giovedì 19 novembre 2020

Dell’illuminazione e del simbolismo delle finestre delle chiese

di Mario Pagni

Abbiamo già accennato negli scritti precedenti sul simbolismo delle costruzioni di come durante il primo medioevo contrassegnato dallo stile romanico, le aperture e le finestre in particolare, praticate nelle pesanti strutture delle pievi e delle chiese del periodo, fossero di dimensioni assai ridotte con una elegante “strombatura” interna che però non corrispondeva all’effettiva superficie illuminante posta sull’esterno della parete. Gli storici dell’arte ma anche la religione cristiana, attribuiscono tale scelta come voluta, per permettere una maggiore capacità di concentrazione e raccoglimento interiore a chi all’interno del tempio si dedicava alla preghiera. I raggi del sole penetravano infatti con fatica all’interno della chiesa, creando una atmosfera quasi surreale, sottolineata da ricorrenti motivi decorativi e dalle sculture spesso volutamente inquietanti, poste sui capitelli e negli angoli dei robusti pilastri, in grado di trasmettere al fedele un senso di timore quasi reverenziale nei confronti del luogo sacro dove egli stesso si trovava. Tutto questo subì una notevole quanto risolutiva trasformazione nel successivo periodo gotico, caratterizzato da gigantesche finestre con arco a “ogiva” in grado anche di alleggerire le altissime pareti, e i rosoni posti  sia ai lati delle navate che sulla facciata e nell’abside, che illuminavano la chiesa – cattedrale, con una luce brillante e multicolore. La cupa concentrazione romanica svaniva in funzione di una fantasia di effetti di luce che trasmettevano nei fedeli il senso del sacro e del divino in ben altro modo.

Scrive Guillaume de Mende a proposito delle finestre delle chiese:

Verona, San Giovanni in Valle, monofora in stile romanico

“Le finestre della chiesa che sono fatte di un vetro trasparente, sono le divine Scritture che respingono il vento e la pioggia, che cioè impediscono l’ingresso nella chiesa di ciò che potrebbe nuocere all’edificio e ai fedeli che vi sono riuniti. E mentre esse cedono il passo al chiarore del vero sole (che è Dio) nella chiesa, e cioè nel cuore dei fedeli, esse illuminano chi si trova nel suo seno. Esse sono più larghe all’interno, perché il senso del mistico è più esteso e sorpassa il senso letterale. Le finestre rappresentano ancora i cinque sensi del corpo: la loro forma significa che essi devono essere ristretti fuori, per non attirare dentro le vanità di questo mondo, e sbocciare all’interno per ricevere più largamente e più liberamente i doni spirituali”.

Senza voler intervenire nel vero concetto del discorso, ci piacerebbe aggiungere che tali doni spirituali, dovrebbero essere ricevuti anche più degnamente da parte del fedele, che ha aperto il suo cuore a Dio ma non alle falsità e alle lusinghe terrene.

Le vetrate istoriate avevano la precisa funzione di mostrare ed indicare ai convenuti (soprattutto gente semplice)  e che non conosceva molto bene le Sacre Scritture, ciò in cui doveva credere. L’atmosfera creata da queste multicolori aperture assieme alla decorazione pittorica creata da vernici al piombo con figure di santi, apostoli, profeti, ma anche l’albero della vita e a volte lo stesso Santo Graal, inducevano il fedele ad ammirare una sorta di “terribile” quanto sacra meraviglia che faceva ben comprendere come egli stesso, si trovasse (una volta superato il portale di ingresso) in un ambiente diverso, autentico viatico verso l’incommensurabile e il Divino.

Vetrate periodo gotico medievale l'Arte della Luce

L’odierna cromoterapia ci fa capire poi di come i colori se specialmente “proiettati” dalla luce emanata dall’esterno, costituissero una autentica terapia “spirituale” connessa con il corpo e la mente del visitatore o di chi assisteva alle funzioni religiose. Vi è poi un altro aspetto assai importante se non primario, riferito a vetrate e rosoni del periodo gotico ed è quello legato all’Alchimia.

Scrive Sancelrien Tourangeau alchimista del XVI secolo: “La nostra pietra ha la stessa sorprendente virtù di dare interiormente ogni tipo di colori al vetro come accade nei vetri della Santa Cappella di Parigi e delle chiese di San Gatieu  e di San Martin, nella citta di Tour”.

Fantasmagorici effetti di luce trasmessa dall'esterno attraverso vetrate

Una sorta di “Fuoco Filosofico” emanato da personaggi e decorazioni posti nelle vetrate policrome di chiese e cattedrali, in grado di suscitare emozioni molto simili ad una specie di ebbrezza interiore, in ciascun frequentatore del tempio, seppure con reazioni diverse da individuo a individuo, ma accomunate da un comune percorso dettato da scene e personaggi biblici o del Vangelo colorati e illuminati dall’esterno.

A Chartres come a Notre Dame di Parigi, i rossi, i gialli dorati e i blu, brillano nella profondità delle immense navate, illuminando i pavimenti in pietra e marmo istoriati, quasi fossero manifestazioni indipendenti dalla stessa luce fisica.

Cattedrale di Chartres, rosone

L’effetto di insieme è ancora oggi definibile “fantasmagorico” ma anche decisamente suggestivo, immaginatevi il composto e riottoso uomo medievale di fronte a simbologie ed effetti del genere…forse è difficile per gli architetti che ancora oggi seguono quella che potremo definire una “cattedrale moderna” la Sagrada Familia di Antonì Gaudì a Barcellona in fase di perenne completamento, riuscire con i mezzi attuali fare di meglio di allora, seppure con le infinite soluzioni che oggi offre la tecnologia e gli stessi moderni criteri di realizzazione.

Barcellona, Sagrada Familia, interno

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