“Verso il cielo è rivolto ogni tuo atto”
di Chiara Sacchetti
Inizia oggi un viaggio di due puntate su una donna che è
stata e forse lo è tuttora non solo un esempio di emancipazione femminile in
una società come quella antica, che lasciava le donne per precisa scelta
sociale ben lontane dalla cultura, ma anche e soprattutto un simbolo di
Conoscenza e di libertà del Sapere. Parliamo di Ipazia, che «fu di
natura più nobile del padre, non si accontentò del sapere che viene dalle
scienze matematiche alle quali lui l'aveva introdotta, ma non senza altezza
d'animo si dedicò anche alle altre scienze filosofiche» come ci racconta Damascio
nella “Vita Isidori”; e che «era giunta a tanta cultura da superare di molto
tutti i filosofi del suo tempo, a succedere nella scuola platonica riportata in
vita da Plotino e a spiegare a chi lo desiderava tutte le scienze filosofiche.
Per questo motivo accorrevano da lei da ogni parte, tutti coloro che
desideravano pensare in modo filosofico» (Socrate Scolastico, Storia Ecclesia VII).
Per tutto questo e anche probabilmente per molto di più, come vedremo, ne pagò le conseguenze con la vita,
divenendo martire di un mondo troppo chiuso e intento a sotterrare i segreti e
ciò che oscurava il vero sapere .
Ipazia di Alessandria in un ritratto del 1908 |
Ipazia nacque ad Alessandria d’Egitto l’8 marzo di un anno
non del tutto precisato: lo scrittore Suda ci racconta che «fiorì
durante il Regno di Arcadio (395-408)» cosa che porterebbe la sua nascita fra
il 355 e il 368, anche se alcuni studiosi la collocano nel 370, mentre secondo
altri sarebbe probabile il 355 o comunque un anno fra il 350 e il 360.
Della sua famiglia sappiamo
soprattutto dalle lettere di Sinesio, un allievo, che parla di un certo
Epifanio, il fratello a cui fra l’altro sono dedicati il Piccolo Commentario
alle Tavole Facili di Tolomeo della stessa Ipazia e il IV Libro dei Commentaria
a Tolomeo del padre. Della madre non sappiamo perché non viene mai nominata,
cosa che fa supporre che alla data dei documenti fosse già deceduta. Viene
anche menzionato un certo Atanasio, come compagno e fratello, ma gli studiosi
non sono concordi nel ruolo che avesse realmente, se fosse cioè parte della
famiglia oppure un componente di un gruppo ristretto di filosofi a lei vicini.
Parte di una lettera di Sinesio a Ipazia |
Sappiamo anche che Ipazia era
figlia di Teone, direttore del Museion (o Tempio delle Muse), la più famosa
Accademia dell’antichità fondata da Tolomeo I Soter, e dove accanto si
trovavano un Orto Botanico, un Osservatorio Astronomico e perfino locali dove
venivano praticati studi di Anatomia. È stato senza alcuna ombra di dubbio lui
la figura di riferimento che ha inciso e influenzato la vita della studiosa.
Lui, “il Geometra”, il filosofo di Alessandria che si dedicava a matematica e
astronomia e lei, allieva prima e sua collaboratrice poi, come si può leggere
nell’edizione del III libro del suo commento al sistema matematico di Tolomeo
«controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia». Ipazia successivamente arrivò
a superarlo per conoscenza e fama, come ci racconta nella Historia
Ecclesiastica Filostorgio «ella divenne migliore del maestro, particolarmente
nell'astronomia e che, infine, sia stata ella stessa maestra di molti nelle
scienze matematiche». Assieme scrissero anche l’Almagesto di Tolomeo, 13 volumi
in cui erano raccolte tutte le conoscenze astronomiche e matematiche dell’epoca
e un’edizione riveduta e corretta degli Elementi di Euclide.
Donna dotata di un forte carisma
e di autorità quasi riverente, da lei accorrevano studiosi, filosofi e chiunque
avesse desiderio di imparare e ascoltare ciò che ella aveva da insegnare, «la
donna, gettatosi addosso il mantello e facendo le sue uscite in mezzo alla
città, spiegava pubblicamente, a chiunque volesse ascoltarla, Platone o
Aristotele o le opere di qualsiasi altri filosofo» e per questo «a causa della
sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano
verso di lei un timore quasi reverenziale». Nonostante il suo sapere fosse
spesso identificato come pagano, molti cristiani furono suoi allievi, fra cui
anche il già citato Synesius di Cirene che sarebbe poi diventato vescovo di
Ptolomais: dalle numerose lettere che si scambiarono che sono giunte fino ai
giorni nostri, traspare tutta la sua ammirazione e devozione per il suo sapere
e le sue abilità scientifiche.
Di bellezza e intelligenza fuori
dal comune, Ipazia non si sposò mai perché, come lei stessa diceva, “era sposa
della verità”, preferendo dedicarsi agli studi e al lavoro e succedendo al
padre, a soli 31 anni, quando egli morì durante l’incendio, alla Biblioteca del
Museion, alla guida della Scuola di Alessandria, studiando e insegnando Platone
e il Neoplatonismo.
La Biblioteca di Alessandria in un disegno recente |
Dei suoi numerosi e importanti
scritti di matematica, astronomia, scienza e filosofia, non ci è rimasto quasi
nulla forse a conferma di una sorta di damnatio
memoriae che l’ha colpita nel corso dei secoli, tuttavia tali scritti li
conosciamo attraverso altri documenti successivi che ne parlano. Oltre alle già
citate opere scritte assieme al padre, siamo a conoscenza di un “Commento” in
13 volumi all’Aritmetica di Diofanto
(II sec.) al quale si devono sia lo studio delle equazioni matematiche che
l’elaborazioni delle equazioni quadratiche, e anche il Commento in 8 volumi a Le Coniche di Apollonio, dove fra
l’altro ella inserì anche il Corpus
Astronomicus, una raccolta di tavole astronomiche fatte proprio da lei, sui
moti dei corpi celesti.
L'Astrolabio |
A lei si devono inoltre anche
due importanti invenzioni come l’areometro, uno strumento che grazie ad un tubo
sigillato con un peso posto alla sua estremità, determina il peso specifico di
un liquido, e l’astrolabio, composto da due dischi sovrapposti che ruotano e
che indicano così la posizione del Sole, delle stelle e dei pianeti calcolando
persino il tempo necessario al loro movimento.
Ipazia morì l’8 marzo 415 in circostanze non del
tutto certe e di cui parleremo la prossima volta!
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