Piante fiori e tutto quanto era usato per le loro stregonerie
di Chiara Sacchetti
Abbiamo parlato altre volte in questo Blog della strega,
delle sue antiche origini e anche delle molteplici figure a cui si può
collegare e da cui deriva. Le streghe, erano nella realtà delle donne sole, in
cerca spesso soprattutto di una rivalsa nei confronti di una società
maschilista che le derideva, ma allo stesso tempo le condannava vittime di
questo mondo incapace di comprendere e di accettare la diversità e anche
l’autonomia che esse tentavano di avere. Erano donne culturalmente più evolute
rispetto al resto della popolazione, conoscitrici di “segreti” che oggi
potremmo definire nella maggior parte dei casi semplicemente curativi, che si
occupavano principalmente della salute degli
altri, a volte con conseguenze nefaste di cui si prendevano o gli venivano
attribuite tutte le colpe. La
Chiesa , di questo, non poteva assolutamente esserne
condiscendente, senza contare che fin dai tempi biblici la donna era ritenuta
l’incarnazione del Male, colei che si era fatta sedurre dal serpente e che
aveva a sua volta sedotto Adamo, condannando così tutta l’umanità al peccato
originale: per questo doveva essere sottomessa, punita e anche se necessario
uccisa.
Streghe aggiungono ingredienti al calderone |
Scrive frate Francesco Maria Guaccio nel suo Compendio alla stregoneria del 1608 che «le Streghe ed i Maghi abitualmente addormentano le persone con pozioni e malvagie formule, con determinati riti, per poter somministrare i veleni, rapire i bambini […]E non sono favole, perché sono molte le sostanze che infuse o avvicinate ad esempio alle narici, producono naturalmente non soltanto sonno, ma anche insensibilità ai tormenti più acuti; sono sostanze che i chirurghi conoscono assai bene e usano quando vogliono tagliare qualche arto del corpo umano senza far provare alcuna sensazione di dolore».
Leggendo fra i verbali
dei processi che nel corso dei secoli sono stati svolti, alcuni dei quali
finiti per quelle povere sventurate con una condanna al rogo, possiamo stilare
una sorta di ricettario di piante, fiori e altre sostanze che le streghe o
presunte tali usavano per i loro incantesimi.
Una delle sostanze più comuni usate ma allo stesso tempo più
raccapriccianti era quella che nei processi veniva chiamata “grasso di bambini
morti”. Secondo quanto raccontato, le imputate ne cospargevano il loro corpo o alcuni
strumenti come lo sgabello o anche il manico di scopa per poter volare e
giungere così in breve tempo al luogo del sabba. Non solo. Questa sostanza
serviva anche per trasformare persone in animali allo stesso scopo, come ci
racconta anche Apuleio, nelle
sua opera più famosa Le Metamorfosi o L'asino d'oro: egli ci dice che «dopo essersi cosparso di questa
sostanza il soggetto si sia trasformato in asino e non in un uccello come
avrebbe voluto».
Pianta della Belladonna |
Il pensiero fa rabbrividire ma è assai più probabile che in realtà si trattasse di qualche pianta allucinogena come
Il Giusquiamo o Hyosciamus niger |
Anche il Giusquiamo, conosciuto anche come Fiore di Apollo o della Pizia, perché la dea, ispirata, dava oracoli proprio grazie all’uso di questa pianta che appartiene alla famiglia della Solinacee, ma la concentrazione di atropina e di scopolamina è inferiore quindi esso era molto adatto ad essere usato come analgesico ma anche come antiasmatico. È ritenuto l’ingrediente primo dell’unguento che le streghe usavano per poter andare ai loro incontri perché fra le allucinazioni che porta il suo uso c’è proprio la tipica sensazione di volare. Conosciuta fin dai tempi antichi, questa pianta era per i Celti sacra al dio Belenus, uno dei più importanti dei del pantheon celtico, e per questo legata anche alla festa di Beltane.
Tecnica di estrazione della Mandragora con le sue tipiche sembianze umane |
Infine, almeno per questa puntata,
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