Prima parte
di Mario Pagni
Musica e Architettura |
Per una volta un argomento decisamente complesso come quello
che viene citato nel titolo stesso, verrà illustrato in tre puntate perché
sarebbe stato impossibile condensare tanta specifica conoscenza in una unica
cartella come facciamo di solito e nemmeno in due seppur volendo rimanere ad un
livello di approccio con il tema di tipo semplicemente didattico.
Vi è uno stretto legame fra matematica, musica e
architettura. Molti sono i matematici che nei secoli passati hanno trattato
argomenti riguardanti la musica, citiamo fra questi: Pitagora, Tolomeo, S.
Boezio, B. Cavalieri, S. Stevino, G. Galilei, R. Cartesio, C. Huyghens, M.
Mersenne, J. Keplero, G.W. Leibniz, I. Newton, L, Eulero, J. Riccati, J.
Wallis, J.B. D’Alembert, K.G. Jacobi.
D’altra parte, molti architetti si sono interessati di musica
oltre che, naturalmente, di matematica; è sufficiente citare, fra i tanti:
Vitruvio, F. Brunelleschi, Leon Battista Alberti, A. Palladio, S. Serlio,
J.Barozzi detto il Vignola per citare forse i più celebri.
Non deve meravigliare questo stretto legame fra le tre
discipline; questo collegamento è stato perduto con il romanticismo e oggi lo
stiamo recuperando, seppure su altre basi più scientifiche; a questo proposito
vogliamo citare Iannis Xenakis (nato nel 1922), il quale ha introdotto nella
musica concetti matematici, come il
calcolo delle probabilità e le strutture algebriche, ed ha “musicato” il
Padiglione Philips dell’Esposizione Mondiale di Bruxelles del 1958 (che è una
struttura con copertura a forma di paraboloide iperbolico), al cui progetto
aveva collaborato insieme a Le Corbusier.
Iannis Xenakis |
Il motivo di questo legame è dovuto anzitutto al fatto che la
cultura di un tempo era meno specializzata che quella odierna; inoltre,
effettivamente, molti aspetti della musica sono legati a concetti matematici.
Il pentagramma, ad esempio, è una rappresentazione cartesiana, in cui sull’asse
delle ascisse sono rappresentati i tempi, mentre sull’asse delle ordinate sono
rappresentate le altezze delle note, (le frequenze). In questo la musica ha
anticipato la matematica; infatti, il rigo musicale appare per la prima volta
nel IX secolo dopo Cristo; con Guido d’Arezzo (995-1050) composto da quattro
righe parallele; il pentagramma invece,
cominciò ad essere adottato con il XIII secolo.
Guido Aretino |
Questo non è l’unico caso in cui la musica ha anticipato la
matematica. Già nel IV secolo avanti
Cristo, Aristosseno inventò la gamma cromatica completa a temperamento
equabile, avente come base la dodicesima parte dell’ottava, così la teoria
musicale mette in rilievo la scoperta dell’isomorfismo tra i logaritmi,
(intervalli musicali) e gli esponenziali (lunghezze delle corde), più di venti
secoli prima della scoperta dei logaritmi intesi in senso strettamente
matematico.
Anche nella scelta delle durate dei suoni intervengono i
numeri, le potenze dei due: la breve è formata da due minime, la minima da due
semiminime, la semiminima da due crome, la croma da due semicrome, la semicroma
da due biscrome, la biscroma da due semibiscrome. Questo sistema di misura
delle durate fu introdotto a partire dal XIII secolo con l’avvento della
polifonia; è interessante notare che all’inizio si usavano le potenze del tre,
invece delle potenze del due.
Notiamo, a proposito della polifonia, che le linee melodiche
del contrappunto, possono essere descritte per mezzo di trasformazioni
geometriche, come ha mostrato il Prof. B. Scimemi.
Infine, occorre ricordare come la sezione aurea, sulla cui
importanza in architettura nessuno dubita, anche se spesso tale importanza
viene esagerata, interviene nelle partiture musicali, in maniera più o meno
cosciente da parte del musicista. E’ interessante, a questo proposito,
ricordare il mottetto “Nuper rosarum
flores”, che il musicista fiammingo G. Dufay compose nel 1436 in occasione della
consacrazione della Cupola del Brunelleschi, in cui è presente il rapporto
aureo, lo stesso che si ritrova
spessissimo nell’opera brunelleschiana.
Secondo Leibniz il legame fra musica e matematica è ancora
più profondo: infatti, ascoltare la musica
equivale ad un’occulta attività aritmetica dell’animo, il quale, in
maniera inconsapevole, effettua dei calcoli (“musica
est exercitium arithmeticae occultum nescientis se numerare”).
Anche se possiamo non essere del tutto d’accordo con questa
definizione di musica, poiché nessuna spiegazione matematica può coglierla in
tutta la sua profondità, tuttavia, come dice il musicista Roman Vlad, il
soccorso della matematica è indispensabile per definire le basi e le strutture
acustiche della musica.
Il
contributo forse più importante della matematica nella teoria musicale è stato
quello relativo al problema delle scale musicali; ed è proprio a questo aspetto
che si ricollegano molte questioni legate proprio all’architettura. Si legge
nel libro IX del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti “Quei
medesimi numeri certo, per i quali avviene che il concerto de le voci appare
graditissimo ne gli orecchi degli uomini, sono quegli stessi che empiono anco
gli occhi e lo animo di piacere meraviglioso”. Alla prossima puntata.
Nessun commento:
Posta un commento