di Chiara Sacchetti
È la Grande Madre egizia e il suo nome significa “trono” (in
geroglifico si scrive con il segno che indica il trono), simbolo questo come
abbiamo visto nell’articolo sulla Grande Madre preistorica, visto come l’ultimo
rimando al ruolo primario della donna nelle società matriarcali decadute in
virtù di quelle patriarcali e che richiama al grembo materno e quindi alla
fertilità. Ma non solo. Alcuni studiosi ritengono che esso possa essere associato all’importanza e
quindi al ruolo che la dea ha nel pantheon degli dei egizi, oppure viene visto anche come la “sede cosmica del dio Ra”. In
ogni caso, come vedremo, questa divinità è per gli Egizi davvero molto importante.
Iside in geroglifico |
Ma Iside racchiude in sé molto di più. Può essere anche
considerata infatti la Madre Universale per la sua diffusione, la varietà e la
durata del suo culto e per questo viene anche chiamata Myrionnymos, ovvero dea
dai molti nomi, visto che le vengono attribuiti oltre 10.000 appellativi diversi
relativi alle sue qualità magiche, senza contare che ricorda neanche
tanto lontanamente il nome di Maria.
Nata nelle paludi del fiume Nilo, è figlia di Nut, la dea del
cielo, e di Geb, dio della Terra, fa parte delle Enneadi di Heliopoli, una
famiglia di nove discendenti del dio creatore (Atum o Ra), e assieme ai suoi
fratelli Osiride, Seth e Nefti compone l’ultima generazione, anche se il suo
culto inizia soltanto a partire dal III millennio) quando viene identificata
come moglie e madre devota e assieme nutrice dei Faraoni e protettrice dei
morti.
Iside assieme al marito Osiride e al figlio Horus |
Sposa felice di suo fratello Osiride, di lui si innamorò la
sorella Nefti, moglie di Seth che geloso durante un banchetto, organizzò un
gioco in cui avrebbe donato un baule fatto interamente d’oro a chi fosse
riuscito a stare dentro solo per ucciderlo: tutti gli invitati provarono ma
essendo stato creato appositamente per Osiride, alla sua prova questi riuscì ad
entrarci e subito i servitori di Seth sigillarono la cassa e la gettarono nel Nilo
e da qui l’oggetto arrivò alle spiagge di Biblo fermandosi ai piedi di una
tamarice: Iside, disperata, pianse a lungo per la scomparsa dell’amato, dando
vita secondo il mito, alle piene stagionali del fiume. Affranta per quanto
accaduto, si tagliò i capelli e strappò le sue vesti e non riuscendo a darsi
pace cominciò a girovagare in tutti gli angoli del pianeta alla ricerca del
corpo dell’amato fino ad arrivare in Fenicia, dove, non riconosciuta, fu presa
come tutrice per il figlio, dalla regina Astarte impietosita dalla sua triste vicenda.
La Dea si prese cura
del bambino ma un giorno fu colta mentre lo poneva nel fuoco come fosse un
pezzo di legno, la madre del piccolo terrorizzata lo tolse già fumante, senza
sapere che stava interrompendo un rito di immortalità. La donna fu ovviamente
chiamata a spiegare l’accaduto e scoprì la sua vera identità raccontando tutta la sua storia: in quel
momento la Regina ebbe la visione che il corpo di Osiride si trovava sotto
l’albero di tamarindo nel giardino e quando Iside lo vide cercò in ogni modo di
riportarlo in vita, con tutte le formule magiche che conosceva, ma purtroppo
vanamente. Decise così di nascondere il sarcofago tra le paludi del Delta, ma
Seth, che cacciava proprio in quella zona, vide la cassa e divise il corpo in
14 pezzi sparpagliandoli in tutto l’Egitto, per essere sicuro che la sorella
non riuscisse a resuscitarlo.
Iside, venuta a sapere di ciò che aveva fatto il fratello, si
trasformò in uccello e sorvolò tutto il Paese ma riuscì a trovare solo 13 pezzi
dell’amato: con l’aiuto di Nefti, Thot e Anubi li riunì con la cera e il pezzo
mancante, il fallo del marito, lo plasmò con la cera e l’oro, pronunciando
formule magiche si trasformò poi in nimbo e con un battito d’ali restituì ad
Osiride il soffio della vita facendolo così diventare dio dell’oltretomba
dopodiché si unì a lui per essere fecondata. A quel punto Anubi, con una
cerimonia che ha reso famosi gli Egizi e che ancora per certi aspetti resta
oscura, imbalsamò il corpo di Osiride, e lo seppellì avvolto in bende in una
tomba dove furono scritte formule magiche a protezione del corpo e dell’anima.
