giovedì 22 agosto 2019

Cenni di magia egizia


di Mario Pagni

La mia immensa fortuna di architetto – archeologo è stata quella di condividere per anni il mio ufficio presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze con due bravissimi colleghi la dott.ssa Cristina Guidotti e il compianto dott. Pier Roberto del Francia entrambi egittologi di ottima fama. Con loro discutevo dei grandi dubbi che ancora oggi persistono relativamente alla civiltà egizia e sui loro grandiosi monumenti architettonici e scultorei di eccezionale pregio ma anche di notevole difficoltà di realizzazione vista l’epoca e gli attrezzi allora in uso. Era un dibattito molto sentito ma mai troppo acceso e prevaleva quasi  sempre il buonsenso e soprattutto le domande che da ambo le parti non sempre trovavano risposte adeguate. Proprio loro ognuno per la propria specialità e per il preciso approccio negli studi approfonditi compiuti, mi hanno “iniziato” alla riflessione profonda e ai criteri necessari a gettare le basi di quelli che già dal titolo abbiamo definito soltanto “Cenni di magia egizia”.
Il Khaos
La magia egizia come possiamo evincere dalle premesse, è un problema estremamente complesso perché abbraccia in buona sostanza tutta una serie di informazioni che vanno dalla costante ricerca di una reale matrice cultuale, appartenente al periodo storico effettivo durato peraltro molti secoli e suddiviso in Antico Medio e Nuovo Regno, assieme a molteplici riletture della medesima, avvenute in successivi momenti storici e con diverse modalità e finalità. In questa sede ogni forma di effettivo e necessario approfondimento della tematica in questione, non farebbe che accrescere le difficoltà di apprendimento generale. Per questo sarà doveroso precisare che vogliamo soltanto modestamente fornire a chi ci legge, una semplice ma corretta traccia di tale complessa problematica.


La Dea Maat

Nel mondo antico si possono riscontrare e considerare diverse forme di magia mutevoli sia nello spazio che nel tempo a seconda dei diversi contesti culturali a cui si riferiscono e subendo come accennavamo in precedenza, trasformazioni e variabili talora assai significative a seconda proprio delle diverse epoche storiche. Nel contesto generale egiziano la magia è considerata un potere primario e per certi versi esclusivo delle divinità, indispensabile alla creazione, fino ad assumere il nome stesso del dio creatore (Heka). Il pensiero religioso egiziano, si basa infatti su una concezione del mondo dove Maat, (ovvero l’ordine cosmico), è continuamente messo in discussione e repentaglio da elementi disturbatori e antagonisti; la magia interviene sempre e comunque come principio base contro le forze del chaos, permettendo il mantenimento e la difesa costante mediante azione esterna proprio dell’equilibrio cosmico. Per gli egiziani antichi la creazione del mondo rappresenta un miracolo posto al centro di ciò che “non è creato” che invece lo circonda. L’universalità del possibile non passa per la creazione stessa ma sussiste attorno alla realtà dell’essere, una immensità del “non essere” che minaccia di inglobarlo ad ogni istante. Solo l’umana iniziativa vista caso per caso e con limitata capacità e confini precisi spesso individuali, attraverso i riti riesce a tenere a bada il pericoloso e mai domo antagonista. Se ricordate il film “La storia infinita” il vero pericolo del magico regno di Fantasia non è una invasione di mostri deformi ma il Nulla Assoluto che divora piano piano tutto ciò che incontra, come una sorta di Buco Nero che si avvicina all’esistente o se volete al creato stesso dissolvendolo e annullandolo in una sorta di operazione contraria.

Papiro con il sacro connubio fra Magia e Medicina

Fra questi riti volti ad evitare l'invasione del chaos nel kosmos ci sono anche quelli “magici”: fra magia e religione, quindi, non esiste alcuna separazione, né, tantomeno, la magia è condannata. Al contrario, questa è praticata all'interno dei  templi da sacerdoti di alto livello, al tempo stesso medici, scribi, astronomi. La magia viene considerata un'attività di primaria importanza per lo stato egiziano che, tramite essa, si garantisce la persistenza e la stabilità.
Non esiste neppure differenza fatti salvi studi più approfonditi fra medicina praticata e magia. A tal riguardo si è affermato che «è da un'alta magia di Stato, coerente, ragionata, sorprendentemente acuta, serena, che proviene la visione egizia del mondo». Grazie alla magia, infatti, «le barche del sole percorrono i cieli in modo corretto, i morti ricevono il cibo dovuto, lo stato funziona, le feste possono essere celebrate. Senza l'intervento magico dello Stato non si avrebbe l'inondazione del Nilo, i campi coltivati non sarebbero più irrigati, i cacciatori non ucciderebbero la selvaggina, i pescatori non catturerebbero i pesci, gli artigiani non compirebbero le loro opere, i templi non svolgerebbero la loro funzione». Il faraone stesso è considerato il più potente dei maghi perché in lui si incarna la forza vitale che lo rende capace di comunicare con le divinità. In un testo delle Piramidi, si legge infatti: «Non sono io che vi dico questo, a voi, agli dei: è la magia che ve lo dice». Per gli Egiziani non ha senso distinguere tra una magia “bianca” e una magia “nera”: «esiste solo una magia solare, portatrice di luce che favorisce l'illuminazione del mago; il resto non è altro che illusionismo, stregoneria o ricerca di potere per vie non armoniche. Nel mondo delle divinità il dio della magia ha una precisa funzione: mettere in disparte ciò che deve essere allontanato, evitare che il male e la disarmonia vengano a turbare l'ordine delle cose».

Incantesimo d'amore decifrato da un papiro egizio

Il mago assume lo stesso compito della divinità entrando in possesso della forza divina: «Ecco, mi sono appropriato di questa potenza magica in ogni luogo in cui si trova, da ogni luogo in cui si trova, essa è più rapida del levriero, più veloce della luce». Nei testi che gli egittologi definiscono “magico-religiosi” si mescolano aspirazioni spirituali e desideri materiali: si richiedono, infatti, una lunga vita terrena, la buona salute, la protezione dai morsi di serpente o da punture di scorpioni, il godimento di tutte le proprie facoltà fisiche, ma anche la possibilità di entrare e uscire dalle porte orientali del cielo (cioè avere uno spirito capace di poter “circolare” nel cosmo) e la conoscenza delle anime degli occidentali (cioè la possibilità di accedere ai misteri degli antichi). Un altro elemento caratteristico della concezione egiziana della magia è che questo potere è attribuito ad alcune delle divinità più benevole e civilizzatrici: oltre ad Heka, dio creatore che rappresenta in sè la vera forza “magica”, tra le principali divinità con queste caratteristiche occorre ricordare almeno Thoth ed Iside. Il primo, che assume il duplice aspetto di un Ibis oppure di un babbuino, è considerato l'inventore dei riti magici, ma anche della sapienza, della scrittura e delle pratiche religiose in genere. Qui il discorso si farebbe complesso e ci porterebbe lontano a nuove informazioni delle quali e per le quali occorrerebbero centinaia di testi e ulteriori dotte considerazioni che speriamo e vogliamo darvi comunque in seguito…

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