lunedì 16 settembre 2019

Demetra la Madre Terra

di Chiara Sacchetti

Figlia di Crono e di Rea, sorella di Ade, Poseidone, Hera, Hestia e Zeus da cui ebbe una bambina Persefone, Demetra, o Cerere per i Latini, porta con sé nella sua etimologia il suffisso “de-” che secondo i glottologi indicherebbe il grano, o comunque tutti i cereali.
Dea della fertilità, dell’agricoltura e dei frutti della terra, secondo il mito dette agli uomini anche le regole del vivere civile in comunità, come la dea egizia Iside, che come abbiamo visto, assieme all’amato Osiride dette ai “selvaggi” uomini la sapienza: assieme alla figlia e a Ecate forma la Triade dove le tre dee indicano la Vergine (colei che non è assoggettata ad alcun uomo), la Ninfa e la Vecchiaia, rispettivamente il grano verde, la spiga matura e il grano raccolto.

Demetra Persefone e Ecate la Triade dei Misteri, Eleusini Museo Archeologico Atene

Ma come mai Demetra viene associata alla Madre Terra? E soprattutto perché lei e Persefone sono associate alle stagioni e ai suoi frutti?
Il mito più famoso che la riguarda racconta del rapimento dell’amata figlia mentre trovava in un giardino a raccogliere un narciso (o secondo altre versioni un giglio o un papavero, fiore legato alle visioni per la droga e che si associa per questo al sogno, alle allucinazioni e all’incubo): il dio Ade, innamorato della ragazza, con il benestare di Zeus, squarciando la terra la trascinò nel suo Regno sotterraneo, mentre Persefone emetteva un fortissimo grido di aiuto. Per il luogo del rapimento si parla di luoghi come la pianura d’Enna in Sicilia, altri invece, come Omero, indicano la pianura di Misa, altre tradizioni ancora si riferiscono o ad Eleusi  (luogo che vedremo essere legato al culto proprio di Demetra, anche se per motivi diversi), o ai piedi del Monte Cillene, dove secondo la leggenda c’era un ingresso verso il mondo degli Inferi, oppure in ultimo, a Creta vicino al Palazzo di Cnosso.
La madre, appena si accorse della scomparsa, cominciò a cercarla per nove giorni e nove notti, senza bere, mangiare, lavarsi e agghindarsi, vagò per tutto il mondo tenendo in ciascuna delle mani una fiaccola accesa fino a quando trovò Ecate che le raccontò di aver sentito il grido ma di aver scorto soltanto una figura la cui testa era circondata dalle ombre della Notte consigliandole di recarsi dal Sole che vede tutto. Apollo (Elio) le raccontò tutto (alcune tradizioni dicono che furono gli abitanti d’Ermione a rivelare alla donna la verità) e la dea decise di restare sulla Terra e di non fare più i suoi compiti divini fino a quando la figlia non fosse tornata a casa. Essa allora decise di assumere l’aspetto di una donna anziana e di recarsi ad Eleusi: qui, (ancora una volta come Iside), fu presa come nutrice di Demefonte, il figlio del re Celeo che non allattava più ma lo massaggiava con l’ambrosia mettendolo sul fuoco e soffiandolo come per temperarlo e renderlo immortale ma scoperta durante questo rito fu chiamata a spiegare. Adirata per la reazione della madre che si era spaventata, Demetra accusò l’intera umanità di essere irriconoscente nei suoi confronti e di essere stolta per non riuscire a capire i rituali degli dei: così insegnò al fratello Trittolemo l’arte dell’agricoltura e successivamente posto su un carro alato egli fu chiamato a diffondere quanto aveva imparato.  Fu così che prima l’intera Grecia poi tutto il mondo allora conosciuto, imparò a seminare far crescere e mietere il grano, ogni paese con il proprio metodo ma sempre con gli stessi buoni risultati.


Terreno arido e infertile dovuto alla siccità

Ma la lontananza di Demetra dalle sue attività divine stava procurando preoccupanti grandi carestie, la terra era diventata sterile e l’intero mondo era completamente sconvolto ma in fondo era quello che voleva la dea, ovvero distruggere l’intero genere umano se non avesse potuto riavere sua figlia. Zeus, disperato, ordinò prima a Iride poi a tutti i Numi di andare dalla dea per cercare di persuaderla ma inutilmente.  Alla fine Zeus chiamò Hermes affinché riuscisse a convincere Ade a restituire la ragazza, ma questa non sarebbe potuta  tornare perchè durante la sua permanenza nel regno sotterraneo aveva mangiato frutti di melograno, (simbolo di fertilità e vitalità  quasi certamente corrispondente alla proibita mela di Eva che in realtà doveva essere un albero di melograno visto che in Palestina esso era molto più diffuso e tradizionalmente e simbolicamente legato al grembo materno). Proprio per questo motivo essa era destinata a rimanere lì per sempre.


Frederic Leighton, Il ritorno di Persefone 1891

Il Padre degli dei decise allora di arrivare ad un compromesso, per una stagione intera nel corso dell’anno Persefone sarebbe rimasta nel Regno degli Inferi di Ade e in quel periodo la terra sarebbe lentamente appassita, quasi morta proprio come accade in inverno, stando ad indicare simbolicamente la tristezza e la solitudine di Demetra. Nelle altre due stagioni invece (nell’antichità le stagioni erano solo tre) la ragazza sarebbe tornata dalla madre e tutta la Terra sarebbe tornata a vivere e rifiorire.
Nell’iconografia classica Demetra è associata alle spighe di grano (e al pane che viene creato dalla sua lavorazione), ma anche alla cornucopia, simbolo di abbondanza, e anche animali a lei sacri come la scrofa e l’orsa: sono state trovate statuette raffiguranti queste fiere nei tempietti votivi dedicati a lei. La dea viene spesso raffigurata su un carro con prodotti della terra che la rappresentano e a volte assieme alla figlie. Nella sua accezione generale invece viene riprodotta con la testa di mucca, capra e cavallo, mentre a partire dal VI sec. a.C. in piedi o su di un trono con un chitone o un himàtion, in testa il pólos, il kálathos o il modio mente in mano lo scettro, simbolo di potere, le fiaccole con cui aveva cercato la figlia oppure le spighe.


Affresco dalla Casa dei Navigli, Pompei, Demetra, oggi Museo Archeologico Napoli

Per il ritorno della figlia da Demetra ad Eleusi e per l’interruzione del rito di immortalità per il figlio del re Celeo e il conseguente insegnamento dell’altro figlio dell’arte dell’agricoltura, la dea donò agli esseri umani i “Misteri Eleusini” che tratteremo nel prossimo articolo. Possiamo anticipare però che per sommi capi, si tratta di  rituali di iniziazione da mettere in rapporto proprio con la morte e la rinascita ad una nuova vita esattamente come per l’uomo, che a conclusione di un percorso di miglioramento tutto interiore, muore nella sua forma precedente, e rinasce  come persona diversa, come il seme che viene piantato nella terra e da cui nasce o sboccia a stagione propizia nuova vita. Infine ultimo possibile paragone, come l’uomo discende negli abissi del suo più oscuro essere (come Proserpina nel Regno degli Inferi), per poi uscire come una nuova persona. Toccare il fondo per poi tornare a risalire migliore di prima.

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