di Mario Pagni
Collina della città antica di Cetamura ricostruita per livelli di frequentazione |
La Toscana
come molte altre regioni d’Italia è piena di meraviglie alcune delle quali
decisamente e forse impropriamente poco conosciute oltre che molto antiche dal
punto di vista cronologico. Molti
turisti ma anche gli stessi appartenenti ai luoghi di origine spesso ignorano o
quasi queste realtà ritenute minori ma che invece custodiscono e costituiscono
dei veri tesori archeologici. Assieme alle notissime città etrusche facenti
parte della cosiddetta “dodecapoli” come Volterra, Roselle, Vetulonia, Populonia
o Chiusi, si possono incontrare proprio nel Chianti sia senese che fiorentino
dei veri e propri gioielli storico archeologici che solo occhi appena un po’
più attenti possono facilmente identificare e conoscere. Cetamura ad esempio il
cui toponimo sta semplicemente ad indicare (città con mura o città murata)
seppure in termini decisamente semplicistici, è
ed è stata un “tesoretto” vero e proprio per interessi scientifici più
che turistici ma che da sempre raccoglie in se una serie di preziosi reperti e indicazioni
storiche di assoluto rilievo.
Scriveva nel
1971 sulla rivista dell’Istituto Geografico Militare “L’Universo” il compianto
Alvaro Tracchi profondo conoscitore della viabilità antica fra Chianti e
Maremma Toscana a proposito di Cetamura:
“È in corso uno studio accurato di tutte le vie di accesso a questo importante centro etrusco–romano e delle sue comunicazioni con il territorio fiesolano, compresa la continuazione della strada di Roselle per la Val di Sieve e il Mugello”
Lo studioso Alvaro Tracchi |
Infatti il sito archeologico in
questione fu scoperto il 14 settembre dallo stesso Alvaro Tracchi assieme ad
Aghinaldo Lastrucci durante una delle tante uscite atte allo scopo di
raccogliere preziosi dati su tutta la viabilità antica principalmente allocata
fra Chianti e Valdarno Superiore.
A Cetamura
lo stesso Tracchi (che ho avuto la fortuna di conoscere assieme al prof. Guido
Vannini) procedette alla semplice ma importante ripulitura delle strutture
nelle quattro zone da lui identificate ed alla raccolta dei reperti sporadici
presenti sulla superficie del sito archeologico. Ma il vero inizio delle operazioni di indagine archeologica fu nei
primi anni ’70 dello scorso secolo quando la Soprintendenza alle Antichità
dell’Etruria settentrionale (così era chiamata la Soprintendenza per i Beni
Archeologici della Toscana) diretta dal Soprintendente Guglielmo Maetzke
concesse il permesso di scavare al Dipartimento di Studi classici della Florida
State University la cui responsabile scientifica era la dott.ssa Linette
Thompson assieme a John J. Reich.
Nel 1978 lo scavo divenne un campo scuola organizzato da Nancy T. de
Grummond e nel tempo sono state identificate diverse aree di indagine
contrassegnate da lettere dell’alfabeto e corrispondenti a suddivisioni cronologiche
oltre che attribuibili a civiltà diverse come quella Etrusca, poi Romana e
infine medievale anche se era già noto che le prime frequentazioni del sito
risalivano addirittura al Paleolitico (circa 40000 anni fa). In particolare i
reperti mobili e le strutture presenti come rinvenimenti del periodo etrusco
fra cui un interessante pozzo votivo, iniziano dal VII–VI sec. a.C. fino alla
definitiva colonizzazione romana, che lascia in questa area una preziosa
testimonianza riferibile ad un impianto termale se pure di non grandi
dimensioni. A seguire poi il medioevo con nuove frequentazioni dell’area stessa
e la creazione di una sorta di villaggio fortificato.
La direttrice dello scavo Nancy T. de Grummond |
Da allora
con alterne e spesso discutibili vicende, siamo
arrivati a più certe determinazioni sulla reale entità di tutta la
frequentazione antica del sito stesso ma con il dubbio (almeno per quanto ci
riguarda) che molti dei dati (almeno quelli iniziali) offerti dall’area
archeologica in questione, non abbiano avuto la necessaria attenzione utile
alla vera ricerca, identificazione e successiva considerazione. Certamente un
contesto più ampio di indagine dedicato anche alla importante viabilità di
attraversamento legata a luoghi sia vicini che lontani di transito estesa a
tutta la zona Chianti–Valdarno, avrebbe permesso come suggerito dallo stesso
Tracchi, di inquadrare in modo migliore l’entità dei singoli ritrovamenti, sia
di strutture che di reperti mobili, oggi per buona parte rinvenuti in gran
numero ma spesso decontestualizzati.
Planimetria generale dello scavo |
Differenziazioni cromatiche per le diverse datazioni e fasi costruttive di epoca etrusca |
Attualmente
è in corso una importante mostra allestita nei locali delle vecchie cantine
Ricasoli a Gaiole in Chianti che almeno riassume secondo noi in modo chiaro ed
efficace, tutta la vicenda della antica Cetamura forse uno dei veri pochi
insediamenti che avrebbe potuto restituire uno “spaccato” ben più evidente
della civiltà Etrusca e della presenza in Chianti di questa civiltà prettamente
autoctona.
La scuola di scavo archeologico statunitense |
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