lunedì 2 dicembre 2019

Il giardino delle streghe

Disposizioni e tempi delle piante “magiche”


di Chiara Sacchetti

Abbiamo parlato di alcune delle piante che le streghe usavano per fare i loro incantesimi ma quale e come doveva essere il loro giardino? C’erano anche delle precauzioni da usare per piantare e cogliere queste erbe?
La risposta a queste domande è sì! Vediamo perchè.
Quando il mestiere di medichesse o levatrici era considerato una vera e propria professione le streghe, anche se sarebbe meglio dire genericamente le donne, non fosse solo per il fatto che niente di magico né tantomeno diabolico avevano o facevano, curavano un vero e proprio orto dei loro ingredienti “magici”. Ma la disposizione e anche la raccolta di questi era seguita sempre con molta attenzione. Quasi certamente questa attività si tramandava di madre in figlia o da nonna a nipote, visto che il mestiere o le capacità di una strega erano ritenute cose ereditarie e le conoscenze in materia venivano passate di generazione in generazione.
Schema delle aiuole nel giardino della strega
da Michele del Re, Il giardino del sogno, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 1997 


Intanto le erbe e le piante non erano disposte seguendo la classificazione botanica ma a seconda delle necessità e quindi delle varie proprietà terapeutiche che esse possedevano. Ci si trovava così un hortulus diviso in 5 spazi (o scopi), ovvero vita, morte, oblio, amore ed estasi, ovvero rispettivamente piante sanatrici, mortifere, soporifere, afrodisiache ed estatiche. Si trattava di piccole aiuole che contenevano le erbe considerate per quelle necessità così, per esempio, per l’amore troviamo assieme Belladonna, prezzemolo (che però ha in realtà due effetti, di amore ma anche di morte), la Pervinca, la Menta e il Sedano. Alcune di queste colture avevano anche altri effetti diversi dall’amore e la classificazione andava in base all’effetto primario perché, come è ovvio che sia, l’uso di queste erbe era calcolato sia a seconda della quantità che per i suoi effetti secondari.
Anche le forme di questi spazi erano importanti. «Il giardino magico deve avere anche almeno un’aiuola di forma triangolare ed una quadrata» come ci ricorda Bandini nel suo Trattato sui giardini degli Dei, il triangolo ricorda il cielo mentre il quadrato la terra con i suoi quattro elementi.  E «per rendere il giardino esotericamente più completo, si consiglia di inserirvi aiuole simbolo della Trinità», ossia un’aiuola a forma di cerchio perché, come ci ricorda Ermete Trismegisto, «Dio è un cerchio, il cui centro è dappertutto, ma la cui circonferenza non è in alcun luogo». Il suo diametro deve essere riferibile a numeri sacri, come 7 o 9, e al suo interno deve contenere altri due cerchi per arrivare al numero perfetto di 3 e rappresentare così la Trinità.
Nel mezzo l’hortulus deve avere poi un’aiuola a forma di stella
Stella di David
Stella di Salomone
di Salomone, al cui centro l’esagono deve avere fiori di colore rosso, mentre intorno di altri vari colori come l’indaco, l’arancione, il blu e il giallo. Ma non solo. Nell’umbilicus del giardino (il suo centro) deve anche trovare posto una quercia, le cui proprietà di protezione sono assai note: esiste infatti una credenza, abbastanza diffusa, che se si taglia un albero di questa specie che protegge la proprietà, il proprietario poco dopo perderà la sua terra. Nella società greco-romana antica si era convinti, per esempio, che le case e tutti gli edifici che fossero sotto la sua ombra, godessero di una protezione speciale maggiore e più forte. La Quercia è anche un albero ritenuto divino per gli oracoli, e quindi associato alla conoscenza e alla saggezza, a tal punto che perfino Socrate giurò sotto le sue fronde.
Albero della Quercia

Importante era anche il momento esatto per piantare e raccogliere queste piante, ognuna in modo e attimo diverso. Luna nuova, Luna calante, il 24 giugno che onora San Giovanni Battista, la notte prima considerata magica, o la mattina presto al sorgere del Sole sono solo alcuni degli esempi dei tempi in cui le streghe lavoravano e coltivavano le loro sostanze. Quello che è importante sottolineare è che era il periodo che influiva sugli effetti e sulle qualità della pianta da usare, così come il momento per gli incantesimi e le varie formule magiche da recitare durante la raccolta e la preparazione. Un mondo semplicemente curioso e assai particolare per l’uomo moderno, lontano e non sempre in grado di attribuire i giusti valori e l’importanza di tali scelte legate alla semplice comprensione di ciò che Madre Natura poteva offrire. La donna prima che la strega o l’erborista erano le vere protagoniste di queste scelte che a livello intuitivo matriarcale, le consentivano spesso il raggiungimento di risultati insperati e per questo considerati magici, semplicemente se essa stessa era in grado di ben conoscere e seguire la ciclicità e l’efficacia del suo lunare approccio. 

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