giovedì 5 novembre 2020

Significato simbolico della planimetria della chiesa

di Mario Pagni

Firenze, Santa Maria del Fiore, veduta area

La vista dall’alto di un qualsiasi edificio aiuta molto a chiarire significati e scopi per i quali esso è stato progettato e costruito, così come le sue probabili aggiunte e trasformazioni sia in corso d’opera che durante gli anni e i secoli successivi alla sua realizzazione.

Quello che salta quasi subito all’occhio specialmente nel periodo o stile romanico ma anche nel primo stile gotico è l’orientamento del quale abbiamo già parlato più volte. Scrive Guillame Durand De Mende: “Essa (la chiesa) deve essere costruita in modo tale che il capo guardi dritto verso l’Oriente. L’abside della chiesa sarà dunque rivolta verso l’alzarsi equinoziale del Sole, per significare che la Chiesa, che combatte sulla terra, si deve comportare con moderazione e giustizia d’animo nella gioia come nelle afflizioni; non bisogna quindi orientare l’abside verso l’alzarsi del Solstizio come fanno alcuni”.

Inoltre:

La disposizione della chiesa “materiale” rappresenta la forma del corpo umano, visto che la balaustra o il luogo dove si trova l’altare rappresenta la testa, e la croce dell’una e dell’altra parte le braccia e le mani; infine l’altra parte che si estende dopo occidente, tutto il resto del corpo”.

Crocifissione

Da queste considerazioni che ci pervengono direttamente dal medioevo profondo, si ha già una idea di base sulla forma planimetrica di un edificio religioso cristiano, ispirata proprio dalla figura del Cristo in croce. La cattedrale gotica ma prima ancora le pesanti strutture di una chiesa di periodo romanico come ad esempio una pieve (da Plebes, popolo), hanno di norma una pianta a “croce latina”, con il braccio trasversale (transetto) più corto rispetto alla “nave principale” o navata. La forma si richiama (come anche nelle considerazioni di cui sopra), proprio alla croce che fu il patibolo di Gesù Cristo. La navata principale in questa tipologia planimetrica può essere anche raddoppiata o triplicata in larghezza, con la parte terminale dove trova collocazione l’altare spesso circoscritto dal coro. La navata principale nel punto dove viene “incrociata” dal transetto nel modello a croce latina, è sormontata proprio in corrispondenza dell’altare principale da una struttura a “cupola” che ne accentua la sacralità e il contatto verso l’alto del cielo.

Transetto di una chiesa cattedrale gotica

Questa pianta era stata già precedentemente adottata in molte basiliche di periodo paleocristiano che a sua volta ricalcavano estendendola ai “bracci laterali” la struttura delle basiliche di epoca romana che però avevano funzioni diverse. La pianta a croce latina viene affiancata già in antico da un disegno planimetrico del tipo “a croce greca” che invece ha i bracci uguali fra loro, come se fossero iscritti idealmente in un cerchio. Questo perché le chiese a croce greca, spesso legate alla tradizione bizantina, venivano generalmente costruite, sopra la tomba di un martire cristiano martirya.

Tipologia planimetrica delle chiese
Il significato della pianta a croce greca è quindi leggermente diverso simbolicamente rispetto all’impianto a croce latina perché mentre nel primo caso si è volutamente rappresentato l’uomo e il Cristo crocifisso, nel secondo si predilige una spiegazione simbolica che viene anche da più lontano nei secoli e che vede prevalere la centralità dell’edificio, in una sorta di figura geometrica che raccoglie quadrato e cerchio in una unica essenziale unità costruttiva, capace di integrare la perfezione del cerchio (da sempre simbolo della perfezione divina), con il quadrato simbolo della Terra. Nel modello a croce greca il fedele entra a volte da più parti ma è quasi subito in presenza del Sacro e della sua manifestazione terrena (tempio dell’uomo o del divino in terra), nella chiesa a croce latina prevale invece il concetto di percorso che collega direttamente l’ingresso, (con il portale come elemento di trapasso dal mondo profano a quello sacro) con l’abside dove è posto l’altare maggiore il suo “Sancta Santorum”. 

Pianta basilicale a croce greca, Todi, Santa Maria della Conciliazione

Un viaggio del fedele verso la Vera Luce accentuata nel caso delle cattedrali gotiche e portata ai massimi livelli per mezzo di grandi vetrate policrome e di rosoni che oltre ad alleggerire razionalmente la struttura, la consacrano alla luminosità spaziale, concedendosi da subito a quella spinta verticale che in altri stili si ottiene solo dopo la fine del percorso al di sotto della cupola soprastante l’altare.

Copertura a cupola su pianta a croce greca

Vi è in ultimo da considerare ma non per minore importanza il simbolismo della cosiddetta “croce Commissa”, traduzione semplice ma primordiale della croce a forma di “Tau”. Il termine fu coniato da Giusto Lipsio (1547–1606) per indicare questo particolare tipo di croce che culminava nella parte verticale con una trave continua (cum–missa) e la cui forma richiamava appunto la lettera greca T o Tau, divenuta in seguito anche il simbolo del bastone con il quale i pellegrini si accompagnavano nel loro cammini di fede e preghiera. Nella realtà del martirio imposto dai romani ai primi cristiani, essa era la vera forma della croce usata per il martirio stesso.

Crux commissa o Tau

Elementi simbolici quindi a non finire e che trovano la loro reale spiegazione planimetrica se volutamente cercati anche negli elevati nelle sculture e nei decori che compiutamente ne definiscono l’intero edificio.

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