di Chiara
Sacchetti
Della vita
di Margherita sappiamo molto poco. Le uniche date conosciute sono quella
presunta della sua nascita, fra il 1250/60 probabilmente nella contea di
Hainaut nelle Fiandre vicino a Brabante, e quella della sua morte, avvenuta sul
rogo il 1° giugno
Stampa quattrocentesca con Margherita Porete
Di lei e
della sua storia ci restano infatti soltanto gli atti del processo che la
condannò a morte e il suo libro, causa e motivo dell’accusa di eresia, il “Miroir
des simples âmes” ossia “Lo specchio delle anime semplici”, che nonostante
fosse stato bruciato e messo al bando fra i libri proibiti ha continuato a
circolare fino ad oggi. Alcuni amanuensi e studiosi, evidentemente sfidando
Gli atti
processuali ci raccontano di due momenti distinti indirizzati contro questa opera. Intorno al
1300 al seguito di un primo processo istituito dal vescovo di Cambrai Guido de
Comieu, Margherita fu diffidata a leggere pubblicamente il suo lavoro o a farlo
leggere ad altri e in sua presenza l’opera fu bruciata nel rogo a Valenciennes. La donna però non seguì
le imposizioni date dalla Chiesa e, quasi sicuramente, dopo averlo riscritto
daccapo, continuò a portare alla gente gli insegnamenti e le credenze in esso contenute.
Il secondo
processo che portò poi alla condanna sul rogo di Margherita iniziò nel 1308
quando la donna fu consegnata nelle mani del Grande Inquisitore di Francia
Guglielmo Hubert che tentò per più di un anno di far confessare la donna per
farla abiurare ma senza fortuna. Non sorprende l’atteggiamento di Margherita,
una persona abituata a parlare alle persone più umili e vicine, sovvertendo fra
l’altro la legge che vietava alle donne di insegnare. Parlava di temi che
andavano contro
Una pagina di una copia del manoscritto "Lo specchio dell'anima"
Il 31 maggio
1310 Margherita fu condannata come eretica recidiva e pronunciata per questo la
condanna sul rogo che avvenne il giorno successivo in Place de Grève a Parigi
assieme alla sua opera scritta. Quest’ultima però continuò nei secoli ugualmente
a circolare, copiata quasi certamente di nascosto, fino a che nel 1946 Romana Guarnieri
non riuscì ad individuare l’autrice in Margherita Porete e ritrovando il testo in
un codice manoscritto conservato nella Biblioteca del Convento
Madeleine-lés-Orlèans, oggi consultabile presso il Museé Condè a Chantilly a
Parigi. Purtroppo non esistono versioni originali ma soltanto copie o
traduzioni del testo in latino, inglese e francese, di almeno due secoli
posteriori a quello scritto da Margherita stessa.
Il testo,
infatti, è un dialogo in lingua volgare fra tre personaggi allegorici, l’Anima
che rappresenta la stessa Margherita, l’Amore inteso come il sentimento per Dio
e
A chi legge il
testo di Margherita da subito un avvertimento «Voi che in questo libro
leggerete […] umiltà dovete avere»: è quindi l’humilitas il principio
fondamentale con cui si deve cercare e camminare per arrivare a Dio. Una
condizione che riporta l’essere umano all’humus, e alla terra, elemento da cui
si proviene e a cui si arriva dopo la morte.
Alla base
dell’opera è la considerazione dell’autrice che esistono due tipi di Chiese,
quella più grande di cui fanno parte le anime semplici annientate da Dio, e
l’altra, più piccola che è formata dalle gerarchie ecclesiastiche ed è proprio
quest’ultima che dovrebbe accettare e riconoscere le anime più libere che hanno
con lui un rapporto privilegiato.
In questa
accezione l’opera è rivolta principalmente a coloro che hanno terminato il
proprio perfezionamento spirituale e sono giunti allo stadio della contemplazione.
Questi soggetti sono in grado di percepire che esiste qualcosa di superiore al
loro status, una sorta di destino
speciale che proprio l’opera scritta spiega ed espone ed è proprio a loro che essa
è dedicata. Se si dovesse infatti ritrovare questa loro condizione nella scala
disegnata e ipotetica che in 7 tappe porta a Dio, la contemplazione non sarebbe
che soltanto al quarto grado ancora lontana quindi dall’ultimo, il settimo. Nel
quinto troviamo infatti l’annichilimento dell’anima, che priva di umano
desiderio vive di una vita divina; nel sesto invece Dio-Amore si manifesta come
un lampo di luce che abbaglia liberando l’anima annientata rimasta nello stadio precedente.
La figura di
Margherita per certi aspetti ricorda alcune sante e donne che nel passato,
anche anteriore a lei, hanno cercato una indipendenza intellettuale e una
conoscenza che andava oltre agli stereotipi e all’indottrinamento voluto dalle
istituzioni ecclesiastiche. Rimasta ferma delle sue convinzioni, la sua figura
ha subito una damnatio memoriae,
anche se come abbiamo visto (e per fortuna) qualcuno ha continuato a portare
avanti la sua opera anche se solo nel secolo scorso è stata riscoperta la sua
figura che merita sicuramente attenzione e riconoscenza.
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