Terza Parte
di Mario Pagni
Abbiamo visto nelle parti precedenti come sia estremamente
facile riconoscere lo stretto legame fra musica e architettura il tutto
condensato in un rapporto armonico oltremodo interessante e che riguarda
entrambe le materie.
Leon Battista Alberti, Tempio Malatestiano di Rimini |
Dal punto di vista strettamente pratico furono cercate in
seguito con i cosiddetti “temperamenti” soluzioni di compromesso, fra questi a
partire dal secolo XIX, su tutti prevalse il “Temperamento equabile”, che è
quello che tutt’ora viene usato nell’accordatura degli strumenti. Nel XV
secolo, Leon Battista Alberti, affermava
che: “Gli stessi numeri, per i quali
avviene che un concerto di voci appaia anche molto gradito all’orecchio degli
uomini, riempiono anche gli occhi e l’animo di grandissimo piacere”.
Secondo l’Alberti dunque, , quelli stessi rapporti che
formavano i succitati consonanti, armoniosi intervalli musicali, potevano
produrre altrettante strutture architettoniche ugualmente complesse e
armoniche. Anche se riteniamo possibile il beneficio del dubbio che sempre ci
contraddistingue in funzione di una certezza da dimostrare, è e rimane
innegabile l’influenza che questo concetto ebbe sull’architettura per i tre
secoli successivi. Anche questa idea non era comunque nuova perché già Platone nel
“Timeo”, e poi il succitato Vitruvio e Boezio, affermarono anche se in modi e
tempi diversi, che “L’orecchio rimane colpito nello stesso identico modo in cui
lo è l’occhio, dalle “impressioni ottiche”. Nel medioevo questi rapporti
musicali erano stati usati addirittura nella stessa costruzione delle chiese e
soprattutto delle grandi cattedrali gotiche; a questo proposito è sufficiente
citare gli scritti di Villard de Honnecourt
in proposito.
Taccuino di Villard de Honnecourt |
Naturalmente fino al ‘400 venivano usati i rapporti legati alla
succitata scala pitagorica, la più vicina allora all’idea di perfezione;
Abelardo fece a suo tempo notare come anche i rapporti delle misure del Tempio
di Salomone, erano 2:1, 3:2, 4:3, che guarda caso corrispondono agli accordi di
ottava, di quinta e di quarta. Anche Filippo Brunelleschi, secondo quanto viene
citato da Antonio di Tuccio Manetti, si recò a Roma proprio per conoscere
meglio ed imparare sia il modo di costruire degli antichi, che i loro metodi di
impiego delle proporzioni musicali.
Spaccato costruttivo della Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze |
Una delle ragioni della ricerca da parte degli architetti
anche quelli contemporanei, di un legame dimostrabile fra musica e
architettura, come fra aritmetica, geometria e architettura, consiste nel
desiderio e la voglia di elevare l’architettura al rango di arte liberale ; per
troppo tempo infatti tale disciplina scientifica era considerata troppo manuale
e pratica per essere paragonata alle arti del cosiddetto “quadrivio” ovvero:
Aritmetica, Musica, Geometria e Astronomia. Con tale collegamento anche
all’architettura poteva essere riconosciuta la stessa importanza.
E’ interessante anche notare come con il mutare nel tempo dei
rapporti musicali, mutarono anche i rapporti proporzionali architettonici;
infatti celebri architetti quali il Palladio o il Vignola, usarono proprio i
rapporti di terza e di sesta introdotti da Zarlino nella sua scala naturale.
La stessa celeberrima “serie di numeri” del matematico
Fibonacci, strettamente collegata al rapporto o “sezione aurea”, era
altrettanto collegata alla musica. Anche in quel caso infatti, vi sono
composizioni dell’epoca e immediatamente successive, che nel numero di battute per ciascun tema musicale, seguivano proprio i
numeri della successione del matematico pisano.
Spirale numerica di Fibonacci |
Possiamo citare ad esempio, il terzo movimento della “Musica per archi,
percussione e celesta” di Bartòk); altri esempi sono citati nel libro di Roman
Vlad riportato in bibliografia.
