di Mario Pagni
Traccia di uno spazio sacro preistorico circolare con altare centrale |
Gli argomenti descritti sul nostro blog riguardano e vogliono
parlare ad un pubblico assai vasto di lettori che oltre ad essere interessati
alle tematiche esposte, necessitano di semplici ma chiare indicazioni se pur di
tipo didattico per il proseguo delle singole ricerche nei settori considerati.
Da qui la scelta di comunicazioni brevi ma corrette per tracciare un semplice
ma sicuro solco nel terreno, da seguire costantemente e da usare come
trampolino di lancio per l’ulteriore cammino da percorrere sulla via della
Conoscenza.
La determinazione di
uno spazio “sacro” fino dalla lontana preistoria è stata assieme
all’approvvigionamento costante di cibo, una delle priorità di ogni singolo
essere vivente organizzato in gruppi e in grado di condurre seppure in modo
primordiale una vita e una esistenza che avessero non solo un principio e una
fine nel tempo, ma anche lo spazio necessario dove tale esistenza potesse
essere condotta in modo più sicuro possibile, ma anche misurabile conformemente
alle esigenze primarie di cui parlavamo. Percorrere semplicemente con i propri
passi un appezzamento di terreno fino a circoscriverlo a tali esigenze, fu già
in antico un modo per attribuire a tale area o porzione di essa, una sua
sacralità. Prima la grotta o il riparo, poi l’incerta precaria capanna ottenuta
con elementi raccolti e rubati alla stessa natura circostante, furono il modo
di compiere i primi sostanziali passi di
una condizione umana che avesse una ragione plausibile per essere tale.
Capanne protostoriche, ricostruzione |
Tracce archeologiche di focolare, sezione stratigrafica |
Per tornare alla fondazione delle città – colonia romane, che
ritualmente dovevano ricalcare su scala ridotta la stessa creazione del mondo,
il rito prevedeva la tracciatura di un recinto, un bastione e un fossato siano
essi stati circolari o quadrati, per poi aprirvi quattro porte poste secondo i
principali punti cardinali e ad essi orientate. Allo stesso modo della città l’urbs quadrata, il campo militare
romano ispiratore primario delle medesime, obbediva a questo principio cosmico
ma anche funzionale con l’agglomerato urbano che si disponeva intorno alla
grande croce centrale costituita dal cardo (nord – sud) e dal decumano est –
ovest. L’orientazione era determinata da un processo empirico molto semplice.
Inizialmente si procedeva a mezzogiorno ovvero il momento in cui la lunghezza
dell’ombra del palo usato passava per il minimo, indicando con essa la
direzione nord – sud. Per avere il cardo bastava rilevare in quell’istante
preciso sul suolo, la linea d’ombra proiettata dal corpo stesso dell’Augure o
del Flaminio, in piedi con le spalle al sole. Egli stendeva poi orizzontalmente
le due braccia (l’apertura delle braccia doveva corrispondere alla lunghezza di
dieci mani da cui il nome di Decumano).
La nuova direzione dell’ombra indicava il decumano stesso. In quel punto si
costruiva un altare il cui significato era ben noto per costituire già di per
se un insieme simbolico e armonico oltre che ovviamente sacrale riferito al
punto esatto dell’incrocio. In seguito si costruiva un recinto le cui misure
erano fisse e precostituite. La parola latina cardo o “cardine” sottolineava il fatto che tale processo mirava a
situare il campo e il suo altare appena costruito, sull’asse di rotazione del
mondo axis mundi come fosse posto al
centro dell’universo stesso.
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