Abbiamo già
accennato negli scritti precedenti sul simbolismo delle costruzioni di come
durante il primo medioevo contrassegnato dallo stile romanico, le aperture e le
finestre in particolare, praticate nelle pesanti strutture delle pievi e delle
chiese del periodo, fossero di dimensioni assai ridotte con una elegante
“strombatura” interna che però non corrispondeva all’effettiva superficie
illuminante posta sull’esterno della parete. Gli storici dell’arte ma anche la
religione cristiana, attribuiscono tale scelta come voluta, per permettere una
maggiore capacità di concentrazione e raccoglimento interiore a chi all’interno
del tempio si dedicava alla preghiera. I raggi del sole penetravano infatti con
fatica all’interno della chiesa, creando una atmosfera quasi surreale,
sottolineata da ricorrenti motivi decorativi e dalle sculture spesso
volutamente inquietanti, poste sui capitelli e negli angoli dei robusti
pilastri, in grado di trasmettere al fedele un senso di timore quasi
reverenziale nei confronti del luogo sacro dove egli stesso si trovava. Tutto
questo subì una notevole quanto risolutiva trasformazione nel successivo
periodo gotico, caratterizzato da gigantesche finestre con arco a “ogiva” in
grado anche di alleggerire le altissime pareti, e i rosoni posti sia ai lati delle navate che sulla facciata e
nell’abside, che illuminavano la chiesa – cattedrale, con una luce brillante e
multicolore. La cupa concentrazione romanica svaniva in funzione di una
fantasia di effetti di luce che trasmettevano nei fedeli il senso del sacro e
del divino in ben altro modo.
Scrive Guillaume de Mende a proposito delle finestre delle chiese:
Verona, San Giovanni in Valle, monofora in stile romanico |
“Le finestre della chiesa che sono
fatte di un vetro trasparente, sono le divine Scritture che respingono il vento
e la pioggia, che cioè impediscono l’ingresso nella chiesa di ciò che potrebbe
nuocere all’edificio e ai fedeli che vi sono riuniti. E mentre esse cedono il
passo al chiarore del vero sole (che è Dio) nella chiesa, e cioè nel cuore dei
fedeli, esse illuminano chi si trova nel suo seno. Esse sono più larghe
all’interno, perché il senso del mistico è più esteso e sorpassa il senso
letterale. Le finestre rappresentano ancora i cinque sensi del corpo: la loro
forma significa che essi devono essere ristretti fuori, per non attirare dentro
le vanità di questo mondo, e sbocciare all’interno per ricevere più largamente
e più liberamente i doni spirituali”.
Senza voler
intervenire nel vero concetto del discorso, ci piacerebbe aggiungere che tali
doni spirituali, dovrebbero essere ricevuti anche più degnamente da parte del
fedele, che ha aperto il suo cuore a Dio ma non alle falsità e alle lusinghe
terrene.
Le vetrate
istoriate avevano la precisa funzione di mostrare ed indicare ai convenuti
(soprattutto gente semplice) e che non
conosceva molto bene le Sacre Scritture, ciò in cui doveva credere. L’atmosfera
creata da queste multicolori aperture assieme alla decorazione pittorica creata
da vernici al piombo con figure di santi, apostoli, profeti, ma anche l’albero
della vita e a volte lo stesso Santo Graal, inducevano il fedele ad ammirare
una sorta di “terribile” quanto sacra meraviglia che faceva ben comprendere
come egli stesso, si trovasse (una volta superato il portale di ingresso) in un
ambiente diverso, autentico viatico verso l’incommensurabile e il Divino.
Vetrate periodo gotico medievale l'Arte della Luce |
L’odierna
cromoterapia ci fa capire poi di come i colori se specialmente “proiettati”
dalla luce emanata dall’esterno, costituissero una autentica terapia
“spirituale” connessa con il corpo e la mente del visitatore o di chi assisteva
alle funzioni religiose. Vi è poi un altro aspetto assai importante se non
primario, riferito a vetrate e rosoni del periodo gotico ed è quello legato
all’Alchimia.
Scrive Sancelrien Tourangeau
alchimista del XVI secolo: “La nostra pietra ha la stessa sorprendente virtù di
dare interiormente ogni tipo di colori al vetro come accade nei vetri della
Santa Cappella di Parigi e delle chiese di San Gatieu e di San Martin, nella citta di Tour”.
Fantasmagorici effetti di luce trasmessa dall'esterno attraverso vetrate |
Una sorta di
“Fuoco Filosofico” emanato da personaggi e decorazioni posti nelle vetrate
policrome di chiese e cattedrali, in grado di suscitare emozioni molto simili
ad una specie di ebbrezza interiore, in ciascun frequentatore del tempio,
seppure con reazioni diverse da individuo a individuo, ma accomunate da un
comune percorso dettato da scene e personaggi biblici o del Vangelo colorati e
illuminati dall’esterno.
A Chartres
come a Notre Dame di Parigi, i rossi, i gialli dorati e i blu, brillano nella
profondità delle immense navate, illuminando i pavimenti in pietra e marmo
istoriati, quasi fossero manifestazioni indipendenti dalla stessa luce fisica.
Cattedrale di Chartres, rosone |
L’effetto di
insieme è ancora oggi definibile “fantasmagorico” ma anche decisamente
suggestivo, immaginatevi il composto e riottoso uomo medievale di fronte a
simbologie ed effetti del genere…forse è difficile per gli architetti che
ancora oggi seguono quella che potremo definire una “cattedrale moderna”
Barcellona, Sagrada Familia, interno |
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