di Chiara Sacchetti
Breve parentesi (anche se non del tutto) dei nostri studi sulle
divinità e sul Femminino Sacro per dedicarci, in occasione della festività, alla
ricorrenza di Halloween, o, come detto in italiano, Ognissanti.
“Dolcetto o scherzetto?” Per chi abita in America è una
cantilena che va avanti da sempre, gruppi di bambini, vestiti con costumi delle
più strane e paurose creature, vanno in giro nei quartieri con villette a
schiera, a bussare alle porte chiedendo, con questa inarrestabile nenia, caramelle e dolci, a chi ci abita. E se
non ne hanno? Beffe e burle contro di loro e soprattutto l’abitazione!
Caramelle Candy Corn tipiche del periodo di Halloween |
Ma da dove nasce questa tradizione che sta prendendo piede
anche in Italia? L’origine di questa festa è ambigua e potrebbe derivare da
molteplici antiche usanze.
Fra le numerose ricorrenze degli antichi romani, per esempio,
esistevano i cosiddetti Parentalia, delle
feste private in onore dei propri defunti che si svolgevano dal 13 (Idi) al 21
Febbraio, giorno in cui si celebravano i Feralia:
si trattava della vera e propria festa dei morti, questa volta a carattere
pubblico ed erano così chiamati dal verbo latino “fero” (portare) perché i vivi
portavano doni e offerte ai defunti come ci racconta Ovidio. Tali celebrazioni si credeva fossero state
istituite dallo stesso Enea, e le Vestali facevano sacrifici per tutta la
comunità. Durante questi giorni, si immaginava che i morti potessero vagare
liberamente tra i vivi, non sappiamo con quali intenzioni e per questo venivano
lasciate ai bordi delle strade delle ciotole con cereali, soprattutto farro,
sale, pane bagnato nel vino e fiori di viola per loro. Ogni attività, anche di
carattere pubblico, era sospesa per dedicarsi ai propri trapassati, i templi
chiusi, il fuoco sacro spento, nessun matrimonio celebrato. Il giorno
successivo (22 febbraio) si celebravano le Caristie,
banchetti funebri durante i quali venivano risolte anche le varie contese
familiari.
Pompei, Casa di Giulio Polibio, celebrazioni delle Caristie |
Sempre fra le celebrazioni del calendario dell’Antica Roma,
troviamo, questa volta nel mese di maggio, i Lemuria, tre giorni (9, 11 e 13) durante i quali si dovevano
placare le anime vaganti dei defunti; per fare questo il pater familias gettava alle sue spalle alcune fave nere per 9 volte
recitando delle formule propiziatorie.
Ma il contatto mondo dei vivi e regno dei morti era qualcosa
che per gli antichi, greci e romani, andava oltre alle festività e il mito di
Demetra (o Cerere), madre di Persefone, che scende nell’Ade alla ricerca della
figlia, è il simbolo di questo forte e profondo legame, ma allo stesso tempo di
timore e rispetto verso i defunti. Questo racconto viene collegato anche al Caeresis
Mundus, una porta che veniva aperta tre volte all’anno (24 agosto, 5 ottobre e
8 novembre): erano questi i giorni durante i quali tutte le attività, guerra
compresa, venivano interrotte. Secondo la credenza, l’apertura della fossa
metteva in comunicazione i due mondi rendendo questo periodo molto pericoloso,
non tanto per la paura dei morti fra i vivi, quanto perché il Mundus avrebbe
potuto attrarre i vivi, specie durante scontri e battaglie. Ma cosa era questo
passaggio? Durante la fondazione della città romana, venivano tracciate due
strade perpendicolari, il Cardus Maximus e il Decumanus Maximus, le vie
principali da cui poi si sarebbe sviluppata l’intera urbe. Il loro punto di
intersezione, umbilicus per i romani e omphalos per i greci, era certamente il
luogo più importante, come punto di origine del ”tutto” e non a caso può essere
visto come simbolo dell’utero materno. È qui che veniva prima scavata una fossa
circolar e poi successivamente coperta con delle lastre di pietra, a simbolo
della volta celeste. Era qui che il mondo dei vivi e quello dei morti potevano
entrare in contatto, anzi si potrebbe pure pensare che il passaggio fosse un
punto terrestre di comunicazione fra il cielo, dove vivevano gli Dei, e il
mondo sotterraneo del regno dei morti. Ma lo vedremo in modo più approfondito
in un prossimo articolo!
