di Chiara Sacchetti
Fra le numerose divinità dell’Antico Egitto troviamo la dea Bastet
raffigurata come un gatto completamente nero o come una donna con la testa di
gatto, animale adorato e venerato così tanto dagli egizi da mummificarlo e
porlo nelle tombe assieme ai defunti “umani” e da dedicargli anche templi ed
edifici stupendi. Uno dei principali motivi di tale devozione, soprattutto per
la gente comune, era sicuramente che il gatto per la sua indole teneva lontani
i topi dai granai, riserve fondamentali per la sopravvivenza dell’intera
popolazione, cosa che scongiurava la carestia; in più era anche utile contro i
serpenti e i loro morsi dato che sapeva benissimo quali erbe utilizzare come
antidoto. Per i nobili, invece, i gatti erano simbolo di ricchezza, di uno
status importante e di grazia per il loro portamento e le eleganti mosse
felpate.
Di certo non dobbiamo immaginarci l’animale addomesticato come
alcuni di noi tengono in casa, anche se gli egizi vedevano i gatti anche come
guardiani spirituali che sorvegliavano le dimore e per questo non esistevano
case o templi in cui non abitasse questo affascinante felino. Quando il gatto
moriva il padrone, in segno di lutto per la perdita e di rispetto nei confronti
della dea a lui associata, si radeva le sopracciglia.
Il gatto era amato e venerato ufficialmente perché era
considerato dagli egizi la rappresentazione terrena della dea e per questo era
ritenuto così importante e sacro che furono emanate numerosi leggi a sua
tutela, che vietavano di fargli del male o di allontanare l’animale oltre i
confini tanto che chi trasgrediva tali disposizioni rischiava addirittura la
pena di morte.
John Weguelin, L'ossequi al gatto egizio |
Il culto del gatto in realtà in Egitto viene documentato già
a partire dal
Proprio per questo le caratteristiche con cui la dea si
manifesta sono duplici e diverse. Quando è come una gatta (o una donna con la
testa dell’animale) è positiva, protettrice delle partorienti, dea della
fertilità, mentre come Sekhmet, una leonessa, ha la forza distruttrice,
negativa, iraconda.
Statuetta di Bastet con la testa di leone |
Centro della devozione verso la dea Bastet era la città di
Par-Bastet (l’attuale Zagagis e da cui probabilmente viene anche il nome). Secondo
lo scrittore cronachista Erodoto proprio in questa città il 31 ottobre venivano
celebrati i festeggiamenti in suo onore con processioni di barche sacre, con
chiatte piene di fiori e vino e riti orgiastici: «Arrivano in barca, uomini e donne
assieme, in gran numero su ogni imbarcazione; mentre camminano molte donne
fanno musica con dei sonagli, degli uomini suonano il flauto, mentre altri
cantano e battono le mani. Quando incontrano una città lungo il fiume portano
la barca a riva, ed alcune donne continuano a suonare, come ho detto prima,
mentre altre lanciano insulti alle donne del luogo ed iniziano a ballare
agitando i loro abiti in tutti i sensi. All’arrivo celebrano la festa con dei
sacrifici, e si consuma in questa occasione più vino che in tutto il resto
dell’anno». Qui fra l’altro è stata anche ritrovata una necropoli di gatti sacri mummificati e
assieme anche un Tempio descritto dallo stesso storico: «Il santuario di questa
dea si presenta così: all'infuori dell'ingresso, tutto il resto è un'isola. Dal
Nilo infatti si protendono due canali che non si uniscono l'uno con l'altro, ma
ciascuno si stende fino all'ingresso del tempio stesso, l'uno scorrendogli
intorno da una parte, l'altro dall'altra, avendo ciascuno una larghezza di
cento piedi ed essendo ombreggiati da alberi. I propilei hanno una altezza di
dieci orge e sono ornati da figure di sei cubiti degne di riguardo. Essendo
posto nel mezzo della città, il santuario è visibile in basso da ogni parte da
chi gli giri intorno, poiché, essendo stata la città rialzata per mezzo dei
terrapieni e non essendosi invece il tempio mosso da come fu costruito
originariamente, è visibile dall'alto. Intorno a esso corre una muraglia
scolpita a figure; all'interno c'è un boschetto di alberi grandissimi piantato
intorno a un grande tempio, nel quale sta la statua della dea. La larghezza e
la lunghezza del santuario sono da ogni lato di uno stadio. Davanti
all'ingresso c'è una via lastricata di pietre per circa tre stadi che
attraverso la piazza del mercato porta verso oriente, larga circa 4 pletri; da
una parte e dall'altra della strada sorgono alberi che s'alzano fino al cielo,
e la strada porta al tempio di Ermes».
Statuetta di Bastet con la testa di gatto |
Con il tempo Bastet venne associata alla dea greca Artemide
viste alcune caratteristiche comuni come la protezione della famiglia e per
questo da divinità solare essa si
trasformò in lunare divenendo figlia di Iside e Osiride. In questa veste era
così rappresentata con il corpo di una donna con la testa di gatto che
stringeva nella mano sinistra l’Udjat, l’amuleto dell’occhio di Ra, dotato di forti
poteri magici e protettivi.
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