giovedì 19 settembre 2019

Sul Simbolismo degli Etruschi

di Mario Pagni

Abbiamo visto nel precedente scritto come sia tutt’ora dibattuto il problema delle vere origini del popolo Etrusco e le ipotesi in controtendenza con quella che potremo definire la loro storia ufficiale non sono poche. La mia esperienza personale in una Soprintendenza archeologica mi ha talvolta reso dubbioso anche in merito all’interpretazione dei reperti mobili. Essi infatti se pur ben riconosciuti e catalogati nella forma (esistono precise tabelle e criteri di identificazione cronologica in proposito), sembrano sfuggire invece nella loro sostanza, ovverosia per ciò che essi vorrebbero e potrebbero effettivamente raccontarci sia dal punto di vista simbolico che spirituale. Scrive Giulio Lensi Orlandi nel suo saggio ormai introvabile “Noi e gli Etruschi”: Il significato della spiritualità etrusca lo possiamo comprendere tenendo conto della differenza che passa fra ciò che costituì la sua essenza e il pullulare delle varie credenze delle popolazioni mediterranee tra le quali si affermò”.

Cippo funerario a clava

Ciò sta a significare che ci si deve confrontare con un certo numero di civiltà presenti in tutto il bacino mediterraneo e con tutta la loro ritualità e spiritualità. Scrive ancora Lensi Orlandi: Una nazione etrusca non è mai esistita, analogamente a quanto si verificò per altri popoli contemporanei, gli Etruschi non conobbero forme di unità politica nel senso che noi diamo a questa definizione, genti e famiglie costituirono piccoli stati aristocratici e autonomi, ciascuno con leggi, terre ed esercito propri, con usanze particolari, ma tutti uniti da una superiore ragione ideale che trovò la realizzazione nella partecipazione alla medesima visione tradizionale”.


Acroteri

Ecco che il terreno di sfida dell’archeologo ma anche dell’epigrafista, inizia a complicarsi perché come in altri casi presenti per altro in tutto il resto del mondo seppure con cronologie diverse, si ha a che fare con una multidisciplinarietà di episodi di culto e di abitudini, accomunate soltanto da una visione costante della spiritualità e della coscienza interiore di ciascun individuo. Il reperto assieme alla strato in cui esso viene rinvenuto, possono dirci soltanto e anche in taluni casi con sufficiente approssimazione, la sua cronologia e (attraverso il raffronto con altri reperti dello stesso tipo) anche le caratteristiche legate ad un semplice esame autoptico che non serve però a chiarire nella sostanza il suo reale recondito significato. La mitologia e le cronache di antichi scrittori ci vengono spesso in aiuto e se ne fa largo uso ma anche abuso come archeologi, ma l’unica reale possibilità di messaggio trasmesso da allora ad oggi sono i veri significati simbolici legati all’esoterismo e alla spiritualità dell’essere umano stesso che mai sono mutati nel tempo. Questa a nostro avviso è l’unica chiave di lettura che permette la “comprensione” reale di ciò che proviene dalla notte dei tempi ovvero i dubbi , le certezze, le paure e la vera Tradizione degli uomini di allora, prima ancora della loro appartenenza a questo o a quel popolo ormai scomparso. Proviamo adesso con qualche esempio che ci aiuti a capire cosa abbiamo voluto intendere:
Il Tumulo etrusco

Tomba a camera in un tumulo

“Un basamento circolare di bozze di pietra affilarate, un cono di terra erbosa, un basso passaggio per arrivare al centro della cella quadrata, ed ecco un tumulo di Populonia. Nonostante la frana della volta e della terra sovrastante, la monumentalità è sorprendente. Fu questa architettura che Augusto e Adriano vollero per i loro grandiosi sepolcri familiari, una architettura matematica come quella delle piramidi, immagini simboliche della montagna sacra”. Questa descrizione di una tomba etrusca del tipo “a camera” basta a dimostrare la valenza sacrale e spirituale attribuibile a qualsiasi monumento o reperto antico.

Necropoli etrusca di Cerveteri, tumuli con tombe a camerw

Si parla di “Montagna Sacra” come riferimento simbolico e niente nel mondo può essere più vero; dalle piramidi egizie appena citate alle Ziggurat babilonesi e mediorientali in genere, fino ai grandi templi a gradoni degli antichi popoli del Sud America, della penisola dello Yucatan o del Messico come Aztechi, Inca o Maia, la rappresentazione del microcosmo “a cupola” a imitazione della grandezza dell’universo che ci circonda, nel culto e nella vera tradizione è sempre rimasta la stessa.

Ziggurat

Non a caso perfino il cristianesimo che tanto ha ripreso dai culti antichi seppure considerati pagani, ha costruito le sue chiese con tanto di absidi semicircolari orientate verso est ma sormontate anche da trionfali cupole come quella brunelleschiana di Firenze o della stessa San Pietro a Roma tempio della cristianità, come immagine del soprastante cosmo e delle astronomiche costellazioni circumpolari visibili dalla nostra Terra, traducendole in sontuosi e quasi irraggiungibili paradisi pittorici o scultorei come unica chiave di lettura in questo caso della spiritualità cristiano – cattolica.

Cupola di Filippo Brunelleschi, basilica di Santa Maria del Fiore
Firenze, Santa Maria del Fiore, Cupola del Brunelleschi


Firenze basilica di Santa Maria del Fiore interno della cupola di Brunelleschi raffigurante il Paradiso di Giorgio Vasari e Zuccari
Vasari e Zuccari, Il Paradiso, Cupola del Brunelleschi interno, Santa Maria del Fiore, Firenze

Tornando alle nostre “colline erbose” di cui l’Etruria è piena sia quella settentrionale che meridionale, esse altro non sono quindi che la “casa del defunto” e il viatico simbolico cultuale per un Aldilà al quale gli Etruschi pur celebrandone le caratteristiche, non hanno mai creduto fino in fondo se non rapportandosi con una realtà di tipo iniziatico che andrebbe ben oltre la stessa vita terrena. Non molti sanno però che i “segnacoli” posti sulla sommità di tutti i tumuli, servivano (anche se non sempre) all’identificazione generale di chi vi era sepolto. Si usava l’Acroterio se si trattava di una singola sepoltura femminile o con caratteristiche prevalenti del tipo di sesso indicato, mentre per le sepolture maschili il “cippo” (questo era il nome del segnacolo sul vertice della tomba), era a “clava” o di forma sferica in marmo o in pietra come ad attestare nell’uno e nell’altro caso il maschile e il femminile presente.
L’esempio semplice che abbiamo fatto, ci introdurrà per il proseguo delle nostre paginette di studio, ad altre e più complesse simbologie che offriranno nuovi e ugualmente interessanti spunti di studio se proveremo ad usare gli stessi criteri di ricerca e traduzione dei loro significati come in questo primo caso.

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