giovedì 23 gennaio 2020

Le Gilde

di Mario Pagni

La Gilda, termine di origine incerta (forse dal germanico gelten, “valore”, o dall’anglosassone gylta, “società religiosa”) era una corporazione tipicamente germanica che si sviluppò a cavallo del I millennio.
Gilda di costruttori di cattedrali nel Medioevo
Praticamente definibile come corporazione di arti e mestieri, era una associazione tra tutti coloro che esercitavano una determinata professione. Nella forma originaria, la corporazione era costituita da gruppi di individui legati da uno spirito di reciproca mutua assistenza proprio nella difesa dei suoi aderenti, accomunati dalla stessa confessione religiosa. Fu nell’Inghilterra dell’anno Mille, che nacquero i primi statuti delle gilde inglesi, esse comprendevano specifici patti di assistenza tra gli aderenti (ad esempio contro gli incendi delle abitazioni, che erano per lo più in legno, o per la riparazione di offese subite dai membri).

Tagliatori di pietre al lavoro
Risale al 1087 la prima gilda di mercanti, come quella degli artigiani (nella fattispecie quella dei tessitori di Oxford), che si costituì intorno al 1100, sotto il regno di Enrico I. In questo e nel secolo successivo, le gilde presero piede anche in Germania (dove furono chiamate anche gildae mercatoriae) e nelle Fiandre; collateralmente si svilupparono altri tipi di associazioni come le hanse, che differivano per caratteristiche particolari, spesso non ben definite. Riprendendo alcuni aspetti di associazioni professionali dell’antichità, le gilde ebbero inizialmente un carattere religioso, come associazioni di preghiera e di mutua assistenza (VIII-IX secolo).
Stemma dei Maestri di Pietra, chiesa di OrSanMichele, Firenze
A partire dall’XI secolo, comparvero invece le vere gilde mercantili che, in un periodo di debolezza delle strutture statali, assunsero il compito di regolamentare le singole attività professionali, ricevendo spesso riconoscimenti ufficiali e privilegi, quali il diritto di stabilire prezzi e salari e verificare pesi e misure. Molto diffuse, soprattutto nella regione renana, le Gilde confluirono nel più vasto movimento associativo interno alle città, che diede vita progressivamente alle autonomie cittadine e comunali; l’amministrazione dei commerci da parte delle gilde fu anzi, in alcuni casi, il primo elemento di un vero autonomo governo comunale.
Talvolta esse si ampliarono al punto tale, da riunire  mercanti di diverse città, come nel caso della celeberrima lega anseatica. La difesa dei propri privilegi le pose però in diversi casi, in contrasto proprio con gli organismi comunali. Attorno al XV secolo la loro importanza diminuì, trasformandole nuovamente in associazioni a carattere religioso. Anche in queste associazioni, la dottrina massonica ha identificato talvolta le proprie radici, collegandole anche con le corporazioni di artigiani e scalpellini legati alla costruzione degli edifici sacri, ed allo splendido periodo dell’architettura gotica.
Cavaliere, monaco e architetto
Le cattedrali stesse (come sappiamo), infatti, sono dei veri e propri libri scritti nella pietra, in grado di tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari avrebbero potuto comprendere, fra questi, forse, anche gli appartenenti alle Gilde come gli architetti che le avevano edificate che sapevano di dover essere esattamente coerenti col modello indicato dallo stesso Vitruvio. Il vero segreto dei costruttori medievali e rinascimentali, risiedeva quindi nel fatto che l’arte muratoria così come l’abilità nella creazione di sempre più arditi e armonici edifici, era comunicata da maestro ad adepto (o allievo), esclusivamente per via orale e solo e soltanto quando l’allievo stesso era ritenuto all’altezza del suo maestro predecessore. L’operato era basato sulla fiducia e sulla stima di chi riceveva le necessarie e spesso segrete informazioni, non solo per metterle in atto ma anche e soprattutto per essere a sua volta lui stesso capace di trasmetterle ai posteri. Con questa sapiente e per certi versi occulta trasmissione di dati e manualità spesso mai trascritta (almeno fino in fondo), l’arte muratoria come per altre corporazioni di mestiere, attraversando i secoli è giunta fino a noi raccontata e affidata semplicemente ad un linguaggio di simboli impressi nella pietra lavorata, che solo chi era realmente a conoscenza della loro chiave di lettura poteva interpretare e nuovamente riprodurre.
Nanni di Banco, Quattro Santi Coronati, Firenze, chiesa di OrSanMichele, Formella di base del Tabernacolo raffigurante una bottega con i maestri al lavoro
Spesso nelle decorazioni dei capitelli come nelle architravi e nei vari sapienti particolari costruttivi, si nascondeva lo stesso volto scolpito e l’operato del progettista e del capomastro (riconoscibili dal proprio marchio o simbolo) responsabili della costruzione o della trasformazione di un edificio.

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