lunedì 7 dicembre 2020

San Bernardino da Siena

di Chiara Sacchetti

Bernardo nacque l’8 settembre 1380 a Massa Marittima (in provincia di Grosseto) da Tollo di Dino di Bando, della famiglia senese degli Albizzeschi, e governatore in quegli anni della città, e da Nera di Bindo, della famiglia degli Avveduti di Massa Marittima. Lo stesso giorno della nascita, festa della Natività di Maria,  fu battezzato nella cattedrale; questa data tornerà spesso nel suo percorso esistenziale e per questo verrà letta sempre come un segno premonitore. A soli 3 anni Bernardo perse la madre di soli vent’anni, mentre a 6 il padre di meno di 40 anni e fu preso in casa dalla zia Diana che lo crebbe come un figlio con tutto l’affetto possibile. Alcune agiografie, per riprendere i modelli classici delle storie dei santi, attribuiscono eventi irreali alla sua vita come il fatto che i genitori abbiano aspettato e pregato tanto per l’arrivo di quel figlio, cosa però impossibile vista la giovane età della madre al momento della sua morte. O ancora, che Nera sarebbe morta dandolo alla luce, anche questa notizia errata visto quello che ci raccontano i documenti per la sua canonizzazione.

Andrea Mantegna, San Bernardino fra angeli

Con la zia restò a Massa fino al 1391 dove iniziò il suo percorso di studi, poi nel 1391 andò a Siena dallo zio Cristoforo degli Albizzeschi, che non aveva figli e che lo crebbe come fosse suo; l’uomo lo mandò prima per due anni alla scuola di Maestro Martino di Ferro, notaio di Casole, e poi a quella dei maestri Onofrio di Loro e Giovanni di Spoleto dai quali imparò le arti del trivio. Terminata la scuola per tre anni seguì corsi all’università di diritto canonico  senza però conseguire alcun dottorato, ma fu la peste del 1400 che cambiò la sua esistenza, scandendo il momento della più grande e importante decisione della sua vita. Bernardo decise infatti di lasciare tutto per prendersi cura dei malati e i moribondi per la pestilenza, che anche lui contrasse e dalla quale però riuscì a guarire e che egli lesse come il segno di una predestinazione alla vita monastica e assistenziale.

Alla fine del 1300 perdette anche la zia Bartolomea, alla quale era molto legato, tragico evento che fu una delle cause della sua profonda crisi spirituale che lo condusse a sperimentare la vita eremitica per due anni, che Bernardino ricorderà durante una predica a Siena, rammentandola in modo ironico e grottesco.

L’8 settembre 1402 prese l’abito dell’Ordine dei frati minori ricevendo l’investitura da fra’ Giovanni Ristori che lo conosceva già bene. L’anno successivo aderì all’Osservanza che seguiva la regola francescana nel massimo rigore, in particolare sulla povertà preferendo nuovamente la vita eremitica, trasferendosi nel monastero del Colombaio sul Monte Amiata dove restò fino al 1405.

Benvenuto di Giovanni, San Bernardino con il suo Cristogramma

Ma la sua attività più importante resta senza dubbio quella della predicazione, in particolare nell’Italia settentrionale e la sua opera fu così intensa e forte che fu da stimolo per un’importante rinnovamento per la Chiesa Cattolica e anche per il movimento francescano di cui lui faceva parte.

Fra gli argomenti trattati quello più importante ma anche certamente insolito per il tipo di credo da sempre abbracciato fu quello dell’economia. Analizzando la figura dell’imprenditore Bernardino metteva in evidenza come il lavoro possa essere svolto in modo lecito ma anche illecito ma se fatto in modo onesto avrebbe portato importanti servigi e benefici alla comunità, di contro condannava l’usura e chi la praticava, e anche i ricchi che non mettevano in circolazione il denaro per poter far rifiorire la società. I temi scelti, lontani sicuramente dal mondo cristiano religioso, ma soprattutto che andavano a colpire alcuni settori come gli usurai e le case da gioco furono mal visti al punto tale che nel 1427 lo portarono in tribunale a Roma accusato di eresia. Quello che gli veniva imputato era di incoraggiare le superstizioni usando durante le prediche una nuova forma di pratica: secondo gli inquisitori Bernardino  mostrava ripetutamente un pezzo di carta sul quale era scritto il nome di Gesù che se veniva mostrato ai peccatori si illuminava con dei raggi di luce.

