giovedì 25 luglio 2019

Pillole di saggezza. Quanto e come conosciamo le Civiltà Antiche

di Mario Pagni




La prima vera grossa difficoltà che si incontra affrontando seppure a grandi linee e a livello didattico uno studio sulla simbologia antica, è riuscire a porsi nelle condizioni e nella mentalità di quelle infinite generazioni di individui che ci hanno preceduto e che a modo loro e nei tempi necessari, hanno fornito il
loro prezioso contributo a far sì che il mondo attuale e le credenze relative (dalle divinità al banale ma speculativo culto del denaro), siano a torto o a ragione vera indispensabile conoscenza di noi stessi e del mondo che ci circonda. L’archeologia che usa ormai da tempo criteri e metodi rigorosamente scientifici per lo studio dei siti antichi, spesso si deve ugualmente confrontare con situazioni parzialmente se non del tutto incomprensibili al punto tale che ci si chiede quanto sappiamo realmente su quel tipo di civiltà e sulle sue frequentazioni e abitudini. 




Giovanni Feo nel suo libro “Miti, segni e simboli Etruschi” Usa a nostro avviso una frase assai significativa: “Ogni civiltà sviluppa e porta a compimento particolari espressioni politiche, culturali e spirituali. Quella romana è stata marcata dall’inarrestabile crescita militare e, in ambito religioso,dall’affermarsi del culto di Giove, il dio padre”. L’impero di Roma è stato in antico uno dei più estesi a livello politico e cartografico ed è quindi ovvio e naturale che quel tipo di civiltà, abbia impostato il proprio modo di essere e di operare, principalmente a scopo di conquista, con le logiche conseguenze di un simile atteggiamento sia nella stesura delle proprie leggi che nelle credenze nelle divinità, spesso esportate anch’esse con il potere di conquista delle legioni romane.  Ma prima della potenza di Roma già in tutto il bacino del mediterraneo come anche nella nostra penisola, esistevano popoli che hanno loro trasmesso le loro credenze mistiche, religiose e cultuali in genere.




Fra questi a livello italiano gli Etruschi che seppero “istruire” i Romani non solo  per la spiritualità dei loro ”credo” per certi versi al limite di una nutrita quanto saggia fantasia, ma anche per tutto ciò che concerne i modelli politici e militari compresi i sistemi costruttivi dei quali erano per l’epoca veri e propri indiscussi maestri.

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