giovedì 1 ottobre 2020

I segreti delle piramidi

di Mario Pagni

Le “Vie della Conoscenza” da questo scritto in poi si occuperanno principalmente di problemi archeologici e architettonici ad ampio spettro seppure con il numero di caratteri e di cartelle a disposizione volutamente limitate ad una sommaria ma non per questo errata informazione. Lo scritto in questione verrà riproposto anche sulla pagina Facebook in generale e sull’altro sito dedicato ai “Maestri della pietra e monaci costruttori” già in condivisione ed uso da molto tempo. Occorre però subito precisare che ogni tematica che verrà affrontata, riguarderà un metodo di indagine “composito”, ovvero formato da elementi costituitivi del monumento facenti parte solo apparentemente, di altre discipline scientifico – filosofiche ma assai simili nella realtà dell’impianto costruttivo dell’opera architettonica e archeologica in oggetto. Di tale realtà ne faranno parte quindi e a pieno titolo, non solo gli aspetti estetici e le intenzioni del popolo  del maestro costruttore o dell’architetto che le ha edificate, ma anche simbologie, tecniche murarie e riferimenti storico – religiosi che ne hanno permesso a suo tempo e nel tempo il loro compimento.

“Se è vero che le forme le forme geometriche possono emettere un particolare tipo di onde, bisogna prendere in considerazione l’ipotesi che gli antichi sacerdoti egizi conoscessero queste forze assai meglio di noi e delle nostre attuali supposizioni e avessero imparato a sfruttarle in modo adeguato”.

Il concetto di “montagna sacra” è universalmente riconosciuto in ogni antico popolo. Esso identifica in forma simbolica l’eterno contatto fra la terra e il cielo. Non è difficile riscontrare in molti siti archeologici sia europei che americani o asiatici, un certo riferimento a ciò che sembra costituire un tema ricorrente nella disposizione o nella vicinanza di tale simbolico messaggio. Dalle grandi piramidi d’Egitto alle Ziggurath medio orientali, per arrivare alle cupole delle chiese cristiane e islamiche, in tutti questi casi il messaggio universale è sempre lo stesso; rappresentare in una sorta di perenne microcosmo, la grandezza del cielo e della volta celeste con i suoi milioni di astri, disegnato o dipinto, nel soffitto di queste gigantesche emblematiche costruzioni. Uno dei maggiori e imponenti esempi di questa simbologia sono le piramidi egiziane in particolare quelle poste nella piana di Gizah nei pressi della caotica città del Cairo.

Vista aerea della piana di Gizah

 «È opinione diffusa che una grande civiltà abbia preceduto nel tempo la datazione attuale delle dinastie dell’antico Egitto. A Giza, però, non è stata rinvenuta alcuna traccia di reperto, non un solo oggetto o frammento di oggetto che possa essere fatto risalire a una civiltà perduta. Troviamo invece numerose tombe, salme, antiche imbarcazioni, iscrizioni geroglifiche, vasellame, forni e altro ancora, appartenenti alla civiltà egizia della IV Dinastia, intorno al 2500 a.C. Non vi sono prove archeologiche di una civiltà progredita, precedente al 3200 a.C. circa. Sembra che la gente si appassioni di più per le teorie e le congetture su una civiltà perduta, che per la civiltà che abbiamo effettivamente scoperto a Giza e in altre località dell’Egitto: la civiltà egizia, della cui esistenza siamo certi, è stata una grande civiltà. Che bisogno c’è di cercarne altre? Siamo scienziati, quindi di larghe vedute, ma dobbiamo fondare su prove archeologiche il nostro pensiero sul passato».

                                                   Zahi Hawass - Archeologo direttore degli scavi della piana di Gizah


La piramide di Cheope o “Grande Piramide” fa parte della trilogia dei più grandi monumenti costruiti in terra d’Egitto ed esattamente nella piana di Gizah a pochi chilometri dal Cairo, anzi attualmente la zona archeologica frequentata da turisti provenienti da tutto il mondo per vedere una delle più gettonate “sette meraviglie del mondo” è lambita proprio dalla grandissima periferia della città- capitale egiziana. Da ormai numerosi decenni il monumento, ma anche le sue vicine sorelle, la piramide di Chefren e quella di Micerino, sono al centro di una serie di studi condotti non solo da archeologi egiziani o europei, ma anche internazionali, per stabilire con esattezza utilizzando modernissimi criteri scientifici, sia la loro datazione che il reale scopo per il quale sarebbe o (sarebbero) state edificate. Come più volte ripetuto, questo non è uno scritto di approfondimento riguardante la questione cronologica, qui si parla semplicemente della forma a “piramide” come fonte di ispirazione del Sacro e del conseguente simbolismo archetipico altamente diffuso che dai secoli più lontani e nelle civiltà più antiche e ignote, ha costituito una sorta di “fossile guida” per costruzioni di questo tipo e grandezza, diffuse in tutto il pianeta. Solo una breve considerazione riguardo alle capacità effettive e alle tecniche usate dagli egizi dell’Antico Regno in generale e da quelli dell’epoca del faraone Cheope in particolare, che certamente a nostro modesto avviso, non erano potenzialmente in grado nei tempi proposti dalla moderna egittologia, di realizzare monumenti del genere. Il problema maggiore è e rimane comunque, lo scopo della gigantesca quanto enigmatica costruzione che probabilmente e soltanto dopo, è divenuta sede più che degna della sepoltura del faraone Cheope.