Pagina de "I Trattati dei contratti e dell'usura" di San Bernardino

Il processo che ne seguì lo vide fortunatamente assolto grazie soprattutto al trattato in sua difesa scritto dal teologo Paolo da Venezia. E proprio durante le udienze conobbe anche il papa Martino V che rimase impressionato dalla sua figura, tanto che gli chiese di fare le sue prediche anche nell’Urbe. Bernardino fece opera di evangelizzazione per 80 giorni consecutivi in modo esemplare, stando molto attento all’attendibilità delle sue affermazioni. Arrivò persino a bruciare in piazza a giugno i segni e gli oggetti che richiamavano il lusso e la stregoneria, tenendo in mano una tavoletta di legno con inciso l’ideogramma di Cristo IHS dentro una raggiera solare. Il Papa, rimase così tanto colpito dalla sua devozione e bravura che lo volle nominare Predicatore della Casa Pontificia, carica che però rifiutò per il suo radicato senso di umiltà.

Trigramma originale usato da Bernardino durante le sue prediche

Ma assieme alla predicazione la battaglia di Bernardino si indirizzò contro le donne accusate di fare malefici: fra tutte una certa Funicella, una donna di Roma che «diabolicamente occise de molte criature ed affattucchiava di molte persone» secondo le accuse di alcuni abitanti spinti dalle parole del futuro santo e che di conseguenza nel luglio del 1425 venne condannata al rogo in pubblica piazza. Non solo. Nelle sue opere Bernardino scrisse anche dei suoi successi e delle sue considerazioni in merito proprio alla stregoneria. Raccontò di questa donna che aveva ucciso più di 30 bambini, ma anche di una setta, i cui adepti venivano chiamati “quelli del barilotto” «e questo nome si è perché eglino pigliaranno un tempo dell’anno uno fanciullino, e tanto il gittano fra loro de mano in mano che elli si muore. poi che è morto, ne fanno polvare e mettono la polvare in uno barilotto, e danno poi bere di questo barilotto a ognuno». E oltre a ciò facendo anche intendere che si davano ai più lussuriosi incontri, ««più disonesti modi ch’io creda che si possino tenere». Descrisse anche in modo dettagliato, i rituali e le modalità in cui si svolgevano i sabba, e i suoi scritti servirono agli inquisitori per i loro processi, senza dubbio influenzando anche le credenze e le modalità dei processi stessi.

La sua vita fu dedita fino alla fine alla parola di Dio, portando la sua figura ovunque fosse chiamato sempre con estrema dedizione e profonda fede portò ovunque parola di Cristo.

Nel 1444, nonostante fosse molto malato e stanco, fu chiamato dal vescovo Amico Agnifili nella città dell’ Aquila per riconciliare due fazioni che si stavano affrontando aspramente. Il 20 maggio però morì e fu sepolto nella basilica ora di San Bernardino, dentro l’omonimo mausoleo dove ancora oggi è il suo corpo. Si  racconta che la sua bara continuò a far gemere sangue fino a che la pace non ritornò in città.

L'Aquila, Basilica di San Bernardino, Mauseleo dove è conservato il suo corpo
Solo sei anni più tardi fu canonizzato da papa Niccolò V e il suo culto è ancora molto sentito nella città, tanto che in molti edifici è presente l’ideogramma IHC (S)? delle sue predicazioni. Alcuni dei suoi miracoli risalgono ai primi anni della sua canonizzazione tanto che li possiamo trovare già anche nella Legenda Aurea.

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