giovedì 5 dicembre 2019

Simbolismo determinazione e costruzione di uno Spazio Sacro

Prima parte
di Mario Pagni

Traccia di uno spazio sacro preistorico circolare con altare centrale
Prima di affrontare in poche righe quello che dobbiamo considerare un argomento assai vasto e complesso come ciò che viene enunciato nel titolo, occorre fare una breve ma doverosa premessa.
Gli argomenti descritti sul nostro blog riguardano e vogliono parlare ad un pubblico assai vasto di lettori che oltre ad essere interessati alle tematiche esposte, necessitano di semplici ma chiare indicazioni se pur di tipo didattico per il proseguo delle singole ricerche nei settori considerati. Da qui la scelta di comunicazioni brevi ma corrette per tracciare un semplice ma sicuro solco nel terreno, da seguire costantemente e da usare come trampolino di lancio per l’ulteriore cammino da percorrere sulla via della Conoscenza.
La determinazione di uno spazio “sacro” fino dalla lontana preistoria è stata assieme all’approvvigionamento costante di cibo, una delle priorità di ogni singolo essere vivente organizzato in gruppi e in grado di condurre seppure in modo primordiale una vita e una esistenza che avessero non solo un principio e una fine nel tempo, ma anche lo spazio necessario dove tale esistenza potesse essere condotta in modo più sicuro possibile, ma anche misurabile conformemente alle esigenze primarie di cui parlavamo. Percorrere semplicemente con i propri passi un appezzamento di terreno fino a circoscriverlo a tali esigenze, fu già in antico un modo per attribuire a tale area o porzione di essa, una sua sacralità. Prima la grotta o il riparo, poi l’incerta precaria capanna ottenuta con elementi raccolti e rubati alla stessa natura circostante, furono il modo di compiere  i primi sostanziali passi di una condizione umana che avesse una ragione plausibile per essere tale.
Capanne protostoriche, ricostruzione
Sia nella grotta che nella capanna (intesi come luoghi circoscritti e coperti), il centro sacro e di interesse primario era costituito per più di un motivo dal focolare posto al centro di essa che, anche in condizioni non ottimali, riusciva a dare ai suoi antichi abitatori, sia la luce che l’indispensabile funzionale calore. Il focolare era inoltre in grado di aiutare la cottura seppure parziale dei cibi garantendone anche una indiscussa forma di igiene, unita al piacere di pregustare pietanze cotte o arrostite.
Tracce archeologiche di focolare, sezione stratigrafica
Per spazi sacri quindi non si deve intendere soltanto i templi, gli altari e i recinti che li circondavano, i palazzi, le chiese o le stesse città disposte urbanisticamente intorno ad un centro primario come le città colonia romane, bensì ogni porzione di terreno misurata e funzionale creata a tale scopo. I rituali che venivano effettuati attraverso sacerdoti e aruspicini per propiziare sia la singola costruzione che un intero insediamento umano, servivano a garantirne la continuità nel tempo con una sorta di protezione indotta necessaria per scacciare le forze negative opposte alla sua durata e alla sua costante armonia.
Per tornare alla fondazione delle città – colonia romane, che ritualmente dovevano ricalcare su scala ridotta la stessa creazione del mondo, il rito prevedeva la tracciatura di un recinto, un bastione e un fossato siano essi stati circolari o quadrati, per poi aprirvi quattro porte poste secondo i principali punti cardinali e ad essi orientate. Allo stesso modo della città l’urbs quadrata, il campo militare romano ispiratore primario delle medesime, obbediva a questo principio cosmico ma anche funzionale con l’agglomerato urbano che si disponeva intorno alla grande croce centrale costituita dal cardo (nord – sud) e dal decumano est – ovest. L’orientazione era determinata da un processo empirico molto semplice. Inizialmente si procedeva a mezzogiorno ovvero il momento in cui la lunghezza dell’ombra del palo usato passava per il minimo, indicando con essa la direzione nord – sud. Per avere il cardo bastava rilevare in quell’istante preciso sul suolo, la linea d’ombra proiettata dal corpo stesso dell’Augure o del Flaminio, in piedi con le spalle al sole. Egli stendeva poi orizzontalmente le due braccia (l’apertura delle braccia doveva corrispondere alla lunghezza di dieci mani da cui il nome di Decumano). La nuova direzione dell’ombra indicava il decumano stesso. In quel punto si costruiva un altare il cui significato era ben noto per costituire già di per se un insieme simbolico e armonico oltre che ovviamente sacrale riferito al punto esatto dell’incrocio. In seguito si costruiva un recinto le cui misure erano fisse e precostituite. La parola latina cardo o “cardine” sottolineava il fatto che tale processo mirava a situare il campo e il suo altare appena costruito, sull’asse di rotazione del mondo axis mundi come fosse posto al centro dell’universo stesso.
Città colonia romana di Florentia

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