di Chiara Sacchetti
È uno dei
processi più terribili e tragici della storia della stregoneria di cui perfino
Manzoni nei suoi Promessi Sposi ne parla esattamente nel capitolo XXXI, quando
Renzo si trova a Milano durante la pestilenza e cita Ludovico Settala il medico
che diagnosticherà la malattia all’uomo che accusa Caterina di avergli fatto
una fattura.
La storia di
Caterina è la storia di molte altre donne che nel corso dei secoli furono
accusate di stregoneria, di aver fatto cioè patti con il Demonio e aver
procurato morte e malattia a tutti coloro che avevano vicino e che avevano
ostacolato i loro desideri o che cercavano, attraverso malefici e incantesimi,
di migliorare la propria esistenza.
Streghe che aggiungono ingredienti al calderone
«Impurissima femmina, strega fattucchiera funestissima, avvelenatrice inumanissima; che da quattordici anni, abiurata la religione cristiana, e obbligatasi al principe delle Tenebre ha frequentato i luoghi infernali e conciliabile de’ demoni, li ha nefandamente adorati, e danzato, mangiato e giaciuta con essi: e con arti diaboliche e veneficii ha tratto o procurato di trarre molti uomini ad amarla, ed ha affascinati ed uccisi molti bambini col sottrarre dai loro corpicelli il virai sangue; e finalmente e tanti delitti ha commesso, che il senato, nell’udirne il racconto, inorridì».
Eccola
Caterina, nella descrizione dell’accusa durante il processo contro di lei. Ma
vediamo la sua storia.
Caterina
nacque a Broni, vicino Pavia nel 1573 circa da Giovanni, un maestro di scuola
di Pavia. A soli 13 anni Caterina fu data in sposa a Bernardino Zagalia detto
il Pinotto, un piacentino che poco dopo il matrimonio la costrinse a
prostituirsi.
Nel 1592 si
potrebbe dire per sua fortuna se non fossimo già a conoscenza di cosa le
accadrà, la donna rimase sola, non sappiamo bene se perché abbandonata dal
marito o perché restò vedova, decidendo così di girovagare per il Monferrato in
cerca di lavoro come serva. Lo trovò presso il capitano Giovanni Pietro
Squarciafico dal quale, divenuta sua concubina, ebbe due o tre figlie prima che
l’uomo la scacciasse per volere del vescovo di Casale Monferrato che le aveva
trovato un nuovo impiego presso donna Angelica, una nobildonna della zona. In
realtà, come sappiamo dalle trascrizioni del suo processo, Caterina aveva già
cominciato a frequentare altre “colleghe” partecipando, per la prima volta, al
“barilotto” (il cosiddetto sabba nella lingua volgare dell’Italia del Nord),
per diventare una strega e magari riuscire a togliere dalla miseria se stessa e
i suoi figli.
Streghe e diavoli da un'illustrazione del Malleus Maleficarum
Ma è nel
1612 che per Caterina iniziò l’incubo. Dopo essere stata a servizio a Milano
dal capitano Vacallo, vittima di un incantesimo d’amore ad opera di un’altra
serva omonima, una certa Caterinetta da Varese, e forse anche con il suo aiuto,
la donna venne chiamata come fantesca in casa del senatore Luigi Melzi. Ma
anche qui continuarono i problemi. Caterina innamorata del suo padrone, iniziò
a creare amuleti e altri oggetti malefici e a lasciarli nel suo letto per far
ricambiare i suoi sentimenti. Dopo qualche mese l’uomo cominciò ad avere
problemi di digestione e di melanconia e in una delle visite in casa dell’uomo,
Caterina rivide il capitano che la riconobbe e l’accusò di essere una strega e
di aver fatto dei malefici contro l’amico. A dare manforte all’accusa ci pensarono
anche Ludovico Settala e Giovanni Battista Selvatico, due medici che non
riuscendo a guarire il malato, confermarono l’origine stregonesca dei suoi mali.
In più vennero trovati all’interno dei guanciali dei cuori di refe che le due
sorelle suore del senatore, confermarono avere natura malefica. Ormai alle
strette, Caterina confessò non solo di aver fatto un incantesimo ad amore per far innamorare Melzi di
lei, ma anche di aver aiutato Caterinetta e di aver partecipato ai sabba. Si
può ben immaginare che la sua confessione possa essere stata dettata dalla
speranza di aver salva la vita. Ma non fu così.
Ne seguì un
processo in cui la povera donna venne torturata e alla fine condannata a morte.
Dopo « con mitra in capo, avente l’iscrizione del reato, e cinta di figure
diaboliche, condotta al luogo del pubblico patibolo sopra un carro, percorrendo
le vie principali della città, tormentata, durante il cammino, con tenaglie
roventi, e per ultimo bruciata», il 4 marzo 1617 fu quindi strangolata e il
suo corpo dato alle fiamme come nella migliore tradizione delle streghe, in
piazza Vetra a Milano, tra
Tompkins Matteson, L'esame di una strega
Ma la sua
figura non è mai stata dimenticata. Oltre ad essere nominata nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni,
come abbiamo visto, Caterina sarà anche la protagonista del romanzo di Achille
Mauri Caterina Medici di Brono. Romanzo storico del XVII secolo di metà Ottocento, e anche di Leonardo
Sciascia La strega e il Capitano, un saggio storico della fine del secolo
scorso.
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