di Mario Pagni
Abbiamo visto come presso alcuni popoli mediorientali con
particolare riferimento agli Egizi, qualsiasi forma di pratica magica altro non
era e non voleva essere che una sorta di ripristino laddove fosse necessario,
di uno stato di equilibrio armonico atto a far tornare dal chaos probabilmente
momentaneo, al Kosmos. Ogni forma di
ritualità era quindi celebrata per assecondare tale condizione e per
raggiungere tale obbiettivo, magìa e
religione viaggiavano spesso di pari passo con la prima ben lungi da essere
condannata. Occorre precisare subito che il mondo magico etrusco è fenomeno
altrettanto complesso e necessiterebbe di approfondimenti di vario genere, lo scritto
che segue è e rimane una semplice traccia dell’argomento.
Aruspice |
Sulle discusse origini
degli Etruschi
Molte e diverse nel tempo sono state le ipotesi relative alla
provenienza da chissà dove degli Etruschi; personalmente siamo propensi a
considerare tutto ciò un problema minore o secondario se visto nell’ottica
della ben più complessa realtà generale di tale popolo e delle ancor note
difficoltà negli studi anche attuali ad essi dedicati. Ci limiteremo perciò in
questa sede a riportare quanto è stato enunciato anche in passato a livello ipotetico.
Castellina in Chianti (SI), Tumulo etrusco di Monte Calvario |
Dionigi d’Alicarnasso,
arrivato a Roma nel 30 a. C. per studiare la storia antica, già contestava sia
Erodoto, sia coloro che facevano derivare gli Etruschi dai primitivi abitatori
dell’Italia, i Pelasgi (nome che proviene da pelagus, mare). Per Dionigi gli
Etruschi erano: “Un popolo antichissimo,
non somigliante a nessuno né per lingua, né per costumi, che viveva nelle
immediate vicinanze dei Pelasgi e che prese il loro posto quando essi
lasciarono la regione. Sono più vicini al vero coloro che affermano che la
nazione etrusca non proviene da nessun luogo, ma che è invece originaria del
paese. Coloro che dicono trattarsi di una stirpe autoctona fanno derivare il
loro nome dalle fortezze che essi costruirono per primi fra tutti i popoli del
paese” Per Dionigi, quindi, il nome Tirreni deriverebbe dalla forma attica thyrrenoi
(che significa torre, roccaforte). Il nome di Etruschi deriverebbe invece dal
latino Tusci, che i Romani avrebbero
dato loro dal verbo greco thuo (che
significa sacrificare) per la frequenza con la quale questo popolo faceva
sacrifici in onore dei propri dei.
Sarteano, Necropoli delle Tinacce, Tomba della Quadriga infernale |
Religiosità e credenze
Le varie testimonianze tratte da reperti quali
epigrafi, iscrizioni e documenti
vari hanno permesso di ricostruire con
sufficiente esattezza usi, costumanze, magia e religione degli Etruschi . Essi
adoravano una triade di dei principali: Tinia,
corrispondente al Giove romano, sua moglie Uni,
corrispondente a Giunone, e Menrva,
Minerva. C’erano poi Aplu (Apollo), Hercle (Ercole), Turms (Mercurio), Turan (Venere)
e Maris (Marte). Divinità ritenute
malvage erano Vetisl, Velkhans ed il demone Charun, che faceva uscire l’anima dai
corpi morti con un poderoso colpo di martello. C’era inoltre una dea, Norzia, detta “fissatrice del destino”,
che aveva la sede principale di culto a Bolsena: la vogliamo ricordare per il
rinvenimento di un rituale a lei
dedicato, fatto con un chiodo, che molto ricorda i rituali anche attuali di
magia nera per il contro maleficio. La volontà di questi dei veniva
interpretata dai sacerdoti, che avevano varie specialità: alcuni erano esperti
nell’osservare i lampi (ars fulguratoria),
altri nel volo degli uccelli (auspicium),
altri ancora nell’osservare le viscere degli animali sacrificati (haruspicium). Quest’ultima era un’arte
ritenuta importantissima, essendo il fegato considerato sede della vita: a
Piacenza è stato ritrovato il modello bronzeo di un fegato di pecora, diviso in
quaranta parti, ciascuna col nome di una divinità. L’arte aruspicina era la
caratteristica in cui eccelleva il popolo etrusco, tanto che veniva detta
“disciplina etrusca”; considerata un vero e proprio sacerdozio, essa era
appannaggio di nobili famiglie; fra queste possiamo ricordare gli Spurinna di Tarquinia, poiché fu proprio
uno di loro a predire a Giulio Cesare la morte alle Idi di marzo.
