Ci è stato chiesto da più parti di produrre una seconda parte nel nostro Blog dedicata al “chiarimento” di alcuni lati ancora oscuri sulla vicenda dell’ipotesi della cosiddetta “Terra Cava” e sul regno sotterraneo dell’Agartha.
Il testo di Jacolliot che ha ispirato gli altri autori |
La mia formazione professionale mi impedisce totalmente di
attingere a fonti scritte che non siano sufficientemente attendibili e
supportate da dati storici e archeologici ben documentati. Tuttavia ho sempre
pensato che ogni leggenda abbia sempre e comunque una parte di verità alla quale
fare riferimento e per la quale varrebbe la pena non solo approfondirne alcuni
aspetti ma anche dare credito ad ipotesi (se pure apparentemente fantasiose) ma
in grado comunque di stimolare ulteriori ricerche su basi scientifiche. Per
dirla alla “Roberto Giacobbo” tentare di camminare sul filo della lama “ai
confini della realtà” prima di screditare del tutto qualsiasi problema legato
ad un passato del quale spesso non conosciamo bene neanche la verità
dimostrata. Questo è quanto scrive Dario Chioli relativamente alla vicenda del
favoloso regno sotterraneo descritto non solo da Saint Yves de Alveidre ma
aggiunge l’inadeguatezza scientifica di certe sue affermazioni tratte da un
precedente testo di un altro autore: Louis Jacolliot. Dice Chioli:
Louis Jacolliot |
“È uscita nel 2009,
curata da Gianfranco de Turris per le Edizioni Arkeios, col titolo Il regno di Agarttha, la
traduzione di Matteo De Chiara dell'opera Mission de l'Inde en Europe. Mission de l'Europe en Asie di
Alexandre Saint-Yves d'Alveydre, uscita nel 1886 per i tipi di Calmann Lévy ma
subito dopo ritirata e distrutta (salvo un paio di copie) dall'autore. Fu
riedita, con qualche variazione, nel 1910 dalla "Société des Amis de
Saint-Yves" fondata da Papus, e poi, in modo più conforme all'originale,
nel 1981 dalle Éditions Bélisane di Cazilhac. L'edizione italiana riporta da
quest'ultima l'introduzione di Jean Saunier, premettendole però l'introduzione
che Joscelyn Godwin ha steso per la sua traduzione The Kingdom of Agarttha (Inner Traditions, 2008, trad. it.
di Pasquale Faccia)”.
Localizzazione presunta della terra di Agarti o Agartha |
Molti sono i dubbi e soprattutto le inesattezze presenti in
entrambi i testi precedenti che sono stati presi e riportati come spesso
avviene anche da esoteristi del calibro di Rene Guenon. Continua Chioli:
“Bisogna dire che le introduzioni di Godwin e Saunier risultano essere
la parte più interessante dell'opera, in quanto forniscono dati interessanti su
Saint-Yves e i suoi informatori orientali. Il testo di Saint-Yves vero e
proprio, invece, è sì interessante per ragioni storiche, ma denuncia pesanti
limiti. In primo luogo l'autore è scarsissimamente attendibile, con la sua
fissazione per la sinarchia e
la sua incredibile presunzione mentre, per quanto riguarda Agarttha, nella
maggior parte dei casi si rifà a Louis Jacolliot, generalmente ritenuto
altrettanto inattendibile, o alle proprie discutibili visioni in astrale
(peraltro lo prese troppo sul serio anche Guénon, che così si ritrovò ne “Il Re del mondo” diversi lasciti
di Jacolliot).
