giovedì 14 novembre 2019

Fra scienza e tradizione. Mal di Luna o licantropia

Seconda parte

di Mario Pagni

Visione leggendaria di un licantropo

Abbiamo concluso la prima parte di questo racconto sullaLicantropia con dei riferimenti al culto antico dove sembrano presenti e celebrati anche dai calendari dei latini eventi riferiti proprio al nostro argomento, ma, soprattutto all’importanza della figura del lupo come animale al quale era dovuto rispetto e temibile sacrale prudenza. Anche oggi però la paura del “diverso” in quanto tale comporta atteggiamenti che poco avrebbero da condividere con l’umano vivere civile. Nella maggior parte dei casi infatti chi non gode di aspetto, movimento e anche psiche e comportamento simile a quello spesso impropriamente definito “normale”, deve subire comunque una sorta di emarginazione, dettata non solo dalla paura per il soggetto stesso, ma anche dal timore di rispecchiare noi stessi e il nostro sviluppato ego in una simile condizione. Come la strega anche il folle è relegato ai limiti della società ed è osservato talvolta con evidente quanto ingiustificato disprezzo.


La strega durante un processo per stregoneria

Il caso dell’uomo capace per cause diverse di trasformarsi in un lupo è però come abbiamo visto decisamente particolare. Ma perché e come si può diventare licantropi? Abbiamo già citato per il senso popolare delle cose che i raggi nefasti della luna piena, dovrebbero essere l’autentico veicolo per tale somatica e psicologica trasformazione. Troviamo però ancora una volta certi riferimenti legati al calendario; si dice infatti (secondo e sempre per la popolare tradizione) che nascendo in certi periodi dell’anno (in particolare a Natale), si è destinati da adulti a trasformarsi in licantropi. Ci pare evidente in questa ultima considerazione di scorgere un certo pudore tutto cristiano che intenderebbe punire tutti quei comuni mortali che per loro sventura o forse troppa immeritata fortuna, sono nati proprio nel giorno in cui venne al modo il Figlio di Dio.  Ma oltre ad una indispensabile quanto saggia fuga come si può sfuggire alla furia sanguinaria di un Licantropo? Pare che in taluni casi forse quelli meno gravi sia sufficiente accendere una luce (una volta una candela) per allontanarlo, così come per la tradizione legata anche al vampirismo, potrebbe indurre gli stessi effetti mostrargli una croce. Persino salire una scala o comunque allontanarsi se pur di poco dal terreno come per isolarsi, potrebbe essere il giusto deterrente per non far capire all’uomo – animale dove si trova nascosta la vittima. Di tradizione recente e molto usata in cinematografia è la versione di autodifesa legata all’uso di un’arma caricata con proiettili fusi con l’argento meglio ancora se benedetti perché essi sarebbero in grado di ucciderlo definitivamente, al contrario delle semplici pallottole d’arma da fuoco tradizionali che lo ferirebbero soltanto. Ci sarebbe la possibilità della redenzione offerta sempre dalla tradizione legata al culto cristiano; si dice infatti che i lupi mannari possono parzialmente guarire dalla malattia che li domina, baciando i piedi della Madonna o assistere alla benedizione di un qualsivoglia presepe da parte di un normale sacerdote. In tutti questi ultimi casi appare ancora una volta evidente, il riferimento alla causa della malattia (o se preferite del maleficio), che sarebbe indotta da superiori esseri demoniaci che hanno voluto colpire così il malcapitato per ragioni diverse. Possedere un’anima anche in questo caso farebbe ovviamente la differenza come per l‘ebraico Golem di cui abbiamo già parlato o nel più recente mostro di Frankestein dal celebre romanzo di Mary Shelley, entrambi esseri mostruosi fabbricati dall’uomo ma privi della medesima. Il lupo può assumere nuovamente sembianze umane anche se durante la sua crisi, si tufferà nell’acqua meglio sorgiva o comunque pura, sarebbe consigliabile quindi (sempre secondo la tradizione popolare) che i familiari abbiano “ l’avvedutezza di tenere dietro la porta una catinella d’acqua affinchè rientrato quegli senza essersi tuffato nell’acqua durante la notturna scorribanda nei campi, vi si bagni e riacquisti la propria personalità umana fino a nuova crisi del male” D. Priori – “Folklore abruzzese” Lanciano 1964.

Un licantropo che uccide una donna

Anche un licantropo colpito a morte può riassumere le proprie sembianze riappropriandosi finalmente della sua vera anima  se non in stato di dannazione.

Il cinema e i licantropi

Ampio spazio ha riservato la cinematografia sull’argomento delle nostre didattiche dissertazioni; e come per altri tipi di fenomenologie legate al “paranormale” e alla tradizione, anche la licantropia si è assai evoluta nel tempo. Fu il bravissimo attore Lon Chaney che dette anima e corpo a questa versione di disturbo mentale con la trilogia di film “L’uomo Lupo”, “Frankestein contro l’uomo Lupo” e “La casa degli orrori” (in quest’ultimo era proprio Dracula il vampiro David Carradine, che ne esalterà le caratteristiche con la sua demoniaca azione), tutte pellicole girate in un ottimo bianco e nero per l’epoca, in grado di dare a mio avviso ulteriore suggestione alle scene intorno agli anni 40’50’ del secolo scorso.
Lord Chaney Wolf Man

Poi la riscoperta recente con la creazione di intere serie televisive pressoché fisse ma anche un po’ squallide e ripetitive se pur dotate di effetti speciali notevoli.
Cappuccetto Rosso

Fra queste una non più recente rivisitazione sull’argomento però più interessante perché riferita ad una favola della nostra infanzia, l’intramontabile “Cappuccetto Rosso”,  con connotazioni e scopi diversi e forse più reali: stiamo parlando del film “In compagnia dei Lupi” dove una intrigante chiave erotico – animalesca  trasforma sapientemente la bella fiaba in una sorta di connubio amore – sensualità con i personaggi consueti trasformati non in lupi intesi come animali ma proprio in Licantropi.
Film in compagnia dei lupi
Locandina del film "In compagnia dei Lupi"

Troppo ci sarebbe da dire ancora sulle varie versioni cinematografiche e sulla tradizione in generale sul Lupo Mannaro che in ambito senese diverrà “Manaro” (zona  San Quirico, Val d’Orcia ) preferiamo perciò fermarci in attesa di domande e curiosità di chi avrà la voglia e la pazienza di leggerci.


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