L’importanza del Rito
E’ piuttosto noto che
il popolo antico presso il quale veniva praticata la forma più intensa e
sistematica di rituali magici è proprio quello etrusco. Arnobio, scrittore del
primo cristianesimo accusava l’Etruria di essere generatrice e madre di tutte
le superstizioni, ma è altrettanto vero che credenze, modi di pensare, riflessi
religiosi condizionati, riti, e perfino la principale iconografia di quel
popolo, sono stati riciclati in larga parte proprio dalla religiosità cristiana
e ancora di più nelle credenze popolari ancora vigenti. Si direbbe che tutta la
realtà degli etruschi, terrena e ultraterrena, ruotasse decisamente intorno
alla conoscenza di una ritualità segreta, questi riti, eseguiti con assoluta
precisione, non mancavano di piegare qualunque volontà, compresa quella degli
dei, ai voleri dell’uomo e ai suoi bisogni e necessità.
Sarteano, Tomba della Quadriga infernale, Serpenti |
Scrive a tal proposito Giulio Lensi Orlandi che ricordiamo fu
Ingegnere capo al Comune di Firenze negli anni ’70 dello scorso secolo, da
sempre appassionato di esoterismo ma anche di archeologia, (lo ricordiamo come
uno dei promotori della campagna di scavo di Piazza della Signoria a Firenze
assieme all’allora Soprintendente alle Antichità dell’Etruria dott. Guglielmo
Maetzke):
… Nel senso che noi diciamo religioso, gli Etruschi non
trattarono neppure le potenze funebri, se esse non amavano gli uomini, gli
uomini non amavano loro, ma con la tecnica pura e semplice del rito le
obbligavano a non svolgere azioni nefaste. Di ciò la chiesa cattolica, in uno
dei suoi aspetti più impressionanti e suggestivi, ha vagamente conservato il
ricordo, nella complessa e quasi dimenticata tecnica esorcistica per vincere o
debellar individuate o supposte potenze demoniache.
La più alta forma quindi della spiritualità etrusca non
professò particolari dottrine, non ebbe dogmi, non conobbe né rivelazioni né
grazie, ma solo il linguaggio matematico della verità assoluta espressa nel
simbolo e l’indispensabilità del rito.
Alla maniera assai simile dei sacerdoti Druidi, gli Etruschi
per tramite dei loro sacerdoti, consideravano la Natura incombente come degna
di profondo religioso rispetto e da essa e dalle sue manifestazioni traevano
come ben documentato, auspici e messaggi. Essa non poteva essere dominata ma
semmai governata proprio attraverso
l’uso incondizionato di una perfetta ritualità. Ed ecco i loro oggetti
ritrovati soprattutto nelle necropoli e nelle principesche tombe “a camera”
scavate o costruite che ci raccontano tutta la loro vita quotidiana, ma anche
il dubbioso passaggio nell’Aldilà, accompagnato da complessi cerimoniali e banchetti
funebri dei quali si ha perfetta testimonianza nella produzione ceramica,
pittorica parietale, vascolare e bronzea, carichi di una magìa che raccoglie e
sa mantenere molta della prorompente umanità che questo popolo ancora oggi a
distanza di molti secoli ci sa trasmettere e comunicare.
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