La grande Piramide di Cheope

L’antico Egitto e i suoi eccezionali maestri costruttori, hanno prodotto autentiche meraviglie che tutt’ora stupiscono scienziati e semplici turisti per la loro mole e per i criteri di fabbricazione usati, ma la maggioranza di essi è stata realizzata in tempi molto più recenti rispetto agli incredibili monumenti della piana di Gizah, come il sito archeologico di Luxor o i celeberrimi colossi di Abu Simbel. Nessuna scritta in geroglifico è stata inoltre rinvenuta in anni di scavo che sia stata pertinente e collegabile sicuramente con la costruzione della grande piramide, per non parlare proprio delle tecniche usate per il taglio dei giganteschi blocchi esterni, ma soprattutto interni, con tolleranze di appoggio e connessione di solo pochi millimetri fra l’uno e l’altro. Sono a tutt’oggi molte le prove che possono almeno far parzialmente riconsiderare certe affermazioni della precedente storia dell’archeologia egiziana e soprattutto riteniamo sia importante e necessario, l’apporto di più discipline scientifiche congiunte, per riuscire a far finalmente piena luce su questi importantissimi monumenti. Regole astronomiche e formule matematiche precise e fino ad ora escluse dalle conoscenze, se pur notevoli degli antichi Egizi, caratterizzano e guidano la lettura dell’intero manufatto; è giusto quindi che la moderna scienza si faccia carico di trovare più esaurienti spiegazioni in merito.

Piramide di Cheope camera del Re


Numerose e molto spesso fantasiose sono state le teorie fino ad ora espresse sia in ambito strettamente accademico che in quello molto più rischioso delle pseudo discipline scientifiche, che vorrebbero arretrare di molti secoli la realizzazione di questi eccezionali monumenti, attribuendo la costruzione di essi ad una unica civiltà ormai scomparsa che avrebbe dato origine anche alle altre storicamente presenti in tutto il bacino del mediterraneo. Dunque secondo quest’ultima teoria il popolo egizio, si sarebbe limitato ad ammirare, riutilizzare per propri scopi, e provare ad imitare almeno nella fase iniziale, questi giganteschi manufatti; i risultati di ciò sarebbero rappresentati da piramidi a gradoni o “mastabe” come quella di Zoser o altre disseminate nella vasta area desertica prospiciente la piana, come quella di Dahshur.

Sakkara piramide a gradoni di Zoser


Piramide romboidale di Dashur

Lo spazio a disposizione non ci consente di approfondire la questione e forse neanche di scalfire l’alone di mistero che ancora regna su di esse in termini tecnologico – costruttivi ma anche nei criteri di cantiere che ne hanno consentito la realizzazione. Un ultimo breve appunto lo vorremmo dedicare alla questione recente ma anch’essa assai discutibile delle cosiddette “Onde di Forma” secondo tale teoria infatti la forma geometrica piramidale a prescindere dall’effettivo scopo per la quale sarebbe stata realizzata, avrebbe poteri e soprattutto proprietà inaspettate e per certi versi sconosciute anche alla moderna scienza.

“Se è vero che le forme le forme geometriche possono emettere un particolare tipo di onde, bisogna prendere in considerazione l’ipotesi che gli antichi sacerdoti egizi conoscessero queste forze assai meglio di noi e delle nostre attuali supposizioni e avessero imparato a sfruttarle in modo adeguato”.

Funzioni e proprietà terapeutiche della forma piramidale

Fra questi “poteri” la possibilità di favorire la mummificazione a livello biologico, stimolare la crescita e la conservazione di piante e frutti e persino di rendere affilate le lame metalliche usate per radersi o tagliarsi i capelli. Esperimenti eseguiti con modelli di piramidi in scala ridotta avrebbero confermato questi risultati ai quali si aggiungerebbero numerose proprietà terapeutiche e tecniche di rilassamento psicologico.

Più che provare a risolvere la questione “piramidi” stavolta ci siamo divertiti ad accrescere quesiti e curiosità sempre in nome di serie indagini scientifiche in proposito. Certo è che se per la scienza ogni problema posto all’attenzione, deve essere alla fine dimostrato e riprodotto in laboratorio per rendere la teoria supposta davvero credibile, ci rimane difficile comprendere come attrezzi antichi in bronzo di epoca egizia come asce o lame, presenti nelle teche dei più importanti musei del mondo,  potessero confrontarsi con gli enormi blocchi di granito per lavorarli fino a squadrarli e renderli utilizzabili per realizzare le gigantesche piramidi della piana di Gizah.

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