giovedì 31 ottobre 2019

Architettura e Musica come espressione del Sacro


Terza Parte


di Mario Pagni

Abbiamo visto nelle parti precedenti come sia estremamente facile riconoscere lo stretto legame fra musica e architettura il tutto condensato in un rapporto armonico oltremodo interessante e che riguarda entrambe le materie.

Leon Battista Alberti, Tempio Malatestiano di Rimini

Dal punto di vista strettamente pratico furono cercate in seguito con i cosiddetti “temperamenti” soluzioni di compromesso, fra questi a partire dal secolo XIX, su tutti prevalse il “Temperamento equabile”, che è quello che tutt’ora viene usato nell’accordatura degli strumenti. Nel XV secolo, Leon Battista Alberti,  affermava che: “Gli stessi numeri, per i quali avviene che un concerto di voci appaia anche molto gradito all’orecchio degli uomini, riempiono anche gli occhi e l’animo di grandissimo piacere”.

Secondo l’Alberti dunque, , quelli stessi rapporti che formavano i succitati consonanti, armoniosi intervalli musicali, potevano produrre altrettante strutture architettoniche ugualmente complesse e armoniche. Anche se riteniamo possibile il beneficio del dubbio che sempre ci contraddistingue in funzione di una certezza da dimostrare, è e rimane innegabile l’influenza che questo concetto ebbe sull’architettura per i tre secoli successivi. Anche questa idea non era comunque nuova perché già Platone nel “Timeo”, e poi il succitato Vitruvio e Boezio, affermarono anche se in modi e tempi diversi, che “L’orecchio rimane colpito nello stesso identico modo in cui lo è l’occhio, dalle “impressioni ottiche”. Nel medioevo questi rapporti musicali erano stati usati addirittura nella stessa costruzione delle chiese e soprattutto delle grandi cattedrali gotiche; a questo proposito è sufficiente citare gli scritti di Villard de Honnecourt  in proposito.

Taccuino di Villard de Honnecourt

Naturalmente fino al ‘400 venivano usati i rapporti legati alla succitata scala pitagorica, la più vicina allora all’idea di perfezione; Abelardo fece a suo tempo notare come anche i rapporti delle misure del Tempio di Salomone, erano 2:1, 3:2, 4:3, che guarda caso corrispondono agli accordi di ottava, di quinta e di quarta. Anche Filippo Brunelleschi, secondo quanto viene citato da Antonio di Tuccio Manetti, si recò a Roma proprio per conoscere meglio ed imparare sia il modo di costruire degli antichi, che i loro metodi di impiego delle proporzioni musicali.

Spaccato costruttivo della Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze

Una delle ragioni della ricerca da parte degli architetti anche quelli contemporanei, di un legame dimostrabile fra musica e architettura, come fra aritmetica, geometria e architettura, consiste nel desiderio e la voglia di elevare l’architettura al rango di arte liberale ; per troppo tempo infatti tale disciplina scientifica era considerata troppo manuale e pratica per essere paragonata alle arti del cosiddetto “quadrivio” ovvero: Aritmetica, Musica, Geometria e Astronomia. Con tale collegamento anche all’architettura poteva essere riconosciuta la stessa importanza.
E’ interessante anche notare come con il mutare nel tempo dei rapporti musicali, mutarono anche i rapporti proporzionali architettonici; infatti celebri architetti quali il Palladio o il Vignola, usarono proprio i rapporti di terza e di sesta introdotti da Zarlino nella sua scala naturale.
La stessa celeberrima “serie di numeri” del matematico Fibonacci, strettamente collegata al rapporto o “sezione aurea”, era altrettanto collegata alla musica. Anche in quel caso infatti, vi sono composizioni dell’epoca e immediatamente successive, che nel numero di battute per ciascun tema musicale, seguivano proprio i numeri della successione del matematico pisano. 