Copertina del libro "Bestie, uomini e Dei" |
Per quanto ci riguarda iniziammo ad interessarci
dell’argomento Agartha circa una ventina di anni fa scorrendo con grande
curiosità l’ottimo testo di Roberto d’Amico “Le terre del Mito” Poi allo scopo di approfondire la
tematica, ci siamo letti con forse ancora maggiore interesse “Bestie uomini e
Dei” di Ferdinand Ossendosky una sorta di buon romanzo “all’antica” nel quale
proprio nell’ultima parte del viaggio del protagonista che sta fuggendo dalla
Russia, ci si imbatte nella descrizione di questo presunto “Re del Mondo” che
da segni manifesti della sua presenza peraltro riconosciuta dalle tribù della
regione Himalayana, che si inchinano al suo lontano richiamo sonoro. Vista la
stima poi per Renè Guenon e per i suoi celeberrimi scritti, abbiamo letto
proprio il suo “Il re del Mondo” nella edizione più vetusta. Infine e per
tramite di Saint Yves D’Alveidre scopriamo anche l’esistenza di Louis Jacolliot
forse il primo ispiratore dell’argomento, del quale Chioli denuncia oltre che
una sfrenata fantasia anche una serie di errori linguistici e d’interpretazione
poco giustificabili per una fonte scritta che tratta già di per se di un
argomento ai confini della fantasia e della stessa psiche umana.
Scrive Chioli: “Altra
serie di errori (risalenti a Saint-Yves o all'editore francese o a tutt'e
due?): nel capitolo primo, tra p. 69 e p. 90 dell'edizione italiana, sono
riportate una quantità di parole in sanscrito che però per buona parte sono
scritte sbagliate. Anche qui, non era forse il caso di chiedere una consulenza
a qualcuno e scrivere qualche nota esplicativa? Per far capire, due esempi tra
tanti: la prima parola riportata, che dovrebbe essere la trascrizione di
"Agarttha", è in realtà scritta "Âgashthatha", con la "a"
iniziale lunga, senza "r", la prima "t" cerebrale e
aspirata e seguita da una "a": quattro errori in una sola parola. E a
p. 90, invece di "dham", c'è scritto "davam", con iniziale
erronea e una sillaba "va" in mezzo che non c'entra niente. Ma gli
errori sono tanti, senza contare le parole di cui si dà un significato
sbagliato, come a p. 73 il termine "Pândava" ("n" e "d" cerebrali), che
indica i "discendenti di Pându"
ma viene trascritto "Pandavâm"
("n" e "d" dentali) e interpretato per
"sapienti", nonché l'inqualificabile pretesa di Saint-Yves di
spacciare per sanscriti composti come "Agnael", "Yamael",
"Varanael" e "Uvael", che sono degli ibridi composti di
pseudosanscrito e della parola ebraica "El", che indica Dio e in
quella posizione caratterizza in ebraico i nomi degli angeli.
Mont Saint Michel che sarebbe la parte positiva del Regno sotterrneo |
Tutto questo senza ulteriormente voler gettare ingiustificato
discredito sia su chi ha scritto dell’argomento in precedenza ne tantomeno chi
ne ha prolungato forse mistificandola, la stessa attività e la realtà
scientifica del “Re Sacerdote” di Agartha, dobbiamo e vogliamo mettere in
guardia non solo i nostri lettori ma anche coloro che come Hitler lo stesso
dittatore nazista, o altri inclini a credere troppo facilmente, ne hanno fatto
una sorta di bandiera legata alla razza Ariana fino a scatenare una assurda
quanto sanguinosa guerra mondiale sull’onda di poche non dimostrate dicerie. Ma
il “Re del Mondo” potrebbe essere veramente ancora là in Asia, protetto dalle
sue barriere magnetiche a governare il mondo dalla sua “Terra Cava” pronto a
tornare in auge appena i tempi e le condizioni lo permetteranno, portando
speranza e forse anche vera giustizia in questi tempi dove ben altre divinità
molto più ignobilmente terrene e speculative, stanno governando a pieno titolo
il nostro bistrattato pianeta. Prudenza dunque ma anche voglia di scoprire o di
chiarire ma sempre con i “piedi per terra”.
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