Altri più recenti studi, hanno
individuato la presenza della Sezione Aurea, in molte altre composizioni
musicali di autori celeberrimi fra cui Dufay, Bach, Beethoven, lo stesso Mozàrt
, Chopìn, Shubert, Debussy, fino ad arrivare addirittura a quelle di alcuni
compositori contemporanei come Krenek (autore di un Fibonacci - Mobile),
Webern, Xenakis e Stockausen. A proposito di Dufay, vale la pena di ricordare
che in occasione della inaugurazione della Cupola di Santa Maria del Fiore nel
1436, compose il succitato mottetto “Nuper rosarum flores. In questa
composizione musicale, le proporzioni architettoniche della Cattedrale, si riflettono
a vari livelli, nella stessa struttura del mottetto; ad esempio, il rapporto
aureo ne regola la disposizione delle frasi musicali, così come in effetti la sezione aurea, è presente nei rapporti
esistenti fra le complesse e semplici allo stesso tempo incredibili strutture
della cupola fiorentina. Non dobbiamo più meravigliarci quindi se un semplice o
complesso spartito musicale può costituire
una ottima base per un banale o ardito progetto architettonico o se,
come ha scritto Marius Schneider :”La musica è una serie armoniosa di rapporti
e se l’universo rispecchia davvero un ordine cosmico, allora esso è musica
solidificata”. Fu proprio quest’ultimo, autore fra l’altro del “Significato
della musica” e profondo studioso di miti e del pitagorismo, che visitando un
chiostro romanico della Catalogna, in Spagna, osservando il ritmo scandito
dalle colonne e dai capitelli, riuscì a tradurre il tutto in un canto
gregoriano, ovvero come sostiene anche Bent Parodi nel suo libro “Architettura
e Mito”:Non vi è nulla d’arbitrario in
ciò, il complesso era stato effettivamente realizzato tenendo conto dei rapporti specifici
dell’architettura del Sacro (un tempo infatti ogni costruzione era consacrata
nel senso letterale del termine)”.
Marius Schneider |
Bent Parodi |
Viene a questo punto più che logica la conclusione che, come
enunciato da certe recenti teorie scientifiche basate sulla stessa creazione
del cosmo, attraverso una unica grande onda sonora, esso con eguale vibrazione
potrebbe un giorno finire, un po’come nel biblico esempio del crollo delle mura
della città di Gerico avvenuto proprio con un devastante effetto sonoro che ne
sgretolò la consistenza statica. Si dice che non fu il suono delle famose
trombe a provocarlo, bensì una semplice ma particolare frequenza di vibrazioni,
che come per il rapporto armonico usato per costruire, furono in grado di
ottenere il risultato “inverso” una sorta di fantascientifico annullamento
o meglio scomposizione della materia con
la quale erano state create.
Bibliografia essenziale utilizzata:
Bartoli L., Architettura e musica. Quaderni di Erba d’Arno, Fucecchio, 1998.
Bell. E.T., La magia dei numeri. Longanesi, Milano,
1949.
Bouleauc C. La geometria segreta dei pittori. Electa,
Milano. 1988.
Jeans J., Scienza e musica. Milano, 1941.
Karoly O., La grammatica della musica. Einaudi,
Torino, 1969.
Parodi B., Architettura e mito. Pungitopo Editrice,
Palermo. 1988.
Sant’Antimo, Una pietra che canta. Edizioni
Cantagalli, Siena. 1993.
Scimemi B., Contrappunto musicale e trasformazioni
geometriche. Atti del Convegno “Matematica e cultura” a cura di M. Emmer.
Venezia 1977, Sprinter.
Vlad R., Civiltà musicale. Zanichelli, Bologna. 1988.
Wittkover R., Principi architettonici nell’età
dell’umanesimo, Einaudi, Torino. 1954.
Xenakis I., Musica, architettura. Spirali Edizioni,
Milano, 1982.
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