Spirale numerica di Fibonacci

Possiamo citare ad esempio, il terzo movimento della “Musica per archi, percussione e celesta” di Bartòk); altri esempi sono citati nel libro di Roman Vlad riportato in bibliografia. 
Altri più recenti studi, hanno individuato la presenza della Sezione Aurea, in molte altre composizioni musicali di autori celeberrimi fra cui Dufay, Bach, Beethoven, lo stesso Mozàrt , Chopìn, Shubert, Debussy, fino ad arrivare addirittura a quelle di alcuni compositori contemporanei come Krenek (autore di un Fibonacci - Mobile), Webern, Xenakis e Stockausen. A proposito di Dufay, vale la pena di ricordare che in occasione della inaugurazione della Cupola di Santa Maria del Fiore nel 1436, compose il succitato mottetto “Nuper rosarum flores. In questa composizione musicale, le proporzioni architettoniche della Cattedrale, si riflettono a vari livelli, nella stessa struttura del mottetto; ad esempio, il rapporto aureo ne regola la disposizione delle frasi musicali, così come in effetti  la sezione aurea, è presente nei rapporti esistenti fra le complesse e semplici allo stesso tempo incredibili strutture della cupola fiorentina. Non dobbiamo più meravigliarci quindi se un semplice o complesso spartito musicale può costituire  una ottima base per un banale o ardito progetto architettonico o se, come ha scritto Marius Schneider :”La musica è una serie armoniosa di rapporti e se l’universo rispecchia davvero un ordine cosmico, allora esso è musica solidificata”. Fu proprio quest’ultimo, autore fra l’altro del “Significato della musica” e profondo studioso di miti e del pitagorismo, che visitando un chiostro romanico della Catalogna, in Spagna, osservando il ritmo scandito dalle colonne e dai capitelli, riuscì a tradurre il tutto in un canto gregoriano, ovvero come sostiene anche Bent Parodi nel suo libro “Architettura e Mito”:Non vi è nulla d’arbitrario in ciò, il complesso era stato effettivamente realizzato  tenendo conto dei rapporti specifici dell’architettura del Sacro (un tempo infatti ogni costruzione era consacrata nel senso letterale del termine)”.

Marius Schneider

Bent Parodi


Viene a questo punto più che logica la conclusione che, come enunciato da certe recenti teorie scientifiche basate sulla stessa creazione del cosmo, attraverso una unica grande onda sonora, esso con eguale vibrazione potrebbe un giorno finire, un po’come nel biblico esempio del crollo delle mura della città di Gerico avvenuto proprio con un devastante effetto sonoro che ne sgretolò la consistenza statica. Si dice che non fu il suono delle famose trombe a provocarlo, bensì una semplice ma particolare frequenza di vibrazioni, che come per il rapporto armonico usato per costruire, furono in grado di ottenere il risultato “inverso” una sorta di fantascientifico annullamento o  meglio scomposizione della materia con la quale erano state create.



Bibliografia essenziale utilizzata:

Bartoli L., Architettura e musica. Quaderni di  Erba d’Arno, Fucecchio, 1998.
Bell. E.T., La magia dei numeri. Longanesi, Milano, 1949.
Bouleauc C. La geometria segreta dei pittori. Electa, Milano. 1988.
Jeans J., Scienza e musica. Milano, 1941.
Karoly O., La grammatica della musica. Einaudi, Torino, 1969.
Parodi B., Architettura e mito. Pungitopo Editrice, Palermo. 1988.
Sant’Antimo, Una pietra che canta. Edizioni Cantagalli, Siena. 1993.
Scimemi B., Contrappunto musicale e trasformazioni geometriche. Atti del Convegno “Matematica e cultura” a cura di M. Emmer. Venezia 1977, Sprinter.
Vlad R., Civiltà musicale. Zanichelli, Bologna. 1988.
Wittkover R., Principi architettonici nell’età dell’umanesimo, Einaudi, Torino. 1954.
Xenakis I., Musica, architettura. Spirali Edizioni, Milano, 1982.

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