lunedì 27 gennaio 2020

La Pizia e l'Oracolo di Delfi


di Chiara Sacchetti
Sacerdotessa di Apollo che dava i suoi responsi in uno stato di trance, la Pizia deve il suo nome al mostruoso serpente che abitava e proteggeva il luogo che lei presiedeva dopo l’uccisione del rettile.
La Pizia
Narra infatti il mito, (come ci racconta Igino scrittore romano), che un oracolo avesse predetto che l’animale di nome Pitone sarebbe morto per mano di uno dei figli di Latona che in quel periodo era incinta di Zeus. La donna fu portata dal dio del mare Poseidone sull’isola di Ortigia che la nascose nei flutti   proteggendola e dove fra gli stessi partorì Apollo. Pitone tentò davvero di uccidere Latona ma senza fortuna e la predizione si avverò. Apollo, saputo dell’attentato alla vita della madre, si recò sul monte Parnaso e con le frecce uccise il mostro impossessandosi del tempio. Gea, che si sentiva oltraggiata dall’uccisione di Pitone, chiese a Zeus che venisse reso omaggio all’amico assassinato istituendo i giochi a lui dedicati e anche di presiederli. Così Zeus obbligò il figlio Apollo a purificarsi e ad andare dal dio Pan a imparare l’arte divinatoria per divenire protettore e creatore proprio dell’oracolo delfico.
Non solo. Il culto dedicato ad Apollo secondo il mito, nacque quando Zeus mandò il figlio appena nato a Delfi fornendogli un carro trainato da cigni che però smarritisi  lungo il cammino, lo condussero nel mondo degli Ipeborei, una terra lontana a nord della Tracia. Il fanciullo arrivò a destinazione soltanto un anno dopo e nella stagione estiva quando la natura è nel pieno del vigore: ma proprio a partire da allora viene celebrato il culto del dio e l’arrivo della stagione calda (con il crescere dei suoi frutti) con un sacrificio dedicato proprio ad Apollo.

I resti del Tempio di Apollo a Delfi
Ma perché proprio Delfi? Situato alle pendici del monte Parnaso, nella valle della Focide, e luogo sacro della Ierogamia (ossia l’unione del cielo Urano e della terra Gea), Delfi era considerato, un homphalos ovvero l’ombelico del mondo, e per questo conservava la pietra che chiudeva la porta che univa il mondo dei vivi e quello dei morti. La sua importanza fu decisa per volere di Zeus con il volo di due aquile fatte liberare dalla parte opposta della terra e ritrovate in quel luogo custodito inizialmente dal serpente Pitone, seguace del culto di Gaia, la Terra.
Se fino a qui si è parlato di miti, si possono però ritrovare elementi storicamente comprovanti quanto viene raccontato, a dimostrazione che spesso le leggende nascono da un fondo di verità. Tra il XIV e l’XI sec. a.C., nel periodo miceneo, sorsero piccoli insediamenti a Delfi dedicati alla divinità della Madre Terra; ma solo nei secoli successivi, XI-IX si stabilì il culto dedicato al dio Apollo. Già a partire dal VIII sec., l’oracolo di Delfi era conosciuto in tutto il mondo per i poteri della Pizia e nel VII sec. divenne un’istituzione panellenica. Non era infatti inusuale che tutte le grandi città, inviassero proprie delegazioni nei periodo di crisi politica o sociale per chiedere pareri sulla condotta da seguire, tanto più che nessuno osava dichiarare guerra a meno di un responso positivo dalla Pizia.
L'Oracolo di Delfi
La Pizia, in origine una giovane fanciulla vergine, divenne successivamente una donna di età piuttosto adulta, di circa cinquanta anni, vestita in abiti da giovane, che viveva separata dalla sua vita e dalla sua famiglia dentro al tempio e nella più assoluta castità. Nove volte all’anno, il 7° giorno del mese, per ricordare la nascita di Apollo, la donna si concedeva all’esterno e dava i suoi responsi.
Ma come avvenivano la richiesta e il responso? Le notizie e le fonti storiche sui rituali e su tutto ciò che succedeva durante i vaticini sono piuttosto scarne, soprattutto per la segretezza di questi rituali e quelle poche notizie che sappiamo si devono per la maggior parte allo scrittore Plutarco che per un certo periodo fu anche Sacerdote a Delfi, servendo la Pizia.
Quelli che andavano a chiedere consigli e previsioni, dovevano passare sotto il frontone del Tempio su cui era incisa una frase, una sorta di avvertimento e esortazione “Conosci te stesso”. Una volta dentro il richiedente maschio, (le donne non erano ammesse come richiedenti i vaticini nonostante la Pizia appartenesse al genere) , doveva purificarsi alla fonte Castalia (al ricordo di Apollo che aveva fatto lo stesso dopo aver ucciso il serpente), pagare le tasse dovute e sacrificare alla sacerdotessa una capra. Solo allora avveniva l’incontro con la Pizia.
Tripode su cui sedeva la Pizia, Museo di Delfi
Anche quest’ultima però doveva seguire un cerimoniale preciso:  beveva acqua dalla fonte Cassiotis, masticava alcune foglie di lauro e assorbiva i vapori da alcune aperture del terreno che le procuravano uno stato di trance. Solo allora, chiusa in una stanza isolata (Andytus), la cella più interna, seduta su un tripode, posto sopra la fessura della roccia da cui sgorgava acqua, era pronta per i suoi responsi. Ciò che diceva veniva poi ripreso dai Sacerdoti e rimesso a posto per formulare le sue risposte, sempre però con parole ambigue e difficili proprio per evitare di formulare responsi certi che potevano poi essere smentiti dai fatti. Ciò avrebbe comportato la perdita di prestigio della Pizia e quei pochi responsi sbagliati venivano attribuiti all’incapacità di comprendere anziché a quello di previsione della sacerdotessa.
Corridoio che porta all'Andytum la cella più interna del Tempio
Recenti studi e indagini archeologiche sul luogo dove era collocato l’oracolo di Delfi da parte di un gruppo di geologi italiani e greci hanno messo in luce la reale natura del luogo e fornito una spiegazione delle visioni e degli stati alterati della Pizia, riconducendole alla natura stessa del terreno. Si è infatti scoperto che la zona dell’oracolo, si trova esattamente sopra a due faglie che si intersecano, rendendo le rocce più permeabili creando dei passaggi attraverso i quali sia l’acqua che i gas sotterranei, possono venire in superficie. Sarebbe stato quindi il metano in un ambiente povero di ossigeno, a creare gli stati allucinogeni e confusionari della Pizia e i suoi presunti vaticini. Una spiegazione questa fra l’altro già attribuita allo stesso Plutarco che già ai suoi tempi, quando era Sacerdote, attribuiva l’origine di tutto, proprio ai gas emergenti dalle fenditure presenti nel terreno del tempio.

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