lunedì 9 settembre 2019

Iside: la Grande Madre Universale


di Chiara Sacchetti

È la Grande Madre egizia e il suo nome significa “trono” (in geroglifico si scrive con il segno che indica il trono), simbolo questo come abbiamo visto nell’articolo sulla Grande Madre preistorica, visto come l’ultimo rimando al ruolo primario della donna nelle società matriarcali decadute in virtù di quelle patriarcali e che richiama al grembo materno e quindi alla fertilità. Ma non solo. Alcuni studiosi ritengono che  esso possa essere associato all’importanza e quindi al ruolo che la dea ha nel pantheon degli dei egizi, oppure viene visto  anche come la “sede cosmica del dio Ra”. In ogni caso, come vedremo, questa divinità è per gli Egizi  davvero molto importante.

Iside in geroglifico

Ma Iside racchiude in sé molto di più. Può essere anche considerata infatti la Madre Universale per la sua diffusione, la varietà e la durata del suo culto e per questo viene anche chiamata Myrionnymos, ovvero dea dai molti nomi, visto che le vengono attribuiti oltre 10.000 appellativi  diversi  relativi alle sue qualità magiche, senza contare che ricorda neanche tanto lontanamente il nome di Maria.
Nata nelle paludi del fiume Nilo, è figlia di Nut, la dea del cielo, e di Geb, dio della Terra, fa parte delle Enneadi di Heliopoli, una famiglia di nove discendenti del dio creatore (Atum o Ra), e assieme ai suoi fratelli Osiride, Seth e Nefti compone l’ultima generazione, anche se il suo culto inizia soltanto a partire dal III millennio) quando viene identificata come moglie e madre devota e assieme nutrice dei Faraoni e protettrice dei morti.


Iside assieme al marito Osiride e al figlio Horus

Sposa felice di suo fratello Osiride, di lui si innamorò la sorella Nefti, moglie di Seth che geloso durante un banchetto, organizzò un gioco in cui avrebbe donato un baule fatto interamente d’oro a chi fosse riuscito a stare dentro solo per ucciderlo: tutti gli invitati provarono ma essendo stato creato appositamente per Osiride, alla sua prova questi riuscì ad entrarci e subito i servitori di Seth sigillarono la cassa e la gettarono nel Nilo e da qui l’oggetto arrivò alle spiagge di Biblo fermandosi ai piedi di una tamarice: Iside, disperata, pianse a lungo per la scomparsa dell’amato, dando vita secondo il mito, alle piene stagionali del fiume. Affranta per quanto accaduto, si tagliò i capelli e strappò le sue vesti e non riuscendo a darsi pace cominciò a girovagare in tutti gli angoli del pianeta alla ricerca del corpo dell’amato fino ad arrivare in Fenicia, dove, non riconosciuta, fu presa come tutrice per il figlio, dalla regina Astarte impietosita dalla sua triste vicenda.
La Dea si prese cura del bambino ma un giorno fu colta mentre lo poneva nel fuoco come fosse un pezzo di legno, la madre del piccolo terrorizzata lo tolse già fumante, senza sapere che stava interrompendo un rito di immortalità. La donna fu ovviamente chiamata a spiegare l’accaduto e scoprì la sua vera identità  raccontando tutta la sua storia: in quel momento la Regina ebbe la visione che il corpo di Osiride si trovava sotto l’albero di tamarindo nel giardino e quando Iside lo vide cercò in ogni modo di riportarlo in vita, con tutte le formule magiche che conosceva, ma purtroppo vanamente. Decise così di nascondere il sarcofago tra le paludi del Delta, ma Seth, che cacciava proprio in quella zona, vide la cassa e divise il corpo in 14 pezzi sparpagliandoli in tutto l’Egitto, per essere sicuro che la sorella non riuscisse a resuscitarlo.
Iside, venuta a sapere di ciò che aveva fatto il fratello, si trasformò in uccello e sorvolò tutto il Paese ma riuscì a trovare solo 13 pezzi dell’amato: con l’aiuto di Nefti, Thot e Anubi li riunì con la cera e il pezzo mancante, il fallo del marito, lo plasmò con la cera e l’oro, pronunciando formule magiche si trasformò poi in nimbo e con un battito d’ali restituì ad Osiride il soffio della vita facendolo così diventare dio dell’oltretomba dopodiché si unì a lui per essere fecondata. A quel punto Anubi, con una cerimonia che ha reso famosi gli Egizi e che ancora per certi aspetti resta oscura, imbalsamò il corpo di Osiride, e lo seppellì avvolto in bende in una tomba dove furono scritte formule magiche a protezione del corpo e dell’anima.

