In un
paesino della Scozia alla fine del 1500 un gruppo di donne e uomini venne
processato (e alcuni di questi successivamente anche condannati a morte) per stregoneria,
ma tutto cominciò con un semplice e
innocuo viaggio, quello che fece Anna di Danimarca verso Giacomo Stuart di
Scozia.
Le premesse
Quando nel
1589 Giacomo I di Scozia sposò per procura la giovane Anna di Danimarca, figlia
più piccola del sovrano Federico II, la donna partì per raggiungere il marito
nella sua terra ma durante la traversata la nave fu costretta a fermarsi in
Norvegia a causa di una violentissima tempesta. Vista la situazione il re di
Scozia decise di raggiungere la futura consorte per sposarsi di persona a Oslo,
ma anche per lui il viaggio non fu tranquillo soprattutto per la presenza di
forti venti. Nonostante le difficoltà che potremmo dire potevano essere viste
come un segno per annullare il matrimonio, il
23 novembre di quell’anno i due celebrarono le nozze per ritornare in terra scozzese soltanto il 1 maggio
dell’anno successivo.
Anna di Danimarca moglie di Giacomo
Il comandante dell’imbarcazione, Peder Munk, però interpretò il violento fenomeno atmosferico come una malia stregonesca accusando di tutto la moglie di un ufficiale della flotta che era stato insultato da lui a Copenaghen. Quello che ne seguì fu una violenta e intensa caccia alle streghe, non soltanto in terra danese ma anche in quella di Scozia.
Le prime
accusate
A seguito
dell’accusa dell’ammiraglio venne sospettata Anna Koldings che dopo terribili
torture confessò di essere lei, assieme ad altre cinque complici, l’artefice
della tempesta: le donne infatti, secondo la testimonianza, avrebbero chiamato
il demonio per farlo arrampicare sulla chiglia della nave, scatenare le furie
atmosferiche e provocare così la morte di Anna di Danimarca e di Giacomo di
Scozia. A settembre dello stesso anno la
Koldings e un’altra delle donne chiamate in causa, vennero ritenute colpevoli e
bruciate vive con l’accusa di stregoneria nel Castello di Kronborg: alla
notizia dell’accaduto Giacomo Stuart decise di replicare la persecuzione anche
in Scozia.
La grande caccia
alle streghe in Scozia
Ormai
sconvolto e in preda alla paranoia, il re Giacomo, convinto di essere vittima
di qualche stregoneria che lo avrebbe portato alla morte, dette inizio ad una
vera e propria repressione.
Giacomo VI di Scozia e I di Inghilterra e Irlanda
Una delle
prime vittime e anche l’origine della oppressione fu Gillis Duncan (o Geillis
Duncan) che era a servizio di un certo David Seaton di Tranent e che venne
scoperta dall’uomo mentre usciva furtiva di notte per fare a suo dire delle
passeggiate: tanto bastò per il datore
di lavoro a ritenerla una strega e torturarla per avere una sua confessione.
Seaton trovò su di lei il segnum diaboli,
prova inequivocabile della sua colpevolezza e del suo legame con il demonio e
per questo la consegnò alle autorità. Torturata nuovamente, Gillis confessò
di essere una strega di riunirsi assieme ad altre complici (delle quali fece i
nomi) nel cimitero della cittadina per fare malie e soprattutto incontrare il
diavolo. Con tutti quei sospettati cominciò così a North Berwick una enorme e
complessa caccia alle streghe: la maggior parte dei nomi fatti dalla Ducan, che
con la sua confessione ebbe salva la vita, erano parenti e amici, cosa che
confermò che il fenomeno fosse esteso e ben radicato e portò davanti al
tribunale dell’Inquisizione almeno un centinaio di persone, tra le quali in
particolare Agnes Sampson, Euphame MacCalzean e il dottor Fian.
I tre, sotto
spietate torture, confessarono le azioni più terribili, come omicidi, Agnes
raccontò di aver causato il naufragio che nel 1589 uccise Jane (o Janet o Jean)
Kennedy, dama di compagnia di Maria di Scozia gettando un gatto morto con pezzi
di cadavere di un uomo. Il dottor Fian invece, fra le altre cose, confessò di
aver procurato la pazzia ad un uomo e venne anche accusato di strane azioni
come quella di aver tentato di sedurre una ragazza con l’aiuto del fratello al
quale avrebbe chiesto di prendere i peli pubici.
Donne accusate di stregoneria inginocchiate davanti a Giacomo VI in un'incisione del Daemonologie (1597)
I tre
purtroppo vennero condannati a morte e bruciati sul rogo, altri innocenti di
una complessa e lunga vicenda durata secoli che ha mietuto numerosi vittime.
Oggi in
tempi di spietati femminicidi che avvengono spesso anche in ambiente familiare,
certe cose ci sembrano assai lontane e forse incredibilmente assurde ma in
realtà questi messaggi e richieste di aiuto che giungono proprio dal passato,
dovrebbero almeno farci riflettere sulla perfidia che gli esseri umani da
sempre sono stati capaci di manifestare e perpetrare contro altri indifesi
esseri umani, pur considerandosi persone civili e rispettabili. Viene da
chiedersi a questo punto chi sia realmente il vero demonio seppure sotto
mentite spoglie.
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