Rito di mummificazione del corpo di Osiride da parte di Anubi con Nefti e Iside, che si rivede in alto alata |
La dea, incinta, per paura di Seth, si nascose nelle paludi
del Nilo, ma disperata, scortata da sette scorpioni, prima chiese aiuto ad una
ricca signora di nome Usert, che la rifiutò e per questo uno degli scorpioni
punse suo figlio, poi trovò rifugio da una pescatrice. Dopo aver guarito il
piccolo per la supplica della madre, la dea riprese così il viaggio fino a
Khemmis dove dette alla luce Horus, una creatura con le sembianze di un uomo ma
la testa di falco, che diventato adulto, decise di vendicarsi del padre:
cominciò una battaglia asprissima contro Seth ma dopo tre giorni e tre notti,
non si ebbero vincitori, così i due sfidanti si rimisero a Thot e al Tribunale
Divino che sancì la divisione dell’Egitto, a Horus sarebbe stato dato il Basso
Egitto mentre a Seth l’Alto (anche se in un’altra versione Horus vince Seth e
lo evira, mentre lui è destinato a rincarnarsi in tutti i Faraoni).
Il fiume Nilo |
È lei la madre di tutti gli Dei, colei che porta con sé molte
delle conoscenze del popolo Egizio ma anche l’essenza stessa della terra: narra
il mito di fondazione che Ra, Shu e Geb, i primi dei che governarono la terra,
stanchi di non essere compresi dagli abitanti del pianeta, troppo rudi e selvaggi,
si allontanarono e che Osiride, assieme alla dea, per questo motivo, insegnò agli
uomini a coltivare il grano, fare la farina e quindi anche il pane, pigiare
l’uva, e fare una specie di birra con
l’orzo ma soprattutto a fabbricare le armi.
A lei è legata anche la vita stessa dell’Egitto perché le
gocce di pioggia che riempiono il letto del Nilo e che creano piene stagionali e
inondano i campi coltivati con il limo rendendo fertili quelle zone, secondo il
mito, sono le lacrime di disperazione per la morte dell’amato Osiride. Non
solo. Viene anche per questo associata alla stella Sirio che compariva nel
cielo prima dell’alba ogni 19 luglio preannunciando così, oltre che l’inizio
del nuovo anno, anche la stagione delle propizie feconde alluvioni.
Essa rappresenta anche
la forza di carattere quando plasma un serpente di argilla, lo mescola con la
bava di Ra e lo porta in vita facendogli mordere il dio, ormai vecchio, che si
ammala: la dea lo guarirà soltanto quando lui le dirà il suo nome segreto, che
resterà ovviamente un mistero, ma di cui lei rimarrà la depositaria.
Iside mentre allatta il figlio Horus |
Iside è una dea, ma anche una donna reale, è una madre amorevole
che guarisce il figlio, e una moglie fedele che va alla ricerca del corpo
dell’amato, e a lei le donne si affidano nelle preghiere, è anche capace di
miracoli e per questo molti le sono devoti.
Viene rappresentata spesso con i vestiti tipici egizi, in
testa il segno che indica il trono e in mano l’ankh, almeno nei primi secolo, mentre
a partire dalla XVIII Dinastia in poi, venne associata anche dea Hator e per
questo rappresentata con la testa e le corna bovine e il disco solare (dalla
dea Hator appunto), oppure con le sole corna bovine e il disco solare
sormontate dal simbolo del trono, o ancora con la testa della Vacca celeste.
Statua romana di Iside, Villa Adriana |
Con l’arrivo dei Tolomei subito dopo la morte di Alessandro
Magno dalla Grecia, gli dei egizi vennero assimilati a quelli greci, sia per
creare una sorta di continuità fra le due civiltà evitando uno strappo e soprattutto
favorendo così l’integrazione fra i due popoli, sia anche per ribadire e
rafforzare la discendenza tolemaica e dichiararsi loro discendenti. Iside in
questa trasformazione, al contrario delle altre divinità non cambierà nome, ma
perderà alcune delle sue caratteristiche principali (come l’aspetto legato al
culto dei morti) lasciando della sua figura soltanto l’essenza materna e quella
di moglie devota e venendo di volta in volta associata ad una dea: la sua
raffigurazione perderà così i connotati egizi per rafforzare la sua
caratteristica di principio di fertilità e abbondanza, con le sue forme, prima quasi accennate, molto più
morbide ed evidenti. Non solo. Il suo copricapo sparirà quasi del tutto,
venendo piano piano trasformato dalle spighe di grano (anch’esse indicanti
l’abbondanza) che sostengono il basileion, oppure con la corona hathorica in
relazione alla dea Demetra. Come dea dell’amore, e quindi Afrodite, Iside sarà
nuda o semi vestita con un diadema e un basileion sulla testa, oppure un avvoltoio accovacciato. Ancora.
Diventa Pharia guidando l’ingresso delle navi nel porto, ma anche Euplona per
la buona navigazione e Pelagia come dea del mare. Ma le si potrebbero dare altre
infinite caratteristiche e quindi associazioni ad altre dee greche (e poi
latine) che vedremo nelle prossime puntate!!
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