Rito di mummificazione del corpo di Osiride da parte di Anubi con Nefti e Iside, che si rivede in alto alata

La dea, incinta, per paura di Seth, si nascose nelle paludi del Nilo, ma disperata, scortata da sette scorpioni, prima chiese aiuto ad una ricca signora di nome Usert, che la rifiutò e per questo uno degli scorpioni punse suo figlio, poi trovò rifugio da una pescatrice. Dopo aver guarito il piccolo per la supplica della madre, la dea riprese così il viaggio fino a Khemmis dove dette alla luce Horus, una creatura con le sembianze di un uomo ma la testa di falco, che diventato adulto, decise di vendicarsi del padre: cominciò una battaglia asprissima contro Seth ma dopo tre giorni e tre notti, non si ebbero vincitori, così i due sfidanti si rimisero a Thot e al Tribunale Divino che sancì la divisione dell’Egitto, a Horus sarebbe stato dato il Basso Egitto mentre a Seth l’Alto (anche se in un’altra versione Horus vince Seth e lo evira, mentre lui è destinato a rincarnarsi in tutti i Faraoni).

Il fiume Nilo

È lei la madre di tutti gli Dei, colei che porta con sé molte delle conoscenze del popolo Egizio ma anche l’essenza stessa della terra: narra il mito di fondazione che Ra, Shu e Geb, i primi dei che governarono la terra, stanchi di non essere compresi dagli abitanti del pianeta, troppo rudi e selvaggi, si allontanarono e che Osiride, assieme alla dea, per questo motivo, insegnò agli uomini a coltivare il grano, fare la farina e quindi anche il pane, pigiare l’uva, e  fare una specie di birra con l’orzo ma soprattutto a fabbricare le armi.
A lei è legata anche la vita stessa dell’Egitto perché le gocce di pioggia che riempiono il letto del Nilo e che creano piene stagionali e inondano i campi coltivati con il limo rendendo fertili quelle zone, secondo il mito, sono le lacrime di disperazione per la morte dell’amato Osiride. Non solo. Viene anche per questo associata alla stella Sirio che compariva nel cielo prima dell’alba ogni 19 luglio preannunciando così, oltre che l’inizio del nuovo anno, anche la stagione delle propizie feconde alluvioni.
Essa  rappresenta anche la forza di carattere quando plasma un serpente di argilla, lo mescola con la bava di Ra e lo porta in vita facendogli mordere il dio, ormai vecchio, che si ammala: la dea lo guarirà soltanto quando lui le dirà il suo nome segreto, che resterà ovviamente un mistero, ma di cui lei rimarrà la depositaria.

Iside mentre allatta il figlio Horus

Iside è una dea, ma anche una donna reale, è una madre amorevole che guarisce il figlio, e una moglie fedele che va alla ricerca del corpo dell’amato, e a lei le donne si affidano nelle preghiere, è anche capace di miracoli e per questo molti le sono devoti.
Viene rappresentata spesso con i vestiti tipici egizi, in testa il segno che indica il trono e in mano l’ankh, almeno nei primi secolo, mentre a partire dalla XVIII Dinastia in poi, venne associata anche dea Hator e per questo rappresentata con la testa e le corna bovine e il disco solare (dalla dea Hator appunto), oppure con le sole corna bovine e il disco solare sormontate dal simbolo del trono, o ancora con la testa della Vacca celeste.

Statua romana di Iside, Villa Adriana

Con l’arrivo dei Tolomei subito dopo la morte di Alessandro Magno dalla Grecia, gli dei egizi vennero assimilati a quelli greci, sia per creare una sorta di continuità fra le due civiltà evitando uno strappo e soprattutto favorendo così l’integrazione fra i due popoli, sia anche per ribadire e rafforzare la discendenza tolemaica e dichiararsi loro discendenti. Iside in questa trasformazione, al contrario delle altre divinità non cambierà nome, ma perderà alcune delle sue caratteristiche principali (come l’aspetto legato al culto dei morti) lasciando della sua figura soltanto l’essenza materna e quella di moglie devota e venendo di volta in volta associata ad una dea: la sua raffigurazione perderà così i connotati egizi per rafforzare la sua caratteristica di principio di fertilità e abbondanza, con  le sue forme, prima quasi accennate, molto più morbide ed evidenti. Non solo. Il suo copricapo sparirà quasi del tutto, venendo piano piano trasformato dalle spighe di grano (anch’esse indicanti l’abbondanza) che sostengono il basileion, oppure con la corona hathorica in relazione alla dea Demetra. Come dea dell’amore, e quindi Afrodite, Iside sarà nuda o semi vestita con un diadema e un basileion sulla testa,  oppure un avvoltoio accovacciato. Ancora. Diventa Pharia guidando l’ingresso delle navi nel porto, ma anche Euplona per la buona navigazione e Pelagia come dea del mare. Ma le si potrebbero dare altre infinite caratteristiche e quindi associazioni ad altre dee greche (e poi latine) che vedremo nelle prossime puntate!!

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