lunedì 25 novembre 2019

Gli incantesimi delle streghe

Piante fiori e tutto quanto era usato per le loro stregonerie

di Chiara Sacchetti

Abbiamo parlato altre volte in questo Blog della strega, delle sue antiche origini e anche delle molteplici figure a cui si può collegare e da cui deriva. Le streghe, erano nella realtà delle donne sole, in cerca spesso soprattutto di una rivalsa nei confronti di una società maschilista che le derideva, ma allo stesso tempo le condannava vittime di questo mondo incapace di comprendere e di accettare la diversità e anche l’autonomia che esse tentavano di avere. Erano donne culturalmente più evolute rispetto al resto della popolazione, conoscitrici di “segreti” che oggi potremmo definire nella maggior parte dei casi semplicemente curativi, che si occupavano principalmente della salute  degli altri, a volte con conseguenze nefaste di cui si prendevano o gli venivano attribuite tutte le colpe. La Chiesa, di questo, non poteva assolutamente esserne condiscendente, senza contare che fin dai tempi biblici la donna era ritenuta l’incarnazione del Male, colei che si era fatta sedurre dal serpente e che aveva a sua volta sedotto Adamo, condannando così tutta l’umanità al peccato originale: per questo doveva essere sottomessa, punita e anche se necessario uccisa.


Streghe aggiungono ingredienti al calderone


Scrive frate Francesco Maria Guaccio nel suo Compendio alla stregoneria del 1608 che «le Streghe ed i Maghi abitualmente addormentano le persone con pozioni e malvagie formule, con determinati riti, per poter somministrare i veleni, rapire i bambini […]E non sono favole, perché sono molte le sostanze che infuse o avvicinate ad esempio alle narici, producono naturalmente non soltanto sonno, ma anche insensibilità ai tormenti più acuti; sono sostanze che i chirurghi conoscono assai bene e usano quando vogliono tagliare qualche arto del corpo umano senza far provare alcuna sensazione di dolore».
 Leggendo fra i verbali dei processi che nel corso dei secoli sono stati svolti, alcuni dei quali finiti per quelle povere sventurate con una condanna al rogo, possiamo stilare una sorta di ricettario di piante, fiori e altre sostanze che le streghe o presunte tali usavano per i loro incantesimi.
Una delle sostanze più comuni usate ma allo stesso tempo più raccapriccianti era quella che nei processi veniva chiamata “grasso di bambini morti”. Secondo quanto raccontato, le imputate ne cospargevano il loro corpo o alcuni strumenti come lo sgabello o anche il manico di scopa per poter volare e giungere così in breve tempo al luogo del sabba. Non solo. Questa sostanza serviva anche per trasformare persone in animali allo stesso scopo, come ci racconta anche Apuleio, nelle sua opera più famosa Le Metamorfosi o L'asino d'oro: egli ci dice che «dopo essersi cosparso di questa sostanza il soggetto si sia trasformato in asino e non in un uccello come avrebbe voluto».


Pianta della Belladonna

Il pensiero fa rabbrividire ma è assai più probabile che in realtà si trattasse di qualche pianta allucinogena come la Belladonna o lo Stramonio, tutte appartenenti alla famiglia delle Solanacee e contenenti l’atropina e la scopolamina. Queste due sostanze, molto permeabili alla cute e quindi facilmente assimilabili attraverso unguenti, causano esaltazione, ottundimento psichico e ad occhi aperti anche allucinazioni più varie, soprattutto con immagini mostruose. O anche cose peggiori come ci dice il Mattioli nel suo famoso ricettario, della Belladonna «Mangiandosi il suo frutto fa diventare gli huomini come pazzi e furiosi, simili agli spiritati, alle volte ammazza facendo dormire fino alla morte» E non è difficile quindi pensare che i viaggi e le riunioni di queste donne non fossero altro che sogni ad occhi aperti dovuti a queste sostanze. Non a caso sono definite comunemente “piante delle streghe” o “erbe del diavolo”.


Il Giusquiamo o Hyosciamus niger

Anche il Giusquiamo, conosciuto anche come Fiore di Apollo o della Pizia, perché la dea, ispirata, dava oracoli  proprio grazie all’uso di questa pianta  che appartiene alla famiglia della Solinacee, ma la concentrazione di atropina e di scopolamina è inferiore quindi esso era molto adatto ad essere usato come analgesico ma anche come antiasmatico. È ritenuto l’ingrediente primo dell’unguento che le streghe usavano per poter andare ai loro incontri perché fra le allucinazioni che porta il suo uso c’è proprio la tipica sensazione di volare. Conosciuta fin dai tempi antichi, questa pianta era per i Celti sacra al dio Belenus, uno dei più importanti dei del pantheon celtico, e per questo legata anche alla festa di Beltane.


Tecnica di estrazione della Mandragora con le sue tipiche sembianze umane

Infine, almeno per questa puntata, la Mandragora, una delle piante più famose utilizzate dalle streghe e così chiamata dal medico Ippocrate. Secondo alcune credenze essa deriverebbe dallo sperma dei condannati a morte impiccati e per questo le venivano attribuite qualità magiche di tipo afrodisiaco per le sue proprietà eccitanti ma anche usata come cura contro la sterilità. La sembianza quasi antropomorfa che assume la radice durante il periodo primaverile, la facevano identificare come una creatura a metà tra il regno animale e vegetale e nei testi alchemici essa veniva raffigurata in sembianze umane. Proprio per questa sua forma veniva anche usata come alternativa alle bambole di cera impiegate dalle streghe per i loro incantesimi. Una delle caratteristiche più famose (che possiamo anche trovare, in modo più giocoso e simpatico nella saga di Harry Potter) è il pianto che emetterebbe al momento dell’estrazione dal terreno e capace di uccidere (o far impazzire) l’uomo che lo sente. Per ovviare a questo problema i manuali dell’epoca consigliavano una sorta di stratagemma alternativo valido ma poco condivisibile: si legava la pianta al guinzaglio di un cane nero, che veniva lasciato sciolto così che potesse muoversi in libertà e tirare fuori la radice che emettendo il suo straziante grido avrebbe ucciso la povera bestia in alternativa all’essere umano raccoglitore. Il padrone del cane avrebbe così potuto prendere la pianta e farne l’uso che voleva. Anche la mandragora, come le piante di cui abbiamo parlato sopra, avrebbe il potere di trasformare gli esseri umani in animali: nel trattato di Njanaud, uno dei più famosi sulla licantropia, c’era la ricetta di un unguento a base di questa pianta con queste caratteristiche magiche. Si dice che Giovanna d’Arco portasse in battaglia sempre con sé questa radice per avere sempre forza e difendersi dagli incantesimi dei nemici.

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