giovedì 1 settembre 2022

Cetamura una città etrusca nel Chianti

di Mario Pagni

Collina della città antica di Cetamura ricostruita per livelli di frequentazione

La Toscana come molte altre regioni d’Italia è piena di meraviglie alcune delle quali decisamente e forse impropriamente poco conosciute oltre che molto antiche dal punto di vista cronologico. Molti turisti ma anche gli stessi appartenenti ai luoghi di origine spesso ignorano o quasi queste realtà ritenute minori ma che invece custodiscono e costituiscono dei veri tesori archeologici. Assieme alle notissime città etrusche facenti parte della cosiddetta “dodecapoli” come Volterra, Roselle, Vetulonia, Populonia o Chiusi, si possono incontrare proprio nel Chianti sia senese che fiorentino dei veri e propri gioielli storico archeologici che solo occhi appena un po’ più attenti possono facilmente identificare e conoscere. Cetamura ad esempio il cui toponimo sta semplicemente ad indicare (città con mura o città murata) seppure in termini decisamente semplicistici, è  ed è stata un “tesoretto” vero e proprio per interessi scientifici più che turistici ma che da sempre raccoglie in se una serie di preziosi reperti e indicazioni storiche di assoluto rilievo.

Scriveva nel 1971 sulla rivista dell’Istituto Geografico Militare “L’Universo” il compianto Alvaro Tracchi profondo conoscitore della viabilità antica fra Chianti e Maremma Toscana a proposito di Cetamura:

È in corso uno studio accurato di tutte le vie di accesso a questo importante centro etrusco–romano e delle sue comunicazioni con il territorio fiesolano, compresa la continuazione della strada di Roselle per la Val di Sieve e il Mugello

Lo studioso Alvaro Tracchi

Infatti il sito archeologico in questione fu scoperto il 14 settembre dallo stesso Alvaro Tracchi assieme ad Aghinaldo Lastrucci durante una delle tante uscite atte allo scopo di raccogliere preziosi dati su tutta la viabilità antica principalmente allocata fra Chianti e Valdarno Superiore.

A Cetamura lo stesso Tracchi (che ho avuto la fortuna di conoscere assieme al prof. Guido Vannini) procedette alla semplice ma importante ripulitura delle strutture nelle quattro zone da lui identificate ed alla raccolta dei reperti sporadici presenti sulla superficie del sito archeologico. Ma il vero inizio delle operazioni di indagine archeologica fu nei primi anni ’70 dello scorso secolo quando la Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria settentrionale (così era chiamata la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana) diretta dal Soprintendente Guglielmo Maetzke concesse il permesso di scavare al Dipartimento di Studi classici della Florida State University la cui responsabile scientifica era la dott.ssa Linette Thompson assieme a John J. Reich.  Nel 1978 lo scavo divenne un campo scuola organizzato da Nancy T. de Grummond e nel tempo sono state identificate diverse aree di indagine contrassegnate da lettere dell’alfabeto e corrispondenti a suddivisioni cronologiche oltre che attribuibili a civiltà diverse come quella Etrusca, poi Romana e infine medievale anche se era già noto che le prime frequentazioni del sito risalivano addirittura al Paleolitico (circa 40000 anni fa). In particolare i reperti mobili e le strutture presenti come rinvenimenti del periodo etrusco fra cui un interessante pozzo votivo, iniziano dal VII–VI sec. a.C. fino alla definitiva colonizzazione romana, che lascia in questa area una preziosa testimonianza riferibile ad un impianto termale se pure di non grandi dimensioni. A seguire poi il medioevo con nuove frequentazioni dell’area stessa e la creazione di una sorta di villaggio fortificato.

La direttrice dello scavo Nancy T. de Grummond

Da allora con alterne e spesso discutibili vicende, siamo arrivati a più certe determinazioni sulla reale entità di tutta la frequentazione antica del sito stesso ma con il dubbio (almeno per quanto ci riguarda) che molti dei dati (almeno quelli iniziali) offerti dall’area archeologica in questione, non abbiano avuto la necessaria attenzione utile alla vera ricerca, identificazione e successiva considerazione. Certamente un contesto più ampio di indagine dedicato anche alla importante viabilità di attraversamento legata a luoghi sia vicini che lontani di transito estesa a tutta la zona Chianti–Valdarno, avrebbe permesso come suggerito dallo stesso Tracchi, di inquadrare in modo migliore l’entità dei singoli ritrovamenti, sia di strutture che di reperti mobili, oggi per buona parte rinvenuti in gran numero ma spesso decontestualizzati.

Planimetria generale dello scavo


Differenziazioni cromatiche per le diverse datazioni e fasi costruttive di epoca etrusca

Attualmente è in corso una importante mostra allestita nei locali delle vecchie cantine Ricasoli a Gaiole in Chianti che almeno riassume secondo noi in modo chiaro ed efficace, tutta la vicenda della antica Cetamura forse uno dei veri pochi insediamenti che avrebbe potuto restituire uno “spaccato” ben più evidente della civiltà Etrusca e della presenza in Chianti di questa civiltà prettamente autoctona.

La scuola di scavo archeologico statunitense


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