente, dando luogo a scuole di pensiero e linguaggi cifrati, legati ai
criteri e ai segreti delle arti in genere e delle costruzioni in particolare. I
maestri laici e i monaci costruttori furono i detentori di tali segreti
costituendo fino da quel lontano passato quelle che potremo definire le
iniziazioni di mestiere. Già nell’antica Roma esistevano in modo già ben
organizzato i collegi di costruttori (Collegia Fabrorum) che si affiancarono a
molte altre corporazioni di mestiere già presenti. I loro appartenenti che
custodivano le formule geometriche e gli insegnamenti pratici adatti ai sistemi
costruttivi appresi precedentemente, svilupparono una vera e propria scienza
geometrica con la confluenza di molte altre scuole di pensiero compreso il
sostanziale apporto della scuola pitagorica.
I maestri costruttori all'opera |
I collegi di costruttori erano posti sotto la protezione di
Giano (il cui nome significa “porta” in latino ianua ) antichissima divinità
laziale italica, rappresentata da due facce rivolte in direzioni opposte e
spesso con due diversi atteggiamenti, uno compiacente l’altro turbato. Giano
deteneva il potere sulle “porte” solstiziali ed equinoziali non a caso il mese
di gennaio il primo mese dell’anno prende proprio il suo nome ianuarius. E’
facile associare al valore sacro di questa divinità con tutto ciò che comincia
ovvero “inizia” comprese appunto le iniziazioni “di mestiere”.
Scultura di età classica che raffigura Giano Bifronte |
I membri delle organizzazioni di mestiere si incontravano
generalmente in luoghi sotterranei, caverne o gallerie naturali o miste
artificiali (costruite a ridosso delle stesse). Tale uso risaliva agli
Etruschi, maestri del costruire e primi insegnanti dei moduli costruttivi
romani che praticavano i loro riti preferibilmente in strutture sotterranee
scavate nel tufo, ancora esistenti sia nel Lazio che nella Toscana meridionale.
L’esempio derivava dal culto di Chronos dell’antica Grecia per i latini
Saturno, il Dio che aveva governato la mitica “Età dell’oro”. Furono proprio i
Greci che seppero identificare nel territorio italiano la possibile
trasmissione alla enorme mole di conoscenze nel campo della iniziazione
muratoria che diverrà successivamente assai superiore alla loro almeno in
termini di praticità e concretezza. Lo proverebbero oltre gli insediamenti
colossali della “Magna Grecia”, i grandi santuari laziali di Palestrina
(l’antica Praeneste) , così come Tivoli e Terracina, organizzati su un
succedersi di terrazze a vario livello iniziatico, che culminavano nel
complesso Tempio – Teatro, sedi preposte per danze cultuali e rappresentazioni
scenografiche di ritualità di vario genere.
Samotracia iniziazione di Agamennone al culto dei Cabiri |
Gli antichi Romani
sono risultati non a caso i migliori architetti di tutto l’occidente
conosciuto, superiori forse anche agli Egizi, per varietà, ampiezza ma
soprattutto singolare agilità e modulistica del loro repertorio costruttivo.
Tutto ciò non sarebbe affatto casuale se si considera che i due grandi dei
legati alla iniziazione muratoria, Giano e Saturno, avranno un seguito cultuale
nella successiva espressione laica legata anche alla Libera Muratoria, che
saprà successivamente assemblare ulteriori informazioni e conoscenze anche di
tipo alchemico, (Saturno è anche il dio dell’Alchimia, che rappresenta il
Piombo metallo base pronto per la trasformazione in Oro), sviluppando (come
vedremo) un vero e proprio linguaggio composto di termini e alfabetizzazione
gnostica o almeno ignota a chi non è un vero “iniziato”.
De Architectura di Vitruvio |
Nessun commento:
Posta un commento