di Chiara Sacchetti
San Nicola, San Nicolaus e infine Santa Claus. È questa, più
o meno, l'esatta sequenza che ha portato intorno alla metà dell'
Ma chi era davvero San Nicola? Nato a Patara di Lycia
(Turchia) tra il 261 e il 280 d.C., da Epifanio e Giovanna, greci benestanti e
cristiani, Nicola fin da piccolissimo mostrò, secondo una leggenda offerta più
dalle penne di agiografi che cercavano di raccontare i segni di santità che dalla
sua vera esistenza, la sua forte fede, rifiutando più di una poppata
giornaliera il mercoledì e il venerdì secondo i precetti cristiani di astinenza.
I genitori purtroppo morirono presto e Nicola, ancora piccolo, divenne erede di
un ricco patrimonio che, secondo la leggenda, destinò ai poveri e ai bisognosi:
numerosi racconti (soprattutto medievali) riferiscono di momenti in cui il
futuro santo avrebbe messo se stesso e quello che gli apparteneva a
disposizione degli altri, salvando dei fanciulli che rischiavano di morire e
donando i soldi per la dote a tre ragazze che rischiavano di prostituirsi per farle
invece maritare. Il padre delle fanciulle, si racconta, povero e senza lavoro,
decise di far indurre alla prostituzione le figlie per avere i soldi necessari
per sfamare la famiglia. Una notte, Nicola, perché non accadesse questo, lasciò
un sacchetto di monete sul davanzale di una finestra: al mattino seguente
l'uomo vide il dono, grazie al quale fece sposare la figlia più grande. Qualche
notte dopo accadde di nuovo e il padre fece lo stesso con la seconda: curioso
di sapere da dove venissero quei preziosi regali, decise di restare sveglio e di
aspettare il suo benefattore. Attese molto e come accaduto le altre due volte precedenti, Nicola arrivò
alla finestra e lasciò il sacchetto pieno di monete: il padre lo vide e,
ringraziandolo, gli promise che non avrebbe raccontato niente a nessuno. Un'altra
storia narra, invece, della sorte di tre ragazzini che chiesero ospitalità in
una locanda: accolti dall'oste e dalla moglie con piacere visto che mancava a
loro della carne, i tre vennero presi, fatti a pezzettini e messi in salamoia
per poterli servire agli ospiti. Nicola, una volta finito il lavoro dei due
poco gentili ospitanti, bussò alla loro porta chiedendo loro proprio della
carne, ma al rifiuto si fece portare in dispensa dove estrasse i tre fanciulli ancora
vivi.
Ancora giovane lasciò la terra natia per trasferirsi a Myra
dove fu ordinato sacerdote: qui, dopo la morte del vescovo metropolita, fu
acclamato suo successore e nel 305 imprigionato ed esiliato durante le
persecuzioni di Diocleziano. Liberato da Costantino, riprese qualche anno più
tardi la sua attività apostolica: la tradizione ci narra che avrebbe
partecipato al Concilio di Nicea del 325 dove avrebbe addirittura preso a
schiaffi Ario, condannandone vivamente la dottrina, sentimento confermato negli
scritti di Andrea di Creta e di Giovanni Damasceno, in cui viene alla luce la
sua profonda fede nei principi dell'ortodossia. Morì nella sua città d'adozione
il 6 dicembre 343, di vecchiaia, in pochi giorni e dalle sue reliquie, ospitate
fino all'XI secolo nella Cattedrale di Myra, sgorgava un olio profumato dai
poteri miracolosi.Agnolo Gaddi, San Nicola resuscita tre bambini
Ma fu nel Medioevo che il culto di San Nicola cominciò a
diffondersi. Tra il VII e l'VIII secolo, quando di fronte alle coste dove a
Myra sorgeva il Santuario a lui dedicato, Arabi e Bizantini combattevano per la
supremazia di quel tratto di mare, il luogo divenne il punto di riferimento per
i marinai e lui il loro protettore. Il suo culto si espanse così fino ad
arrivare a Roma, Gerusalemme, Costantinopoli, in Russia e in tutto l'Occidente,
Italia compresa: nel 1087 una spedizione navale di marinai e sacerdoti partita
da Bari, città in cerca di nuova veste dopo la perdita di capitale dell'Impero
Bizantino, si impadronì delle sue spoglie prelevate dalla Cattedrale di Myra, che poi
vennero poste, due anni più tardi, nella cripta della Basilica eretta in suo
onore. Dieci anni più tardi un'altra flotta, partita questa volta da Venezia,
arrivò a Myra dove si appropriò del resto delle reliquie che i baresi avevano
lasciato nella fretta: una volta tornati, dichiararono il santo protettore
della flotta della Serenissima e gli dedicarono molte opere fra cui il duomo
nel "Giardino della Serenissima".
Piano piano la sua figura cominciò ad assumere alcune delle
caratteristiche tipiche di divinità pagane, come il romano Saturno o il nordico
Odino, rappresentati con una lunga barba bianca e capaci di volare. A ricordo
dei due famosi episodi narrati in quell'epoca, la sera del 5 dicembre (nel suo
giorno della morte di Nicola) prese uso di scambiarsi i doni: in groppa al suo
cavallino faceva visita nelle case di tutti i bambini, quelli cattivi dovevano
vedersela con il suo animale servitore, mentre a quelli buoni lasciava regali,
frutta e dolciumi nelle scarpe. È una tradizione che ancora oggi vive in alcune
località d'Italia come Bari, Trieste, Molfetta, a Bolzano e nel Bellunese, mentre
nell'Arco Alpino, in Svizzera, Austria e Alto Adige, il Santo è accompagnato da
un certo Krampus, una specie di diavolo a cui viene attribuito il ruolo di
rapitore dei bambini. Nei Paesi Bassi, in Belgio e in Lussemburgo invece viene
festeggiato due settimane prima del giorno della consegna dei doni e
dall'Olanda (è patrono della città di Amsterdam) arrivò a New Amsterdam con il
nome di Sinterklaas da cui poi ebbe origine Santa Claus.
Ma nel '500
Ma fu in America che San Nicola divenne il Babbo Natale che
ancora oggi conosciamo, grazie soprattutto agli immigrati europei che portarono
le loro tradizioni e credenze, in particolare gli Olandesi che, nel 1631
fondarono New Amsterdam, oggi New York, e diffusero così la sua figura con il nome di
Sinterklaas. Nel 1809 Washington Irving immaginò in un libro l'uomo che andava
sui tetti portando regali ai bambini buoni; poi nel libretto "The
Children's friend" di un anonimo egli
appare finalmente associato al Natale e vestito con le pellicce tipiche
germaniche, ha un carro trainato da una sola renna e punisce i bambini cattivi.
Nel 1822, Clement Clark Moore scrisse per i suoi figli "A visit from St.
Nicholas", la poesia che sarebbe diventata famosissima in tutto il mondo, in
cui lo descriveva con una slitta trainata da otto renne che portava i doni ai
bambini buoni. Fu però alla fine del secolo nelle illustrazioni di Thomas Nast,
disegnatore e vignettista politico, che si arrivò alla figura che tutti noi
oggi conosciamo, un uomo corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia
bianchi, che dal Polo Nord sulla sua slitta trainata dalle renne, porta i doni
a tutti i bambini ai quali avrebbe controllato il loro comportamento durante
tutto l'anno.Tomte svedese, Babbo Natale che cavalca una capra
A far arrivare la leggenda o fiaba se preferite (per effetto
di ritorno), in Europa furono soprattutto i soldati americani durante
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