giovedì 19 dicembre 2019

Il "sacro" vischio natalizio

di Mario Pagni
La pianta del vischio fra magia e proprietà terapeutiche
Personalmente gradisco molto gli addobbi natalizi che se ben scelti e posizionati arrecano all’ambiente una sorta di sottolineatura in grado di richiamare la diversità e la letizia che normalmente dovrebbero rendere il periodo più armonico e festoso. In genere si tratta di una sommatoria di vecchi e anche preziosi ninnoli che si arrampicano su alberi di natale fortunatamente non più estorti nella maggioranza dei casi ai nostri bellissimi boschi ma soltanto ai grandi magazzini, supermercati o cartolerie ben fornite. Anche le varie tradizioni si incrociano nelle nostre abitazioni spesso neanche ben comprese nelle loro vere origini, così imparano a convivere il nordico albero di natale con l’italianissimo e quasi commovente “presepio” (detto alla toscana) o presepe per il resto della nazione, fatte salve alcune denominazioni locali di altre regioni.
Quando ero piccolo mia madre insisteva però spesso assieme ad altri più sfavillanti decori, ad avere in casa anche un consistente rametto di Vischio che già all’epoca era venduto a prezzi pressoché proibitivi, anche se di scarsa qualità dal punto di vista arboreo. Anche in questo caso la tradizione del Vischio aveva come ancora oggi numerose varianti in parte derivate dalla poca conoscenza di quella originale prettamente pagana. Per questo avvicinandosi sempre più alla scadenza natalizia per l’anno in corso, ci è piaciuto trattare dell’argomento proprio sul nostro Blog “Le vie dellaConoscenza”, per tentare di fare luce su questo tipo di pianta peraltro catalogata e ritenuta botanicamente “infestante” anche se dall’aspetto abbastanza piacevole con le sue foglie rigide di un verde un po’ spento e le sue piccole bacche perlacee .
Vischio già confezionato secondo la tradizione natalizia
Il vischio è una pianta semi – parassita che vegeta sui rami degli alberi da frutta, ma anche su pioppi abeti e querce anche secolari, dai quali succhia la linfa fino a far divenire foltissimi i suoi cespugli. In passato il vischio quercino era fra i più ricercati mentre attualmente vengono preferite specie di altre qualità più decorative.
Presso i popoli primitivi più disparati persino del Giappone e del continente australiano, si è sempre ritenuto che questa pianta fosse dotata di magici e meravigliosi poteri, tanto che da alcuni di essi veniva considerata simbolo stesso della divinità. Le notizie che si hanno al riguardo sono purtroppo poche e frammentarie poiché risalgono ad usanze antichissime spesso non ben tradotte da storici e studiosi della tradizione. Di certo si sa che il vischio era sacro per i sacerdoti Druidi, casta ancora misteriosa sacerdotale e dirigente delle popolazioni celtiche che lo usavano per le loro cerimonie segrete nel folto dei boschi e per le celebrazioni religiose dei due solstizi, soprattutto quello invernale ma anche per quello estivo.
Cerimonia druidica del taglio del vischio sull'albero con falcetto d'oro
Essi ritenevano che la nascita di questo cespuglio, specialmente se avveniva su una quercia considerata l’albero della vita per eccellenza e dimora della divinità, ne attestasse il suo valore sacrale. Era conseguentemente e severamente proibito abbatterla o danneggiarla, altrimenti assieme ad essa si riteneva venisse uccisa anche la divinità che la ospitava con grave danno per l’intera comunità. Ci si accostava così alla pianta con estremo rispetto e con la solennità rituale prevista dagli stessi sacerdoti druidi. Alla sesta notte di Luna alla presenza di tutto il popolo radunato, un sacerdote vestito di bianco, saliva sull’albero e tagliava con cura con un falcetto d’oro i rametti più belli che cadevano direttamente su un panno candido precedentemente steso per evitare il diretto contatto con il terreno sottostante.
Druido sulla quercia che taglia il vischio secondo tradizione
La cerimonia proseguiva poi con canti, balli e lunghe processioni culminando con il sacrificio di due tori bianchi mai aggiogati in onore del Sole considerato apportatore di benessere e di fecondità per la terra e per gli esseri viventi. Anche ai giorni nostri in Gran Bretagna nostalgici e appassionati di vecchie tradizioni in particolare quella legata ai Druidi hanno ripreso a celebrare questo antico rito nel santuario megalitico celeberrimo di Stonehenge del Somerset, mentre in Francia nel mese di giugno quando la luce del Sole è al massimo splendore, nelle campagne per la festa di Saint Jean vengono accesi dei fuochi in ricordo delle antiche cerimonie di Celti e Galli.
Cerimonia druidica con il vischio già raccolto
Il vischio rientra anche nel mito nordico del dio Balder che muore appena la pianta viene strappata dalla quercia. Anche presso i romani questa pianta era ritenuta sacra, secondo alcuni studiosi infatti l’aspirante al sacerdozio nemorense doveva staccare un rametto di vischio prima di sfidare quello già in carica. Come pure l’eroe Enea doveva impugnarlo per ordine della Sibilla prima di poter scendere agli inferi. Nei primi secoli del cristianesimo come ovvio che fosse, per i tanti legami con la ritualità pagana, l’usanza del vischio fu bandita dalla Chiesa anche se ormai le tante usanze precedenti rimasero e sopravvissero se pure parzialmente modificate adattandosi alla nuova religione. Nel medioevo, si credeva che il vischio opportunamente manipolato con parole magiche, avesse anche il potere di evocare fantasmi facendoli persino parlare con i vivi. In tempi più recenti gli stessi rametti della magica pianticella venivano appesi sugli usci delle abitazioni in particolare sugli architravi di ingresso (come lo scolpito fiore della vita), e addirittura sulle culle dei neonati per proteggerli dagli spiriti maligni e da malefici influssi. I rami però dovevano essere colti prima della mezzanotte della vigilia di Natale, ne riposti prima di quel giorno. Chi non si ricorda infine in gioventù da fidanzatini di essersi baciati senza che i genitori o i futuri suoceri vedessero, sotto la porta dove il vischio era appeso, come segno di vero e continuativo amore con il proprio partner.
Già dai primi dell'Ottocento l'usanza di baciarsi sotto il vischio colto da poco
Doppia valenza dunque anche per il vischio che come ogni altro presunto amuleto, beneficerebbe di poteri negativi o positivi a seconda delle intenzioni di chi lo coglie, lo governa o crede infine di poterlo governare. Noi mettiamocela tutta perché il suo Eggregore o Eggregoro (entità animata di riferimento rituale), sia sempre positivo e animato dalle buone intenzioni di ognuno e non solo nel periodo natalizio.

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