lunedì 21 dicembre 2020

San Nicola e Santa Claus (o Babbo Natale)

di Chiara Sacchetti

San Nicola, San Nicolaus e infine Santa Claus. È questa, più o meno, l'esatta sequenza che ha portato intorno alla metà dell'800 a trasformare il Santo vissuto fra il III e il IV secolo d.C. nella figura buona e portatrice di doni dei bambini, rappresentato, come nell'Abbazia di Novalesa dell'XI secolo (Torino), da vescovo, con una casula blu e una stola a motivi geometrici, in mano un bastone pastorale (suo emblema assieme a tre sacchetti di monete o tre palle d'oro) e una mitra.

San Nicola

Ma chi era davvero San Nicola? Nato a Patara di Lycia (Turchia) tra il 261 e il 280 d.C., da Epifanio e Giovanna, greci benestanti e cristiani, Nicola fin da piccolissimo mostrò, secondo una leggenda offerta più dalle penne di agiografi che cercavano di raccontare i segni di santità che dalla sua vera esistenza, la sua forte fede, rifiutando più di una poppata giornaliera il mercoledì e il venerdì secondo i precetti cristiani di astinenza. I genitori purtroppo morirono presto e Nicola, ancora piccolo, divenne erede di un ricco patrimonio che, secondo la leggenda, destinò ai poveri e ai bisognosi: numerosi racconti (soprattutto medievali) riferiscono di momenti in cui il futuro santo avrebbe messo se stesso e quello che gli apparteneva a disposizione degli altri, salvando dei fanciulli che rischiavano di morire e donando i soldi per la dote a tre ragazze che rischiavano di prostituirsi per farle invece maritare. Il padre delle fanciulle, si racconta, povero e senza lavoro, decise di far indurre alla prostituzione le figlie per avere i soldi necessari per sfamare la famiglia. Una notte, Nicola, perché non accadesse questo, lasciò un sacchetto di monete sul davanzale di una finestra: al mattino seguente l'uomo vide il dono, grazie al quale fece sposare la figlia più grande. Qualche notte dopo accadde di nuovo e il padre fece lo stesso con la seconda: curioso di sapere da dove venissero quei preziosi regali, decise di restare sveglio e di aspettare il suo benefattore. Attese molto e come accaduto  le altre due volte precedenti, Nicola arrivò alla finestra e lasciò il sacchetto pieno di monete: il padre lo vide e, ringraziandolo, gli promise che non avrebbe raccontato niente a nessuno. Un'altra storia narra, invece, della sorte di tre ragazzini che chiesero ospitalità in una locanda: accolti dall'oste e dalla moglie con piacere visto che mancava a loro della carne, i tre vennero presi, fatti a pezzettini e messi in salamoia per poterli servire agli ospiti. Nicola, una volta finito il lavoro dei due poco gentili ospitanti, bussò alla loro porta chiedendo loro proprio della carne, ma al rifiuto si fece portare in dispensa dove estrasse i tre fanciulli ancora vivi.

Agnolo Gaddi, San Nicola resuscita tre bambini
Ancora giovane lasciò la terra natia per trasferirsi a Myra dove fu ordinato sacerdote: qui, dopo la morte del vescovo metropolita, fu acclamato suo successore e nel 305 imprigionato ed esiliato durante le persecuzioni di Diocleziano. Liberato da Costantino, riprese qualche anno più tardi la sua attività apostolica: la tradizione ci narra che avrebbe partecipato al Concilio di Nicea del 325 dove avrebbe addirittura preso a schiaffi Ario, condannandone vivamente la dottrina, sentimento confermato negli scritti di Andrea di Creta e di Giovanni Damasceno, in cui viene alla luce la sua profonda fede nei principi dell'ortodossia. Morì nella sua città d'adozione il 6 dicembre 343, di vecchiaia, in pochi giorni e dalle sue reliquie, ospitate fino all'XI secolo nella Cattedrale di Myra, sgorgava un olio profumato dai poteri miracolosi.

