Seconda parte
di Mario Pagni
Visione leggendaria di un licantropo |
Abbiamo concluso la prima parte di questo racconto sullaLicantropia con dei riferimenti al culto antico dove sembrano presenti e
celebrati anche dai calendari dei latini eventi riferiti proprio al nostro
argomento, ma, soprattutto all’importanza della figura del lupo come animale al
quale era dovuto rispetto e temibile sacrale prudenza. Anche oggi però la paura
del “diverso” in quanto tale comporta atteggiamenti che poco avrebbero da
condividere con l’umano vivere civile. Nella maggior parte dei casi infatti chi
non gode di aspetto, movimento e anche psiche e comportamento simile a quello
spesso impropriamente definito “normale”, deve subire comunque una sorta di
emarginazione, dettata non solo dalla paura per il soggetto stesso, ma anche
dal timore di rispecchiare noi stessi e il nostro sviluppato ego in una simile
condizione. Come la strega anche il folle è relegato ai limiti della società ed
è osservato talvolta con evidente quanto ingiustificato disprezzo.
La strega durante un processo per stregoneria |
Il caso dell’uomo capace per cause diverse di trasformarsi in
un lupo è però come abbiamo visto decisamente particolare. Ma perché e come si
può diventare licantropi? Abbiamo già citato per il senso popolare delle cose
che i raggi nefasti della luna piena, dovrebbero essere l’autentico veicolo per
tale somatica e psicologica trasformazione. Troviamo però ancora una volta
certi riferimenti legati al calendario; si dice infatti (secondo e sempre per
la popolare tradizione) che nascendo in certi periodi dell’anno (in particolare
a Natale), si è destinati da adulti a trasformarsi in licantropi. Ci pare
evidente in questa ultima considerazione di scorgere un certo pudore tutto
cristiano che intenderebbe punire tutti quei comuni mortali che per loro
sventura o forse troppa immeritata fortuna, sono nati proprio nel giorno in cui
venne al modo il Figlio di Dio. Ma oltre
ad una indispensabile quanto saggia fuga come si può sfuggire alla furia
sanguinaria di un Licantropo? Pare che in taluni casi forse quelli meno gravi
sia sufficiente accendere una luce (una volta una candela) per allontanarlo,
così come per la tradizione legata anche al vampirismo, potrebbe indurre gli
stessi effetti mostrargli una croce. Persino salire una scala o comunque
allontanarsi se pur di poco dal terreno come per isolarsi, potrebbe essere il
giusto deterrente per non far capire all’uomo – animale dove si trova nascosta
la vittima. Di tradizione recente e molto usata in cinematografia è la versione
di autodifesa legata all’uso di un’arma caricata con proiettili fusi con
l’argento meglio ancora se benedetti perché essi sarebbero in grado di
ucciderlo definitivamente, al contrario delle semplici pallottole d’arma da
fuoco tradizionali che lo ferirebbero soltanto. Ci sarebbe la possibilità della
redenzione offerta sempre dalla tradizione legata al culto cristiano; si dice
infatti che i lupi mannari possono parzialmente guarire dalla malattia che li
domina, baciando i piedi della Madonna o assistere alla benedizione di un
qualsivoglia presepe da parte di un normale sacerdote. In tutti questi ultimi
casi appare ancora una volta evidente, il riferimento alla causa della malattia
(o se preferite del maleficio), che sarebbe indotta da superiori esseri demoniaci
che hanno voluto colpire così il malcapitato per ragioni diverse. Possedere
un’anima anche in questo caso farebbe ovviamente la differenza come per
l‘ebraico Golem di cui abbiamo già parlato o nel più recente mostro di
Frankestein dal celebre romanzo di Mary Shelley, entrambi esseri mostruosi
fabbricati dall’uomo ma privi della medesima. Il lupo può assumere nuovamente
sembianze umane anche se durante la sua crisi, si tufferà nell’acqua meglio
sorgiva o comunque pura, sarebbe consigliabile quindi (sempre secondo la
tradizione popolare) che i familiari abbiano “ l’avvedutezza di tenere dietro la porta una catinella d’acqua affinchè
rientrato quegli senza essersi tuffato nell’acqua durante la notturna
scorribanda nei campi, vi si bagni e riacquisti la propria personalità umana
fino a nuova crisi del male” D. Priori – “Folklore abruzzese” Lanciano 1964.
Un licantropo che uccide una donna |
Anche un licantropo colpito a morte può riassumere le proprie
sembianze riappropriandosi finalmente della sua vera anima se non in stato di dannazione.
Il cinema e i
licantropi
Ampio spazio ha riservato la cinematografia sull’argomento
delle nostre didattiche dissertazioni; e come per altri tipi di fenomenologie
legate al “paranormale” e alla tradizione, anche la licantropia si è assai
evoluta nel tempo. Fu il bravissimo attore Lon Chaney che dette anima e corpo a
questa versione di disturbo mentale con la trilogia di film “L’uomo Lupo”,
“Frankestein contro l’uomo Lupo” e “La casa degli orrori” (in quest’ultimo era
proprio Dracula il vampiro David Carradine, che ne esalterà le caratteristiche
con la sua demoniaca azione), tutte pellicole girate in un ottimo bianco e nero
per l’epoca, in grado di dare a mio avviso ulteriore suggestione alle scene
intorno agli anni 40’
– 50’ del
secolo scorso.
Lord Chaney Wolf Man |
Poi la riscoperta recente con la creazione di intere serie
televisive pressoché fisse ma anche un po’ squallide e ripetitive se pur dotate
di effetti speciali notevoli.
Cappuccetto Rosso |
Fra queste una non più recente rivisitazione sull’argomento
però più interessante perché riferita ad una favola della nostra infanzia,
l’intramontabile “Cappuccetto Rosso”,
con connotazioni e scopi diversi e forse più reali: stiamo parlando del
film “In compagnia dei Lupi” dove una intrigante chiave erotico –
animalesca trasforma sapientemente la
bella fiaba in una sorta di connubio amore – sensualità con i personaggi
consueti trasformati non in lupi intesi come animali ma proprio in Licantropi.
Locandina del film "In compagnia dei Lupi" |
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