La stregoneria è un fenomeno molto complesso e spesso di
difficile interpretazione e comprensione che mette in luce numerosi e
importanti aspetti della cultura e delle tradizioni di una società, dalle
credenze popolari e familiari alla religione, sia essa cristiana e assieme
pagana, dalle gelosie forse tipiche del nostro essere per le migliori “fortune”
degli altri, ai tentativi di essere noi stessi padroni della nostra vita e del
suo scorrere. Ma sono senza dubbio le paure insite in ognuno di noi a muovere
quelle macchine che si scagliano l’una contro gli altri, quell’oscurità di chi
non riesce (e non può) comprendere cosa realmente accade, né tanto meno spesso
riuscire a trovarvi rimedio, una ricerca di cause e soluzioni che affliggono la
nostra esistenza sempre in continuo divenire senza sosta, che non arriverà mai
ad una vera conclusione.
Nasce sotto questa luce la figura della strega, assieme ad
altre forse anche più terribili e “cattive” e seppur presenti molti uomini
nelle accuse di essere in combutta con il demonio, sempre associata alla donna:
perché, specialmente per la cultura più antica, è lei, l’essere femminile,
quello più debole, soprattutto di carattere, la vittima e la carnefice di tanti
mali, colei che non riesce ad essere forte abbastanza per combattere (e
vincere) contro le forze oscure che tentano e distruggono la nostra esistenza,
l’incarnazione della tentazione e quindi del Male, dalla natura ambivalente,
madre e malefica. Come del resto anche molte delle divinità che sono state
adorate e temute allo stesso tempo dalle civiltà precedenti, la dea Lilith o la
dea egizia Iside. Si tratta di dee che a partire dalla preistorica Grande
Madre, come vedremo in un ciclo prossimo di articoli in questo blog, hanno
caratteri molto simili alla strega da cui quest’ultima ha origine e che, per un
effetto di visione religiosa diversa, viene perseguitata anziché venerata e
temuta.
Se la guardiamo bene come la immaginiamo oggi vediamo una
vecchia signora, vestita con degli stracci, con una scopa in mano e accompagnata
sempre dal suo fedele animale, il gatto: il timore verso questa innocua quanto
apparentemente oscura bestiola, nasce dalla notte dei tempi, quando si credeva
che il domestico felino stando sveglio e gironzolando con quegli occhi luccicanti nella notte e andando così contro
ad uno dei precetti di Dio, ovvero quello di dormire, sapesse prevedere il
futuro ma lo tacesse impunemente, Nadimostrando così la sua ipocrisia diabolica.
Ne è la conferma una bolla di Gregorio IX nella quale il Papa, invita i sovrani
svevi a perseguitare gli eretici e ad eliminare i rappresentati del diavolo,
ovvero proprio i felini. Non solo, i gatti venivano spesso sacrificati dopo il
periodo della semina, o seppelliti davanti agli usci delle case e bruciate le
carcasse e fatto passare il bestiame attraverso i suoi fumi per tenere lontane le
malattie: “per fortuna” poi arrivò la peste e il gatto uccidendo i topi spesso portatori dell’epidemia,fu considerato
per la sua utilità “medica” e tollerato se non addirittura amato.
Ma torniamo alla figura della strega. In realtà l’immagine
più diffusa e più associata a questo personaggio corrisponde poco o per la
niente all’effettiva figura, o per lo meno non sempre: il suo mezzo di
trasporto, ovvero la scopa, spesso veniva addirittura usata davanti alle porte
per tenere lontani gli spiriti maligni che rimanevano, secondo le credenze,
impigliati ai fili della saggina oppure erano costretti a contarli prima di
poter entrare in quella casa, scoraggiando così chiunque compresi i folletti
dispettosi, dato il numero elevato delle pagliuzze. I mezzi di trasporto erano anche altri, il primo, lo sgabello, che veniva unto con grasso di bambini
“sacrificati” per volere del Demonio, oppure un animale, spesso un caprone,
ovvero l’essere maligno trasformato in questo animale per portare le sue
seguaci alle riunioni per volere del Demonio, oppure un animale, spesso un
caprone, ovvero l’essere maligno trasformato in questo animale per portare le
sue seguaci alle riunioni. Per quanto invece riguarda l’aspetto attempato della
strega, non dobbiamo dimenticarci che la vita media fino a pochi secoli fa era
molto più bassa, e normalmente già a quaranta anni si era considerati “vecchi”,
senza contare le condizioni e la qualità dell’umana esistenza, condotta per la
maggior parte esercitando duri lavori di
fatica nei campi e sotto il sole cocente.
Bibliografia essenziale utilizzata:
Sergio Abbiati, Attilio Agnoletto, Maria Rosario Lazzati, La
stregoneria. Diavoli, streghe e inquisitori dal Trecento al Settecento,
Milano, Mondadori, 1984
Caro Julio Baroja, Le streghe e il loro mondo, Nuovi
Saggi, Pratiche, 1994
Giuseppe Bonomo, Caccia alle streghe. La credenza nelle
streghe dal sec. XIII al XIX con particolare riferimento all’Italia,
Palermo, Palumbo, 1985
Brian P. Levack, La
Caccia alle streghe in Europa, Laterza, Roma-Bari, 2008
Raul Manselli, Magia e
stregoneria nel Medioevo, Torino, Giappicchelli, 1976
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