Prima parte
di Mario Pagni
Nel nostro viaggio teso a collegare la vera antica tradizione
con i criteri di una scienza sempre più esatta e puntuale che ormai lascia poco
all’immaginazione e purtroppo anche alla fantasia, sempre alla ricerca di simboli e archetipi
del passato ancora caparbiamente occulti, ci occupiamo oggi di una
malattia o se preferite disturbo mentale
a volte anche grave che viaggia proprio sul filo di questo perenne duplice
aspetto della mente umana predisposta da sempre a superstizioni e paure
ancestrali che se pur combattute dalla razionalità, sopravvivono al corso dei
secoli e a volte anche ad ogni spiegazione scientifica.
Le fasi lunari |
Proprio nella Luna infatti figura anomala in grado di opporsi
secondo tradizione con i propri influssi negativi all’energia ritenuta positiva
del Sole ma capace di muovere maree e illuminare la notte terrestre,
risiederebbe la vera sede di malattie “diverse”
in grado di incutere negli esseri umani atteggiamenti ambigui anche di natura
animalesca e mostruosa, capaci di mettere in crisi le pseudo certezze di una
scienza figlia spesso della sola ragione. Secondo la tradizione popolare il
“mal di Luna” è certamente disturbo figlio di chiari legami proprio con le
mutazioni dei cicli lunari e dei suoi influssi. Il Lupo Mannaro dal punto di
vista strettamente antropologico esiste da sempre e nelle credenze di vari
popoli. Una antica canzone inglese recita così “ anche chi è puro di cuore e dice ogni sera le preghiere può diventare
lupo quando fiorisce l’Aconito e brilla in ciel la luna piena”.
Storie vere di licantropi |
Nei continenti extraeuropei esistono altre forme di
“trasformismo” animalesco sempre legato alle antiche credenze un esempio per
tutti può essere considerato l’uomo giaguaro del sud America ma ne esistono
altri come l’uomo tigre dell’Asia o l’uomo orso canadese fino agli uomini leone
africani. La letteratura romanzesca non solo legata al filone orror trova nella trasformazione
dell’essere umano in qualcosa di diverso ampio spazio di ispirazione e
diffusione; possiamo addirittura partire dalle celeberrime “Metamorfosi” di Ovidio e attraverso a
tutti i “bestiari” medievali fino al
romanzo tardo ottocentesco di Stevenson “Il
dotto Jekyll e mister Hide” fino alle italianissime novelle di Giovanni
Verga “ la Lupa ”
e di Luigi Pirandello che con “Male di Luna” racconta le vicende di Batà un
contadino piuttosto agiato, e di sua moglie Sidora sposatasi con quest’ultimo
per ragioni di interesse ma innamorata del cugino Saro. Anche se sono trascorsi
pochi giorni dalla loro unione, Sidora si sente profondamente infelice e pensa
a Saro con nostalgia. Una notte, con la luna al quindicesimo giorno di
novilunio, la donna scopre con terrore che il marito è affetto da licantropia:
Batà infatti, sentendo arrivare la crisi e volendo mettere la moglie al sicuro
dalla propria bestiale violenza, le ordina di chiudersi in casa e di non aprire
per nessuna ragione. Sidora assiste alla trasformazione dell’uomo che ulula e ringhia
proprio come un lupo sbattendo inferocito la porta di casa. Sidora riesce a
fuggire e torna in paese dalla madre alla quale racconta tutto.
Trasmutazioni genetiche |
In precedenza ci pare importante ricordare che il malcapitato
appena in fasce, era stato esposto dalla madre al chiarore lunare durante la
mietitura del grano che per la grande calura in meridione veniva effettuata di
notte. Il bambino era stato amorevolmente posto sull’erba ma secondo la
credenza popolare proprio i raggi del nostro satellite, ne avevano influenzato
la psiche e le caratteristiche somatiche fino a farlo trasformare in età adulta
in lupo mannaro. Giovanni Verga invece introduce al femminile la questione con
“La Lupa ”
ambientata in un piccolo paese della Sicilia. La protagonista è Gnà Pina, che viene
soprannominata dalla comunità La lupa per il suo comportamento e per il suo
fisico molto sensuale. Le altre donne del paese ne osservavano con timore misto
ad invidia la femminile esuberanza, arrivando a farsi il segno della croce ogni
volta che la incontravano. L’aspetto erotico risulta evidente nella vicenda
introducendo seppure indirettamente, una sorta di bestialità al femminile
persino nei rapporti con il sesso opposto e richiamando una serie di antiche
tradizioni e credenze tipiche del mondo classico.
La novella di Giovanni Verga |
Basta ricordare a tal proposito le feste dionisiache
dell’antica Grecia in cui gli adoratori del “divino piantatore”, quando raggiungevano lo stato estatico, con “le labbra schiumanti, gli occhi che
roteavano selvaggiamente e l’animo velato dalla follia “ dicevano di essere
posseduti da un toro, riproponendo un atteggiamento dove si potrebbero
ravvisare i sintomi dell’epilessia seppur veicolata da chissà quali sostanze
stupefacenti se pure naturali. Anche i culti latini del 15 febbraio con la celebrazione
dei “Lupercalia” (Lupercuslupus
arcet: scaccia i lupi) richiamano l’attenzione al nostro argomento. In questa
occasione i sacerdoti incaricati del culto (luperci)
si recavano verso la grotta o tana dell’animale, frustando le donne maritate
per purificarle.
Gli antichi Lupercalia romani |
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