giovedì 8 settembre 2022

Il giardino dimenticato: Villa Durazzo Pallavicini a Genova

di Mario Pagni

Il complesso di Villa Durazzo Pallavicini fu realizzato sul finire del 1800, a cavallo fra  XVIII° e XIX° secolo per volere di Ignazio Alessandro Pallavicini nipote della marchesa Clelia Durazzo, che ne affidò la progettazione e la realizzazione a Michele Canzio scenografo del teatro Carlo Felice ed insegnante presso l’Accademia linguistica di Belle Arti. Era quello un periodo caratterizzato da grandi trasformazioni sociali dettate dal progresso tecnologico e dallo sviluppo economico. Ricalcando il percorso dell'industrializzazione, dall'Inghilterra all'Europa centrale sino al Nord America, le trasformazioni territoriali investirono le città in pieno sviluppo abbattendosi sulla vicina campagna fagocitata anche dalle periferie in rapida progressiva espansione. Vi era dunque un grande bisogno di verde in contrapposizione a scelte progettuali marcate, utili ma spesso poco ricercate.

Come ogni altro giardino di tipo esoterico–iniziatico e sull’onda del passato ma sempre influente periodo e stile manieristico, anche in questo caso (e come sempre), si assiste ad una sorta di “governo” dell’area a verde fino a ricondurla non solo a misura d’uomo ma anche cospargendola di messaggi misterici lungo lo stesso percorso di visita come ad indicare un processo alchemico e assieme un immaginario e introspettivo viaggio.

Planimetria dei percorsi interni al parco

Anche l'aspetto architettonico, dominato da un neoclassicismo imperante ormai imposto quasi come linguaggio espressivo formale e ufficiale  ovvero di parata, cercò come sappiamo, nuove e contrastanti risposte nel cosiddetto romanticismo. Partendo dall'Inghilterra, attraverso la Francia e la Germania, il nuovo stile si contrappose proprio allo squallore industriale attraverso la riscoperta dei legami sopiti ma non assenti tra uomo e natura, cercando ispirazione in stili, epoche e luoghi geografici differenti. Dorico, egizio, gotico, romanico e altri stili, divennero elementi ispiratori proprio del romanticismo. Se il progresso tecnologico portò all'inaridimento stilistico, il romanticismo cercò invece la fusione tra paesaggio ed architettura. L'uomo venne dunque posto al centro del giardino romantico in contemplazione estetica della natura stessa, quasi alla esasperata ricerca di un paradiso perduto. Il contributo architettonico divenne essenziale, omogeneamente integrato con l'ambiente dominante, magari in condizioni di voluta e spesso creata fatiscenza. Giochi chiaroscurali e forme simboliche disseminate in ogni dove, divennero elementi della progettazione stessa del giardino mentre castelli diroccati, mulini, baracche, granai e ricostruzioni di false rovine (vedi il delizioso tempietto rotondo), si trasformarono così in elementi scenografici di finti paesaggi rurali.

Villa Durazzo Pallavicini, lago e tempietto rotondo terzo livello

La villa, in deciso stile neoclassico, edificata in posizione dominante sulla collina di San Martino, alle spalle di Pegli, è il risultato del rifacimento del palazzo di villeggiatura settecentesco appartenuto a  Giovanni Battista Grimaldi Doge della Repubblica Marinara di Genova dal 1752 al 1754 dal quale la proprietà passò per via ereditaria ad altri esponenti sempre della famiglia Grimaldi. Il nipote Giuseppe, figlio di un altro doge, Pier Francesco Grimaldi, sposò Clelia Durazzo, appartenente ad un'altra importante famiglia genovese, botanica di fama internazionale, che nel 1794 fece realizzare il giardino-orto botanico che porta il suo nome. Giuseppe Grimaldi morì nel 1820, Clelia Durazzo, ritiratasi nella villa dopo la morte del marito, vi morì nel 1837. I coniugi Grimaldi non avevano eredi diretti e quindi nel 1840, dopo una contrastata successione, il complesso divenne proprietà di Ignazio Alessandro Pallavicini, lontano nipote della marchesa.

La villa lato museo archeologico ligure

Il parco è in realtà un viaggio teatrale in tre distinti atti: Prologo e Antefatto, Primo atto, Secondo atto, Terzo atto e Esodo finale ognuno caratterizzato da piantagioni e costruzioni diverse di tipo simbolico a se stanti. Indiscutibile e sottilmente suggerito è l’impianto esoterico – massonico che racconta dell’ascesa dell’Adepto verso i tre gradi o livelli di crescita interiore: Apprendista , Compagno d’arte e infine Maestro. Tutto il percorso si snoda lungo strade alberate e a verde per più di 2 chilometri di saliscendi, piacevole e istruttiva camminata.

Villa durazzo Pallavicini Il Castello

Villa Durazzo Pallavicini situata nel quartiere genovese di Pegli è assai facile da raggiungere in quanto sfruttando la rete ferroviaria metropolitana e scendendo a Genova Pegli l'ingresso risulta  adiacente l'uscita della stazione stessa. All'interno della villa è possibile visitare sia il parco che l’annesso Museo Archeologico Ligure oppure entrambi con un unico biglietto.

Villa Durazzo Pallavicini un interno


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