lunedì 5 ottobre 2020

Madame Blavatsky

 di Chiara Sacchetti

Eléna Petróvna von Hahn, meglio conosciuta come Helena Blavatsky o Madame Blavatsky nacque a Dnipro il 12 agosto 1831 (o secondo il calendario russo la notte fra il 30 e il 31 luglio). Primogenita di Pëtr Alekseevič von Hahn e Elena Andreevna Fadeeva, contrasse assieme alla madre il colera che in quel periodo imperversava nella loro cittadina e nonostante le poche speranze date dai medici, le due donne sopravvissero alla malattia. La sua famglia discendeva da nobili origini, la madre infatti, un’autodidatta, era la figlia della principessa Yelena Pavlovna Dolgorukova, mentre il padre era un capitano dell’artiglieria reale a cavallo, lavoro che portò spesso la famiglia a trasferirsi.

Helena Blavatsky
Heleva Blavatsky
Fin da piccola la donna mostrò capacità extrasensoriali, in alcune biografie si racconta infatti che Elena ebbe accanto a sé una forma astrale che l’avrebbe salvata molte volte da morte certa apparendo sempre al momento del bisogno e con cui lei aveva imparato a convivere considerandola una sorta di angelo custode. Assieme a queste capacità, la Blavatsky  comprese e coltivò questi argomenti grazie anche alla lettura di occultismo alchimia e magia che trovava nella libreria del nonno, anch’egli grande appassionato «prima dei [suoi] 15 con il più intenso interesse e tutte le diavolerie medievali trovarono rifugio nella [sua] testa» come racconterà.

La madre morì quando Elena era ancora diciassettenne e lei nello stesso anno sposò Nikifor Vladimirovich Blavatsky, di oltre trent’anni più grande di lei, che lavorava al governatorio di Erivan: fu un matrimonio molto particolare, Elena tentò di scappare già al momento della cerimonia e anche varie volte dopo ritornando dai nonni o intraprendendo svariati viaggi. In seguito avrebbe dichiarato che aveva accettato di sposare l’uomo soprattutto perché attratta dalla sua fede nella magia e non per un reale amore. Si dice che l’unione non fu mai consumata, ma certo fu che ebbe vita breve anche se il contratto non fu mai ufficialmente sciolto e lei stessa continuò a portare il cognome da sposata e con il quale è conosciuta.

Nel 1851 a Londra Elena incontrò RajPut (o Morya o “M” come diceva lei di chiamarlo), un iniziato anglo-indiano che secondo i suoi racconti le era già apparso nelle visioni che aveva da bambina. La prima volta che lo vide si trovava per le vie della città  quando si accorse e riconobbe quest’uomo in quello delle sue visioni ma appena fece per andargli incontro, lui, trovandosi con altre persone, le fece cenno con una mano di no e che avrebbero avuto altre occasioni. Il giorno seguente, la donna si recò ad Hyde Park e si imbatté di nuovo nell’indiano che le disse di essere lì con altri principi e che aveva bisogno di lei per un lavoro e  anche una importante missione da affidarle. Si trattava di un viaggio in Tibet: fu un’impresa complicata che la donna riuscì a fare soltanto molti anni dopo a causa della difficile situazione, ma che la portò ad esplorare terre lontane e paesi diversi come le Americhe, e le Indie e che  le aprì la strada alla teosofia.

Ritratto di Morya
Ritratto di Morya
Nel 1865 giunse in Italia dove conobbe Garibaldi  con il quale prese parte alle battaglie di Monterotondo e Mentana. Durante quest’ultima fu colpita da due pallottole al torace e creduta morta fu gettata nella fossa comune per essere poi salvata da alcuni maestri. Sempre per la causa italiana fu anche molto amica di Giuseppe Mazzini e a lei si deve se oggi al Central Park a New York c’è una statua che ricorda l’importante personaggio del risorgimento italiano.

Dopo numerosi viaggi infatti, si fermò a New York dove fondò nel 1875 la sua Società Teosofica a cui aderirono diverse importanti e famose personalità dell’epoca come il colonnello Henry Steel Olcott e William Quan Judge, un illustre mistico ed esoterista. Si trattava di un’organizzazione che aveva come compito quello di studiare e divulgare la teosofia e le scienze esoteriche in generale. La Teosofia in particolare, dal greco θεός ovvero Dio e σοφία cioè sapienza, quindi letteralmente sapienza religiosa, è un insieme di dottrine filosofiche ed esoteriche, e può essere riassunta come l’insieme di tutte le conoscenze che nel corso dei secoli si sono succedute, e verificate da generazioni di profeti.

Madame Blavatsky e il colonnello Olcott
Madame Blavatsky e il colonnello Olcott

Nel 1877 ricevette il certificato di appartenenza al Rito di Adozione, come il bisnonno che si dice facesse parte della Massoneria dalla fine del 1770 in un rito di stretta osservanza templare. Anche l’uomo era un personaggio piuttosto particolare e raccontava di aver conosciuto addirittura il Conte di Cagliostro e il Conte di Sain-Germain e di aver iniziato proprio in quel periodo ad avere visioni (come la nipote) entrando così in contatto con un uomo che chiamava “indiano misterioso” che avrebbe però conosciuto soltanto in una vita successiva. Non è difficile comprendere la stretta assonanza fra la sua vita e quella della nipote.

Nel 1890, dopo essere stata in India  fondò l’Inner Circle diviso in 12 discipline

Debilitata per problemi cardiaci e reumatismi, morì per le consueguenze di un’influenza a Londra, dove si era trasferita definitivamente dopo numerosissimi viaggi nel 1891 e il suo corpo venne cremato.

Madame Blavatsky, seppur una grande e importante donna nell’ambito esoterico e autrice di numerosi saggi, è una figura poco conosciuta ai più, se non nel ristretto campo degli appassionati di esoterismo o seguaci della Teosofia. Il suo personaggio fu sempre molto discusso soprattutto nella continua possibilità che le storie e gli eventi che raccontava di aver vissuto come anche tutte le esperienze extrasensoriali potessero nella realtà essere frutto di invenzione o di una mente mitomane e alquanto strana. Certo è che intorno a sé riuscì a a coinvolgere e a circondarsi di numerosissime persone e tutt’oggi esiste, divisa per nazioni, una Società Teosofica da lei fondata.

Firma di Helena Blavatsky
Firma di Helena Blavatsky
Di Elena il colonnello Olcott che condivise con lei e i suoi progetti buona parte della sua vita scrisse «Ella non poteva essere per me, che la conoscevo così bene, ciò che essa è stata per tanti altri: una specie di divinità immacolata, infallibile, uguale ai Maestri di saggezza. Per me ella è una donna straordinaria, divenuta il canale di grandi insegnamenti, l’agente incaricato di un compito grandioso. Ed è appunto perché la conoscevo meglio di chiunque altro che lei mi sembrava un grande mistero, più grande di quanto sembrasse agli altri».

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