di Mario Pagni
Il complesso
di Villa Durazzo Pallavicini fu realizzato sul finire del 1800, a cavallo
fra XVIII° e XIX° secolo per volere di
Ignazio Alessandro Pallavicini nipote della marchesa Clelia Durazzo, che ne
affidò la progettazione e la realizzazione a Michele Canzio scenografo del
teatro Carlo Felice ed insegnante presso l’Accademia linguistica di Belle Arti.
Era quello un periodo caratterizzato da grandi trasformazioni sociali dettate
dal progresso tecnologico e dallo sviluppo economico. Ricalcando il percorso
dell'industrializzazione, dall'Inghilterra all'Europa centrale sino al Nord
America, le trasformazioni territoriali
investirono le città in pieno sviluppo abbattendosi sulla vicina campagna
fagocitata anche dalle periferie in rapida progressiva espansione. Vi era
dunque un grande bisogno di verde in contrapposizione a scelte progettuali
marcate, utili ma spesso poco ricercate.
Come ogni altro giardino di tipo esoterico–iniziatico e sull’onda del passato ma sempre influente periodo e stile manieristico, anche in questo caso (e come sempre), si assiste ad una sorta di “governo” dell’area a verde fino a ricondurla non solo a misura d’uomo ma anche cospargendola di messaggi misterici lungo lo stesso percorso di visita come ad indicare un processo alchemico e assieme un immaginario e introspettivo viaggio.
Planimetria dei percorsi interni al parco |
Anche
l'aspetto architettonico, dominato da un neoclassicismo imperante ormai imposto
quasi come linguaggio espressivo formale e ufficiale ovvero di parata, cercò come sappiamo, nuove
e contrastanti risposte nel cosiddetto romanticismo. Partendo dall'Inghilterra, attraverso la Francia e la Germania, il
nuovo stile si contrappose proprio allo squallore industriale attraverso la
riscoperta dei legami sopiti ma non assenti tra uomo e natura, cercando ispirazione
in stili, epoche e luoghi geografici differenti. Dorico, egizio, gotico,
romanico e altri stili, divennero elementi ispiratori proprio del romanticismo.
Se il progresso tecnologico portò all'inaridimento stilistico, il romanticismo
cercò invece la fusione tra paesaggio ed architettura. L'uomo venne dunque
posto al centro del giardino romantico in contemplazione estetica della natura
stessa, quasi alla esasperata ricerca di un paradiso perduto. Il contributo
architettonico divenne essenziale, omogeneamente integrato con l'ambiente
dominante, magari in condizioni di voluta e spesso creata fatiscenza. Giochi chiaroscurali e forme simboliche
disseminate in ogni dove, divennero elementi della progettazione stessa del
giardino mentre castelli diroccati, mulini, baracche, granai e ricostruzioni di
false rovine (vedi il delizioso tempietto rotondo), si trasformarono così in
elementi scenografici di finti paesaggi rurali.
Villa Durazzo Pallavicini, lago e tempietto rotondo terzo livello |
La villa, in
deciso stile neoclassico, edificata in posizione dominante sulla collina di San
Martino, alle spalle di Pegli, è il risultato del rifacimento del palazzo di
villeggiatura settecentesco appartenuto a
Giovanni Battista Grimaldi Doge della Repubblica Marinara di Genova dal
1752 al 1754 dal quale la proprietà passò per via ereditaria ad altri esponenti
sempre della famiglia Grimaldi. Il nipote Giuseppe, figlio di un altro doge,
Pier Francesco Grimaldi, sposò Clelia Durazzo, appartenente ad un'altra
importante famiglia genovese, botanica di fama internazionale, che nel 1794
fece realizzare il giardino-orto botanico che porta il suo nome. Giuseppe
Grimaldi morì nel 1820, Clelia Durazzo, ritiratasi nella villa dopo la morte
del marito, vi morì nel 1837. I coniugi Grimaldi non avevano eredi diretti e
quindi nel 1840, dopo una contrastata successione, il complesso divenne
proprietà di Ignazio Alessandro Pallavicini, lontano nipote della marchesa.
La villa lato museo archeologico ligure |
Il parco è in realtà un viaggio
teatrale in tre distinti atti: Prologo e Antefatto, Primo atto, Secondo atto,
Terzo atto e Esodo finale ognuno caratterizzato da piantagioni e costruzioni
diverse di tipo simbolico a se stanti. Indiscutibile e sottilmente suggerito è l’impianto esoterico
– massonico che racconta dell’ascesa dell’Adepto verso i tre gradi o livelli di
crescita interiore: Apprendista , Compagno d’arte e infine Maestro. Tutto il
percorso si snoda lungo strade alberate e a verde per più di 2 chilometri di
saliscendi, piacevole e istruttiva camminata.
Villa durazzo Pallavicini Il Castello |
Villa
Durazzo Pallavicini situata nel quartiere genovese di Pegli è assai facile da
raggiungere in quanto sfruttando la rete ferroviaria metropolitana e scendendo
a Genova Pegli l'ingresso risulta
adiacente l'uscita della stazione stessa. All'interno della villa è
possibile visitare sia il parco che l’annesso Museo Archeologico Ligure oppure
entrambi con un unico biglietto.
Villa Durazzo Pallavicini un interno |
Nessun commento:
Posta un commento