giovedì 9 gennaio 2020

Il misterioso Manoscritto di Voynich


di Mario Pagni
Pagina del Manoscritto
Le nostre biblioteche quelle antiche presenti nei conventi e nei monasteri ma anche quelle moderne sparse ovunque e purtroppo assai poco consultate, nascondono tesori librari di eccezionale interesse sia artistico che scientifico. In passato come ben sappiamo la Conoscenza quella vera consentiva non solo l’elevazione al di sopra di tutto e di tutti ma permetteva di acquisire l’immane potere di chi ben interpretando i preziosi testi, si poteva appropriare dei contenuti e spesso usarli per i propri non sempre leciti scopi personali. Fra la miriade di opere di particolare pregio ed interesse, vi è il Manoscritto di Voynich che prende il nome da Wilfrid Voynich, il commerciante polacco che acquistò questo misterioso manoscritto medievale nel 1912, dal collegio Gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati, e lo fece conoscere a tutto il mondo.

Il Manoscritto Voynich
Scritto e disegnato su pergamena di capretto, inizialmente fu ritenuto essere originario del XVI secolo, redatto dal filosofo e matematico John Dee e da Edward Kelley, alchimista (oltre che noto truffatore) inglese. Le analisi effettuate con il metodo del carbonio 14 di minuscoli frammenti delle pagine hanno consentito di datare la carta fra il 1404 e il 1438, anni in cui, presumibilmente, il codice venne redatto, molto posteriore al Codex Gigas detto anche la “Bibbia del Diavolo”  altro enigmatico libro presumibilmente scritto nel medioevo.
Il Codex Gigas o Bibbia del Diavolo

La Struttura
In estrema sintesi il Manoscritto di Voynich è composto di 102 fogli per 204 facciate, ma la disposizione delle pagine e la rilegatura di esse farebbe pensare che molte di esse siano state smarrite, fino ad un numero massimo ipotizzabile di 14 fogli. L’organizzazione logica del libro è composta di 4 sezioni ben distinte, che sono divise in quattro categorie:
  1. Botanica (da pag. 1 a 132): con 113 illustrazioni di piante completamente sconosciute.
  2. Astronomia (da pagina 133 alla 146): diversi disegni che sembrano afferire alle stelle, attraverso i quali sono riconoscibili alcuni segni zodiacali.
  3. Biologica (da pagina 150 alla 172): con differenti figure di donne nude
  4. Farmacologica (da pagina 174 alla 204): con differenti disegni di vegetali e radici, anch’essi sconosciuti, e la presenza di ampolle e strumenti tipici dei farmacisti medievali.
Il vero enigma
Il Manoscritto di Voynich sembra arrivare da un mondo a noi completamente sconosciuto, similmente al più recente Codex Seraphinianus .
Il Codex Seraphinus
Durante i 104 anni della sua storia e del continuo studio delle scritte e delle sue illustrazioni, nessuno studioso è riuscito a dare un’interpretazione plausibile e inequivocabile al codice. Nel libro è assente la punteggiatura, e l’alfabeto è composto dai 19 ai 28 caratteri differenti (anche su questo però detto alla maniera di Lorenzo il Magnifico “non v’è certezza”). Quasi tutte le parole sono composte da 2 a 10 caratteri, e l’intero manoscritto è lungo 170.000 battute. Alcune scritte compaiono nel testo come intellegibili, in latino, ma sono sicuramente note realizzate nei secoli successivi. Fra queste la firma di Jacobus de Tepenec, un farmacista Boemo medico dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo, antico proprietario del misterioso manoscritto.
Nel testo sono riconoscibili erbe, piante, donne e altre forme astronomiche fra le quali alcuni esperti hanno provato ad associare la planimetria di progetto del federiciano Castel del Monte con gli schizzi riportati sul documento , purtroppo ancora oggi non si riescono a legare e collegare bene le immagini con le parole del testo e molti dubbi rimangono.
Manoscritto Voynich e Castel del Monte
Esisterebbero delle similitudini fra il Manoscritto e la progettazione di Castel del Monte

Durante tutto il ‘900 sono stati numerosi gli studiosi che hanno tentato una sua interpretazione logica, ma neanche alla celeberrima Università statunitense di Yale, dove tutt’oggi il codice è ospitato, sono riusciti a cavare come si suole dire, “fuori il ragno dal buco”.
L’opera durante il secolo passato è stata attribuita a diversi autori:
  • Il primo autore identificato fu Ruggero Bacone, vissuto in un periodo antecedente alla carta stessa, tale paternità di scrittura è stata ipotizzata dal professor William Newbold dell’Università della Pennsylvania
  • Il testo fu attribuito poi agli Eretici Catari.
  •  Successivamente furono ipotizzati come autori John Dee e ad Edward Kelley
  • Recentemente ad Antonio di Pietro Averlino detto il Filarete
Una pagina del Manoscritto dedicata alla fenomenologia celeste 

Le Ipotesi
Azzardare i motivi per i quali il Manoscritto Voynich sia stato realizzato fa ricadere comunque il tentativo nella sfera delle ipotesi. Sulle prime si pensò ad un “libro farsauna sorta di Fake News dell’epoca, scritto per truffare qualche sovrano di una facoltosa corte europea. Poi si è ipotizzato che il libro fosse stato scritto come spionaggio industriale ai danni di Venezia in favore dell’Impero Ottomano, e infine che fosse scritto in una lingua dialettale perduta, probabilmente di origine della “Mezzaluna Fertile”. Quel che è sicuro è che, ancor oggi e con tutta la potenza dell’informatica e della circolazione di informazioni legata ad internet, il libro rimane scritto in un codice pressoche indecifrabile. Un mistero medievale che forse è destinato a durare nel tempo se non per sempre, mancando i presupposti base per la decifrazione effettiva.

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