di Mario Pagni
La mia immensa fortuna di architetto –
archeologo è stata quella di condividere per anni il mio ufficio presso il
Museo Archeologico Nazionale di Firenze con due bravissimi colleghi la dott.ssa
Cristina Guidotti e il compianto dott. Pier Roberto del Francia entrambi
egittologi di ottima fama. Con loro discutevo dei grandi dubbi che ancora oggi
persistono relativamente alla civiltà egizia e sui loro grandiosi monumenti
architettonici e scultorei di eccezionale pregio ma anche di notevole
difficoltà di realizzazione vista l’epoca e gli attrezzi allora in uso. Era un
dibattito molto sentito ma mai troppo acceso e prevaleva quasi sempre il buonsenso e soprattutto le domande
che da ambo le parti non sempre trovavano risposte adeguate. Proprio loro
ognuno per la propria specialità e per il preciso approccio negli studi
approfonditi compiuti, mi hanno “iniziato” alla riflessione profonda e ai
criteri necessari a gettare le basi di quelli che già dal titolo abbiamo definito
soltanto “Cenni di magia egizia”.
Il Khaos |
La magia egizia come possiamo evincere dalle
premesse, è un problema estremamente complesso perché abbraccia in buona
sostanza tutta una serie di informazioni che vanno dalla costante ricerca di
una reale matrice cultuale, appartenente al periodo storico effettivo durato
peraltro molti secoli e suddiviso in Antico Medio e Nuovo Regno, assieme a
molteplici riletture della medesima, avvenute in successivi momenti storici e
con diverse modalità e finalità. In questa sede ogni forma di effettivo e
necessario approfondimento della tematica in questione, non farebbe che
accrescere le difficoltà di apprendimento generale. Per questo sarà doveroso
precisare che vogliamo soltanto modestamente fornire a chi ci legge, una
semplice ma corretta traccia di tale complessa problematica.
La Dea Maat |
Nel mondo antico si possono riscontrare e
considerare diverse forme di magia mutevoli sia nello spazio che nel tempo a
seconda dei diversi contesti culturali a cui si riferiscono e subendo come
accennavamo in precedenza, trasformazioni e variabili talora assai
significative a seconda proprio delle diverse epoche storiche. Nel contesto
generale egiziano la magia è considerata un potere primario e per certi versi
esclusivo delle divinità, indispensabile alla creazione, fino ad assumere il
nome stesso del dio creatore (Heka). Il pensiero religioso egiziano, si basa
infatti su una concezione del mondo dove Maat, (ovvero l’ordine cosmico), è
continuamente messo in discussione e repentaglio da elementi disturbatori e
antagonisti; la magia interviene sempre e comunque come principio base contro
le forze del chaos, permettendo il
mantenimento e la difesa costante mediante azione esterna proprio
dell’equilibrio cosmico. Per gli egiziani antichi la creazione del mondo
rappresenta un miracolo posto al centro di ciò che “non è creato” che invece lo
circonda. L’universalità del possibile non passa per la creazione stessa ma
sussiste attorno alla realtà dell’essere, una immensità del “non essere” che
minaccia di inglobarlo ad ogni istante. Solo l’umana iniziativa vista caso per
caso e con limitata capacità e confini precisi spesso individuali, attraverso i
riti riesce a tenere a bada il pericoloso e mai domo antagonista. Se ricordate
il film “La storia infinita” il vero pericolo del magico regno di Fantasia non
è una invasione di mostri deformi ma il Nulla Assoluto che divora piano piano
tutto ciò che incontra, come una sorta di Buco Nero che si avvicina
all’esistente o se volete al creato stesso dissolvendolo e annullandolo in una
sorta di operazione contraria.
Papiro con il sacro connubio fra Magia e Medicina |
Fra
questi riti volti ad evitare l'invasione del chaos nel kosmos ci
sono anche quelli “magici”: fra magia e religione, quindi, non esiste alcuna
separazione, né, tantomeno, la magia è condannata. Al contrario, questa è
praticata all'interno dei templi da
sacerdoti di alto livello, al tempo stesso medici, scribi, astronomi. La magia
viene considerata un'attività di primaria importanza per lo stato egiziano che,
tramite essa, si garantisce la persistenza e la stabilità.
Non
esiste neppure differenza fatti salvi studi più approfonditi fra medicina
praticata e magia. A tal riguardo si è affermato che «è da un'alta magia di
Stato, coerente, ragionata, sorprendentemente acuta, serena, che proviene la
visione egizia del mondo». Grazie alla magia, infatti, «le barche del sole
percorrono i cieli in modo corretto, i morti ricevono il cibo dovuto, lo stato
funziona, le feste possono essere celebrate. Senza l'intervento magico dello
Stato non si avrebbe l'inondazione del Nilo, i campi coltivati non sarebbero
più irrigati, i cacciatori non ucciderebbero la selvaggina, i pescatori non
catturerebbero i pesci, gli artigiani non compirebbero le loro opere, i templi
non svolgerebbero la loro funzione». Il faraone stesso è considerato il più
potente dei maghi perché in lui si incarna la forza vitale che lo rende capace
di comunicare con le divinità. In un testo delle Piramidi, si legge infatti:
«Non sono io che vi dico questo, a voi, agli dei: è la magia che ve lo dice».
Per gli Egiziani non ha senso distinguere tra una magia “bianca” e una magia
“nera”: «esiste solo una magia solare, portatrice di luce che favorisce
l'illuminazione del mago; il resto non è altro che illusionismo, stregoneria o
ricerca di potere per vie non armoniche. Nel mondo delle divinità il dio della
magia ha una precisa funzione: mettere in disparte ciò che deve essere
allontanato, evitare che il male e la disarmonia vengano a turbare l'ordine
delle cose».
Incantesimo d'amore decifrato da un papiro egizio |
Il
mago assume lo stesso compito della divinità entrando in possesso della forza
divina: «Ecco, mi sono appropriato di questa potenza magica in ogni luogo in
cui si trova, da ogni luogo in cui si trova, essa è più rapida del levriero,
più veloce della luce». Nei testi che gli egittologi definiscono
“magico-religiosi” si mescolano aspirazioni spirituali e desideri materiali: si
richiedono, infatti, una lunga vita terrena, la buona salute, la protezione dai
morsi di serpente o da punture di scorpioni, il godimento di tutte le proprie
facoltà fisiche, ma anche la possibilità di entrare e uscire dalle porte
orientali del cielo (cioè avere uno spirito capace di poter “circolare” nel
cosmo) e la conoscenza delle anime degli occidentali (cioè la possibilità di
accedere ai misteri degli antichi). Un altro elemento caratteristico della
concezione egiziana della magia è che questo potere è attribuito ad alcune
delle divinità più benevole e civilizzatrici: oltre ad Heka, dio creatore che
rappresenta in sè la vera forza “magica”, tra le principali divinità con queste
caratteristiche occorre ricordare almeno Thoth ed Iside. Il primo, che assume
il duplice aspetto di un Ibis oppure di un babbuino, è considerato l'inventore
dei riti magici, ma anche della sapienza, della scrittura e delle pratiche
religiose in genere. Qui il discorso si farebbe complesso e ci porterebbe
lontano a nuove informazioni delle quali e per le quali occorrerebbero
centinaia di testi e ulteriori dotte considerazioni che speriamo e vogliamo
darvi comunque in seguito…
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