giovedì 12 novembre 2020

Il Labirinto come simbolo di percorso esistenziale

di Mario Pagni

Mosaico di epoca romana, Teseo e il Minotauro

Fra i simboli più importanti fino dalla più remota antichità il Labirinto si presenta ancora oggi come fra i più enigmatici e dai molteplici e reconditi significati.

Labirinto deriva dal nome greco labýrinthos (λαβύρινθος), usato nella mitologia per indicare il labirinto del palazzo di Cnosso. La parola è di origine pre-greca e Arthur Evans espresse la sua ipotesi supponendo la sua derivazione dal lidio labrys, bipenne, l'ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta. "Labirinto" vuol dire dunque "palazzo dell'ascia bipenne" con il suffisso -into a significare "luogo" su modello del greco Corinto, cioè il palazzo del re Minosse a Cnosso.

 Il Labirinto è presente quasi in ogni civiltà del nostro globo terracqueo ma quello che noi tutti conosciamo appartenente ai nostri ricordi di scuola è sicuramente quello progettato da Dedalo a Cnosso dentro al quale vi era una oscura e inquietante presenza : il Minotauro. Da esso se ne poteva uscire soltanto con lo strattagemma del “filo di Arianna” che se seguito poteva ricondurre il malcapitato nuovamente all’ingresso e alla salvezza. Prima ancora in ambito italiano preistorico nella Valcamonica, troviamo il labirinto inciso o dipinto con evidenza e in varie occasioni sulla pietra; gli studiosi asseriscono che esso avrebbe simboleggiato l’utero il cui  significato era legato alla rigenerazione e alla ciclicità.

Valcamonica, antica civiltà dei Camuni, Labirinto su pietra

In seguito e in ambito italiano furono prima gli Etruschi (Labirinto di Porsenna a Chiusi in provincia di Siena) e poi i Romani ad usarlo spesso persino nelle decorazioni murarie e pavimentali sia pittoriche (meandri) che a mosaico.

Esistono vari modi e teorie per entrare e uscire dal labirinto a parte il succitato Filo di Arianna che oggi può essere anche calcolato attraverso un Algoritmo:

“Il procedimento consiste nell'appoggiare la mano destra (o la sinistra) alla parete destra del labirinto (o rispettivamente alla parete sinistra) all'entrata del labirinto, e scegliere l'unico percorso che permetta di non staccare mai la mano dalla parete scelta, fino a raggiungere una delle eventuali altre uscite, o il punto di partenza. Nel caso particolare di una sola uscita, l'algoritmo conduce a un vicolo cieco, dal quale si ritorna al punto di partenza semplicemente continuando a seguire la parete prescelta”.

Chiusi (SI), Labirinto di Porsenna

E’ con il medioevo soprattutto quello del periodo romanico-gotico che il labirinto troverà e acquisirà nuovi e forse più calzanti simbolismi anche di tipo esoterico e talvolta magico. Non dimentichiamoci però mai che la matrice tramandata dalla preistoria e dall’antichità in senso generale, sarà e rimarrà pressoché la stessa, quella legata a primordiali culti e ritualità che mai abbandoneranno questo emblematico schema geometrico, talvolta di forma rotonda, ma spesso anche quadrata, ottagonale e rettangolare.

Scrive Antonella Roversi Monaco nel suo libro “I Segreti delle Cattedrali”: Nella cattedrale il labirinto assume connotati differenti: il percorso equivale ad un pellegrinaggio in Terra Santa, lo sostituisce ed è una avventura dello spirito. Chi non ha la possibilità di compiere il viaggio a Gerusalemme, può seguire questo percorso in miniatura, girando a piedi scalzi o magari con le ginocchia a terra lungo i meandri circolari di Chartres oppure lungo quelli quadrati di Amiens”.

Cattedrale di Chartres, labirinto pavimentale

Qui entra “in ballo” un nuovo aspetto del labirinto legato strettamente al pellegrinaggio assai diffuso come prova di espiazione e di salvezza proprio nel periodo medievale e soprattutto inteso su larga scala non solo verso la Terra Santa ma anche verso varie direzioni anche in Europa. Celeberrimo il percorso cristiano verso San Giacomo di Compostella. Il concetto guida di questa “nuova” interpretazione del significato legato al labirinto è dunque anche ritrovare se stessi in funzione di un diverso modo di lettura dell’umana esistenza, fino all’attribuzione di un vero e innovativo percorso esistenziale. Non solo quindi espiazione e penitenza per il raggiungimento attraverso una sorta di punizione la vera fede ritrovata, ma anche una ricerca introspettiva del proprio Io con il quale dialogare vincendo almeno in parte le proprie umane paure ( il Minotauro?). Saranno molti i percorsi su schema europeo legati ai pellegrinaggi; fra questi oltre al succitato San Giacomo di Compostella o “Campo della Stella” lungo quella che ancora oggi si ama definire la “Via Lattea” con chiari riferimenti anche astronomici, troveremo l’altro importantissimo percorso che da Canterbury condurrà prima a Roma e poi al successivo storico imbarco pugliese proprio per Gerusalemme e la Terra Santa. Innumerevoli i “diverticoli” di questi percorsi spesso contrassegnati da labirinti posti lungo le tappe in vario modo, sulle varie chiese incontrate lungo strade e mulattiere, ma anche su semplici tabernacoli o “crocicchi”.

Lucca, Duomo, labirinto inciso a parete

La via Francigena e la via Romea saranno quelli principali in territorio italiano usati ancora oggi se pure con nuove motivazioni non sempre a carattere mistico o religioso. Entrambi i percorsi attraversano luoghi bellissimi di alto livello culturale e paesaggistico che nel corso degli anni hanno visto il proliferare di aree e tappe sempre meglio attrezzate da ogni punto di vista compreso quello eno–gastronomico oltre di una efficace puntuale cartellonistica. Tutto quello che riguarda una “prova” da affrontare (usando una simbologia di tipo composto), ci vede protagonisti di una “impresa” con difficoltà da superare un po’ come le celeberrime dodici fatiche di Ercole ricche di significati del genere. Anche il labirinto fa parte di ciò se considerato come una prova che prima di essere esteriore è anche e soprattutto interiore, ovvero un vero concreto confronto con noi stessi.

Lucca, San Martino, Labirinto


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