Disposizioni e tempi delle piante “magiche”
di Chiara Sacchetti
Abbiamo parlato di alcune delle piante che le streghe usavano
per fare i loro incantesimi ma quale e come doveva essere il loro giardino? C’erano
anche delle precauzioni da usare per piantare e cogliere queste erbe?
La risposta a queste domande è sì! Vediamo perchè.
Quando il mestiere di medichesse o levatrici era considerato
una vera e propria professione le streghe, anche se sarebbe meglio dire
genericamente le donne, non fosse solo per il fatto che niente di magico né
tantomeno diabolico avevano o facevano, curavano un vero e proprio orto dei
loro ingredienti “magici”. Ma la disposizione e anche la raccolta di questi era
seguita sempre con molta attenzione. Quasi certamente questa attività si
tramandava di madre in figlia o da nonna a nipote, visto che il mestiere o le
capacità di una strega erano ritenute cose ereditarie e le conoscenze in
materia venivano passate di generazione in generazione.
Schema delle aiuole nel giardino della strega da Michele del Re, Il giardino del sogno, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 1997 |
Intanto le erbe e le piante non erano disposte seguendo la
classificazione botanica ma a seconda delle necessità e quindi delle varie
proprietà terapeutiche che esse possedevano. Ci si trovava così un hortulus diviso in 5 spazi (o scopi),
ovvero vita, morte, oblio, amore ed estasi, ovvero rispettivamente piante
sanatrici, mortifere, soporifere, afrodisiache ed estatiche. Si trattava di
piccole aiuole che contenevano le erbe considerate per quelle necessità così,
per esempio, per l’amore troviamo assieme Belladonna, prezzemolo (che però ha
in realtà due effetti, di amore ma anche di morte), la Pervinca , la Menta e il Sedano. Alcune di
queste colture avevano anche altri effetti diversi dall’amore e la
classificazione andava in base all’effetto primario perché, come è ovvio che
sia, l’uso di queste erbe era calcolato sia a seconda della quantità che per i
suoi effetti secondari.
Anche le forme di questi spazi erano
importanti. «Il giardino magico deve avere anche almeno un’aiuola di forma
triangolare ed una quadrata» come ci ricorda Bandini nel suo Trattato sui
giardini degli Dei, il triangolo ricorda il cielo mentre il quadrato la terra
con i suoi quattro elementi. E «per
rendere il giardino esotericamente più completo, si consiglia di inserirvi
aiuole simbolo della Trinità», ossia un’aiuola a forma di cerchio perché, come
ci ricorda Ermete Trismegisto, «Dio è un cerchio, il cui centro è dappertutto,
ma la cui circonferenza non è in alcun luogo». Il suo diametro deve essere
riferibile a numeri sacri, come 7 o 9, e al suo interno deve contenere altri due
cerchi per arrivare al numero perfetto di 3 e rappresentare così la Trinità.
Nel mezzo l’hortulus deve avere poi un’aiuola a forma di stella
di Salomone, al
cui centro l’esagono deve avere fiori di colore rosso, mentre intorno di altri
vari colori come l’indaco, l’arancione, il blu e il giallo. Ma non solo. Nell’umbilicus del giardino (il suo centro)
deve anche trovare posto una quercia, le cui proprietà di protezione sono assai
note: esiste infatti una credenza, abbastanza diffusa, che se si taglia un albero
di questa specie che protegge la proprietà, il proprietario poco dopo perderà
la sua terra. Nella società greco-romana antica si era convinti, per esempio,
che le case e tutti gli edifici che fossero sotto la sua ombra, godessero di
una protezione speciale maggiore e più forte. La Quercia è anche un albero
ritenuto divino per gli oracoli, e quindi associato alla conoscenza e alla
saggezza, a tal punto che perfino Socrate giurò sotto le sue fronde.
Stella di Salomone |
Albero della Quercia |
Importante era anche il momento esatto per piantare e
raccogliere queste piante, ognuna in modo e attimo diverso. Luna nuova, Luna
calante, il 24 giugno che onora San Giovanni Battista, la notte prima considerata
magica, o la mattina presto al sorgere del Sole sono solo alcuni degli esempi
dei tempi in cui le streghe lavoravano e coltivavano le loro sostanze. Quello
che è importante sottolineare è che era il periodo che influiva sugli effetti e
sulle qualità della pianta da usare, così come il momento per gli incantesimi e
le varie formule magiche da recitare durante la raccolta e la preparazione. Un
mondo semplicemente curioso e assai particolare per l’uomo moderno, lontano e
non sempre in grado di attribuire i giusti valori e l’importanza di tali scelte
legate alla semplice comprensione di ciò che Madre Natura poteva offrire. La
donna prima che la strega o l’erborista erano le vere protagoniste di queste
scelte che a livello intuitivo matriarcale, le consentivano spesso il
raggiungimento di risultati insperati e per questo considerati magici,
semplicemente se essa stessa era in grado di ben conoscere e seguire la
ciclicità e l’efficacia del suo lunare approccio.
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