Più vicino ad Halloween come noi oggi lo conosciamo pare la
festività della Samhain, antica festa pagana celtica, che si celebrava fra il
31 ottobre e il 1° novembre, quando per la tradizione avveniva il passaggio tra
il vecchio e il nuovo anno; essa è anche legata al lavoro nei campi e unica
menzionata nel Calendario di Coligny. Questa parola avrebbe origini dal gaelico
e significherebbe “summer’s end”, con essa si metteva fine a tutti quei lavori
dei mesi precedenti fatti per assicurarsi provviste e nutrimento per i mesi più
freddi e durante i quali l’agricoltura e l’allevamento sarebbero andati a
riposo, anche se nella realtà non del tutto . La festa in ogni caso serviva per
celebrare l’arrivo dell’inverno, una sorta di rito di passaggio, ma soprattutto
per propiziare le divinità affinché riportassero la primavera per ricominciare
“a vivere”. E proprio come nell’inverno sembra tutto morire (solo
apparentemente perché sottoterra in realtà continua la vita) anche in questa
festa la morte era il tema principale: i celti credevano che il 31 ottobre
Samhain richiamasse gli spiriti dei morti che vivevano nel Tir nan Oge (un
luogo di eterna giovinezza) sulla terra e che si potessero unire ai vivi
andando contro a tutte le leggi naturali. Si pensava, infatti, che i trapassati
in questa giornata particolare “fuori dal tempo” facessero ritorno alle loro
dimore e riprendessero le abitudini che avevano in vita. Ci si radunava quindi
nei boschi per dare vita alla celebrazione dell’accensione del Fuoco Sacro,
vicino alla collina di Tara, e fare sacrifici animali (anche se non si
escludono nell’antichità anche umani). Si spegnevano tutti i vecchi fuochi e
ognuno ne prendeva uno nuovo dal Sacro Falò: era un rituale così importante che
si pensava che «chi non veniva ad Emain in occasione della notte
di Samhain perdeva la sua ragione. In
tale occasione si provvedeva ad alzare il tumulo, la tomba e la mattina
seguente la sua pietra tombale», come ci racconta un antico testo celtico.
Celebrazione irlandese della Samhain |
Quando celti e romani entrarono
in contatto molte delle tradizioni furono considerate pagane e per questo
cancellate, ma alcune, come la festa dei morti, subirono solo trasformazioni e
adattamenti andando così a integrarsi, seppur con alcune differenze, nella
stessa società romana. La prima celebrazione avvenne il 13 maggio (uno dei tre
giorni dei Lemuria) del 609 d.C. in occasione della consacrazione del Pantheon
alla Vergine Maria, ma fu poi nel 998, che Odilone di Cluny istituì la festa di Ognissanti il 1° novembre, e
dedicare il giorno successivo a tutti i defunti. Ma è con papa Gregorio IV nel IX
secolo che la festa fu riconosciuta da tutta la Chiesa Cattolica, con la sola
eccezione dei Cristiani ortodossi che sono rimasti fedeli all’antica
celebrazione del 13 maggio.
Con la carestia del XIX secolo
che investì l’Irlanda molti abitanti dell’isola decisero di emigrare nel Nuovo
Mondo alla ricerca di fortuna, andando a formare una forte e nutrita comunità
dove le tradizioni continuavano a vivere. Fu così che Halloween, prese pian
piano piede anche in America fino a trasformarsi nella festa che anche noi
europei conosciamo, grazie soprattutto ai vari film sull’argomento e che stiamo
cominciando anche noi a celebrare.
Jack o' Lantern |
Simbolo
principale della ricorrenza è la zucca scavata con una candela dentro, che
sembra derivare dalla leggenda irlandese di un certo Jack O’Lantern. Quest’uomo,
un fabbro ubriacone sempre alla ricerca di guai, una sera si trovava a bere in
un pub quando gli apparve il diavolo che voleva la sua anima. L’uomo, astuto,
gli chiese un’ultima bevuta prima di andare e quindi di trasformarsi in una
moneta per poter pagare, ma Jack anziché bere, mise il soldo nel suo borsello
accanto ad una croce d’argento. Il diavolo, per farsi liberare, promise di
lasciarlo stare per dieci anni. Passato però quel tempo tornò reclamando di
nuovo l’anima dello sfortunato che questa volta gli chiese una mela da un
albero prima di andare. Il diavolo si trasformò nel frutto ma l’uomo incise sul
tronco una croce così da rendere impossibile il suo ritorno alle sembianze
originarie. Dopo un lungo litigio i due arrivarono ad un accordo, la
liberazione di entrambi per sempre. Ma non molto tempo dopo Jack morì per la
sua vita troppo al limite e la sua anima fu rifiutata dal Paradiso; quando
arrivò alla porta dell’Inferno anche il diavolo lo rinnegò costringendolo a
vagare per l’eternità sulla Terra: quando questi fece notare il freddo del
clima circostante, il diavolo gli scagliò un tizzone rovente che Jack mise
dentro una rapa svuotata. La rapa, ortaggio poco presente in America, fu presto
sostituita da una zucca e fu così che cominciò la leggenda!
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