Ma fu nel Medioevo che il culto di San Nicola cominciò a diffondersi. Tra il VII e l'VIII secolo, quando di fronte alle coste dove a Myra sorgeva il Santuario a lui dedicato, Arabi e Bizantini combattevano per la supremazia di quel tratto di mare, il luogo divenne il punto di riferimento per i marinai e lui il loro protettore. Il suo culto si espanse così fino ad arrivare a Roma, Gerusalemme, Costantinopoli, in Russia e in tutto l'Occidente, Italia compresa: nel 1087 una spedizione navale di marinai e sacerdoti partita da Bari, città in cerca di nuova veste dopo la perdita di capitale dell'Impero Bizantino, si impadronì delle sue spoglie  prelevate dalla Cattedrale di Myra, che poi vennero poste, due anni più tardi, nella cripta della Basilica eretta in suo onore. Dieci anni più tardi un'altra flotta, partita questa volta da Venezia, arrivò a Myra dove si appropriò del resto delle reliquie che i baresi avevano lasciato nella fretta: una volta tornati, dichiararono il santo protettore della flotta della Serenissima e gli dedicarono molte opere fra cui il duomo nel "Giardino della Serenissima".

Piano piano la sua figura cominciò ad assumere alcune delle caratteristiche tipiche di divinità pagane, come il romano Saturno o il nordico Odino, rappresentati con una lunga barba bianca e capaci di volare. A ricordo dei due famosi episodi narrati in quell'epoca, la sera del 5 dicembre (nel suo giorno della morte di Nicola) prese uso di scambiarsi i doni: in groppa al suo cavallino faceva visita nelle case di tutti i bambini, quelli cattivi dovevano vedersela con il suo animale servitore, mentre a quelli buoni lasciava regali, frutta e dolciumi nelle scarpe. È una tradizione che ancora oggi vive in alcune località d'Italia come Bari, Trieste, Molfetta, a Bolzano e nel Bellunese, mentre nell'Arco Alpino, in Svizzera, Austria e Alto Adige, il Santo è accompagnato da un certo Krampus, una specie di diavolo a cui viene attribuito il ruolo di rapitore dei bambini. Nei Paesi Bassi, in Belgio e in Lussemburgo invece viene festeggiato due settimane prima del giorno della consegna dei doni e dall'Olanda (è patrono della città di Amsterdam) arrivò a New Amsterdam con il nome di Sinterklaas da cui poi ebbe origine Santa Claus.

Ma nel '500 la Riforma Protestante, che prese piede in molti di quei Paesi appena citati, portò con sé una serie di divieti e prescrizioni, fra cui l'abolizione del culto dei santi, mettendo così fine anche al culto di San Nicola e alla tradizione dei regali per i bambini: nei Paesi nordici nacquero così una serie di figure, a metà fra demoni e folletti, come Krampus, Ru-klaus (Nicola il Rozzo), Aschenklas (Nicola di cenere) o Pelznickel (Nicola il Peloso), che aiutavano lo stesso Santo nel suo "lavoro", garantendo che i bambini facessero i buoni sotto la minaccia di frustate o di rapimenti.

Tomte svedese, Babbo Natale che cavalca una capra
Ma fu in America che San Nicola divenne il Babbo Natale che ancora oggi conosciamo, grazie soprattutto agli immigrati europei che portarono le loro tradizioni e credenze, in particolare gli Olandesi che, nel 1631 fondarono New Amsterdam, oggi New York, e  diffusero così la sua figura con il nome di Sinterklaas. Nel 1809 Washington Irving immaginò in un libro l'uomo che andava sui tetti portando regali ai bambini buoni; poi nel libretto "The Children's friend" di un anonimo  egli appare finalmente associato al Natale e vestito con le pellicce tipiche germaniche, ha un carro trainato da una sola renna e punisce i bambini cattivi. Nel 1822, Clement Clark Moore scrisse per i suoi figli "A visit from St. Nicholas", la poesia che sarebbe diventata famosissima in tutto il mondo, in cui lo descriveva con una slitta trainata da otto renne che portava i doni ai bambini buoni. Fu però alla fine del secolo nelle illustrazioni di Thomas Nast, disegnatore e vignettista politico, che si arrivò alla figura che tutti noi oggi conosciamo, un uomo corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia bianchi, che dal Polo Nord sulla sua slitta trainata dalle renne, porta i doni a tutti i bambini ai quali avrebbe controllato il loro comportamento durante tutto l'anno.

A far arrivare la leggenda o fiaba se preferite (per effetto di ritorno), in Europa furono soprattutto i soldati americani durante la Seconda Guerra Mondiale, portando il nome di Pére Noel, Father Christmas e infine Babbo Natale, sostituendo così di fatto San Nicola e i suoi doni degli inizi di dicembre: prima di loro il noto marchio di bevanda Coca Cola nel 1931 cominciò la pubblicità a questa figura e prima ancora un'acqua minerale. Infine nel 1915 (otto anni dopo) anche la marca di un ginger.

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