lunedì 19 agosto 2019

Le divinità femminili dalla Preistoria fino ai giorni nostri


di Chiara Sacchetti

Comincia qui un ciclo di articoli dedicati alle figure femminili che sono state venerate e adorate dalle tante civiltà fino ai giorni nostri, donne buone ma anche cattive, madri amorevoli ma assieme  vendicative, capaci di innumerevoli doni verso i propri figli (il genere umano) e allo stesso tempo piene di rancore e capaci di inesorabili azioni verso quegli stessi uomini.

Campi coltivati

Fin da quando l’uomo ha fatto la sua comparsa sulla terra si è posto mille domande e ha avuto molte necessità “primordiali”, le stesse che nel bene o nel male, (seppur supportati dalla scienza e dalla medicina, e circondati dalla tecnologia), abbiamo anche oggi. La nascita, la malattia, la morte e la sofferenza in generale, sono da sempre qualcosa che difficilmente, anche in epoca moderna, riusciamo davvero a comprendere appieno soprattutto nel loro significato o motivazione; la vita stessa nella sua interezza pone dubbi ma molte poche certezze, e questo senso di inadeguatezza e soprattutto di impotenza di fronte a certi eventi ha portato l’essere umano, fin da subito, a cercare in una realtà superiore, in un’entità al di sopra di lui e quindi anche presumibilmente molto più potente, una spiegazione, e allo stesso tempo un rifugio a cui affidarsi o chiedere aiuto.


Foresta innevata in inverno

Chi ha incarnato fin dagli albori della civiltà questa entità è stata la stessa Madre Natura, artefice della nascita e di tutto ciò che avviene nel ciclo vitale di ogni individuo fino al suo ultimo giorno, padrona della sua vita, del suo sostentamento ma anche testimone della sua fine. Inizialmente con i suoi frutti spontanei che nascevano lentamente ma costantemente, poi da quando l’uomo ha imparato a coltivare ed allevare e in un certo senso quasi governare o dominare questa divinità superiore, con il frutto del suo lavoro, restava però comunque sempre dipendente da lei e dal suo volere e quindi in ogni caso mero burattino nelle sue mani. Ma non solo. È stata fin dal primo momento anche l’unica presenza costante nella vita di ciascuna persona, attorniata da quello che essa stessa generava o negava, se era buona o cattiva.
Esiste quindi una sorta di incipit, di madre di tutte quelle dee che nelle civiltà poi si sono succedute, dalla quale derivano e dalla quale hanno preso con sé molte delle caratteristiche rimaste ancora oggi. Una sorta di “madre degli dei” come l’ha definita in un suo libro Philippe Borgeaud, da cui sono state generate tutte le “figlie”, altre dee con la stessa essenza ambivalente di madre premurosa e allo stesso tempo anche vendicatrice, ma ognuna con la propria peculiarità e origine.

Leonardo da Vinci, Vergine delle rocce,  Parigi, Museo del Louvre

Ciò che ci sembra interessante trattare e capire è il fatto che questa figura resterà venerata e “tollerata”, come vedremo nei prossimi articoli, nella sua ambivalenza almeno fino all'arrivo del Cristianesimo quando cioè, (in una visione del tutto cristiana), l’essere femminile, diviene l’incarnazione del Male stesso, e per questo viene, al contrario delle altre religioni, perseguitata: Eva, tentata dal Male impersonificato dal serpente, mangia la mela dall’albero della Conoscenza, trascina con sé Adamo, il suo uomo, in questa azione contro Dio e per questo condanna l’intera umanità alla sofferenza e al dolore, perlomeno fino a quando Cristo, il figlio incarnato di Dio, discende sulla terra, e con il suo sacrificio apre nuovamente la strada della redenzione agli esseri umani, al loro perdono e al Paradiso, e quindi al ritorno da dove tutto ha avuto origine. La donna per questo scomparirà nelle figure cristiane più importanti ad eccezione della Vergine Maria, madre di Cristo, ma che non sarà mai al pari degli altri dei (la Triade), pur essendo l’unica donna ad essere stata concepita senza il peccato originale e per questo pura e quindi la sola a poter generare il figlio di Dio; e la stessa figura della Maddalena, nella religione cristiana, avrà, come vedremo prossimamente, una concezione e una visione diversa nella tradizione scritta rispetto a quella che poi incarnerà nella cultura popolare.

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