di Chiara Sacchetti
Quando abbiamo parlato dei Misteri Eleusini legati al mito di
Demetra e Persefone abbiamo anche brevemente accennato che questi facevano
parte dei cosiddetti Culti Misterici, rituali che avevano elementi comuni ma
non sempre tutti presenti.
Pompei Villa dei Misteri, rituale di iniziazione |
Proviamo adesso ad approfondire l’argomento.
I Culti Misterici erano per gli antichi una forma religiosa
parallela a quelle tradizionali, dove il culto si limitava ad una sola divinità
specifica come Dioniso o Cibele, e individuale che dipendeva cioè solamente da scelte personali di crescita
intellettuale e soprattutto spirituale in cui ricercare la salvezza attraverso
la vicinanza stessa alla divinità. Non è difficile capire quindi le ragioni per
cui alcuni adepti decidevano di cambiare radicalmente la propria esistenza e
donarsi ad un dio, entrando così a far parte di un gruppo ristretto di questi
eletti. Le difficoltà della vita e soprattutto la paura della morte, possono
far arrivare ad un momento della propria esistenza in cui si sente il desiderio
ma anche la necessità, di portare se stessi e il proprio essere ad un livello
superiore con un intenso lavoro di introspezione e trovando dentro se stessi qualcosa che vada ben oltre
alla mera materialità.
Samotracia, resti di un rilievo con l'iniziazione di Agamennone al culto dei Cabiri |
Questi culti non sono altro quindi che riti di iniziazione e
di passaggio, che conducevano chi decideva di intraprendere questo viaggio, ad
una più alta sublimazione e ad un più vicino rapporto con la divinità stessa,
attraverso un percorso iniziatico - conoscitivo che culminava con riti segreti
e ristretti a pochi eletti. Durante questi cerimoniali veniva fatto uso anche
di sostanze allucinogene per provocare stati di estasi e addirittura simulare una morte apparente e una conseguente nascita
a nuova vita. Dobbiamo infatti pensare che chi decideva di entrare a far parte
di questi gruppi ristretti, cercava anche di trovare benefici sia in questa
vita che in quella dopo la morte, proprio come nel caso dei Misteri Eleusini.
Fra i benefici in vita vi era anche quello di essere liberati da forme di
follia come i Coribanti o anche dai pericoli del mare per gli dei di
Samotracia.
Nell’antichità questi
culti offrivano anche una valida alternativa alla religione per così dire
“classica” ufficiale cittadina, anche se
questa particolarità, poteva creare un fitto alone di mistero , senza
trascurare il fatto che veniva offerta una personale e unica via alla propria
felicità in questo mondo e una speranza per l’altro.
Da un punto di vista etimologico mysteria significava “segretezza” e coloro che infatti decidevano
di entrare in questi ordini erano obbligati al silenzio e a non profanare i
segreti che venivano svelati durante le cerimonie, pena la morte. Le pochissime
informazioni che abbiamo sono tratte da quelli che una volta convertiti non
erano più obbligati a tacere. E’ il caso del cosiddetto “nasseno” delle Confutazioni di tutte le eresie di
Ippolito di Roma datata prima del 350 d.C., ad opera di un anonimo
cristianizzato ad una corrente gnostica ed ex iniziato che ci racconta che «gli
Ateniesi, mentre danno inizio alla gente nei riti eleusini, mostrano anche a
coloro che sono ammessi al più alto grado di questi misteri, il potente, il
meraviglioso e il più perfetto segreto adatto per un iniziato alle più alte
verità mistiche: ha raccolto una spiga di grano in silenzio».
Casa della Farnesina, scena in stucco con iniziazione al culto dionisiaco |
L’elemento sicuramente più interessante è il carattere
salvifico, in cui grazie a tutti i passaggi iniziatici, l’adepto arriva alla
visione della divinità stessa, che, morta e rinata, riesce a liberarlo, ossia
superare lo stato umano e materiale, dimostrando con ciò la possibilità di una
nuova nascita sempre in questo mondo.
Gli oggetti di devozione ritrovati , per la maggior parte
spesso eliminati per fare posto ad altri, restano una testimonianza della
storia di tutti quelli che nel passato hanno intrapreso questo cammino spirituale,
fatto di paure, ansie, speranza, ma anche di preghiera e di compimento, e come
in una sorta di do ut des, essi servivano
per cercare di placare la divinità e chiedere aiuto in un momento particolare
della propria esistenza.
Alcuni studiosi sostengono che lo stesso Cristianesimo,
almeno nelle sue origini, sia stato esso stesso un culto misterico proprio e
soprattutto per questa caratteristica: non è un caso infatti che ancora oggi,
nelle preghiere e nelle cerimonie della Santa Messa, sia presente, con l’accezione di
precetto, di verità assoluta, la parola “mistero”. E non solo. Se si pensa che
i primi cristiani vivevano in gruppi e spesso rischiavano persecuzioni o altro,
non è difficile ritenere che essi stessi venissero in ogni caso visti proprio
come un altro gruppo misterico che conviveva con altri.
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