lunedì 28 giugno 2021

Santa Fina

 di Chiara Sacchetti

È la Santa patrona della celeberrima cittadina della provincia senese di San Gimignano, un piccolo gioiello che conserva quasi intatte le sue caratteristiche medievali, grazie soprattutto alla sua storia, e che ancora oggi festeggia questa giovane donna morta in età adolescenziale che seppe dare esempio di forza e accettazione delle sventure della vita e aiuto miracoloso a chi ne aveva bisogno.

San Gimignano (SI), chiesa di sant'Agostino, Benozzo Gozzoli, Santa Fina

Fina (o Iosefina come quasi sicuramente si chiamava) nacque nel 1238 a San Gimignano da Cambio Ciardi e Imperia, due nobili decaduti in grave povertà. Dei suoi primi anni non sappiamo molto, solo che visse in una casa modesta nella strada che poi prenderà il suo nome e che, come ci raccontano le sue agiografie più tarde, fosse già molto devota alla Madonna e uscisse soltanto per andare a Messa

La casa di Fina a San Gimignano, oggi nell'omonima strada

In una di queste storie si parla anche di un miracolo che la piccola avrebbe commesso  in vita alle Fonti, una località vicina alle antiche mura. Si racconta che Fina fosse andata lì con due amiche e ad un certo punto le tre avrebbero sentito un pianto e una voce che si lamentava. Si misero così a cercare e scoprirono una bambina, la piccola Smeraldina che conoscevano da lei si fecero raccontare il motivo di così tanta disperazione. La piccola riferì che si era messa a giocare con altri amichetti e che una folata di vento o chissà cosa aveva fatto cadere la brocca che la madre le aveva dato da riempire d’acqua e riportare a casa. La piccola era disperata per paura dei rimproveri. Fina allora le disse di rimettere assieme tutti i pezzi della brocca e, una volta ricomposta, di metterla nuovamente nell’acqua; mentre la bimba faceva quanto chiesto lei diceva le sue preghiere: per miracolo la brocca si ricompose e fu così possibile riempirla d’acqua per la gioia della piccola Smeraldina.

Le Fonti di San Gimignano

La tragedia per Fina iniziò nel 1248 quando all’età di appena dieci anni venne colpita da una malattia, verosimilmente qualcosa di simile alla tubercolosi, con dolori fortissimi. A rendere ancora più difficile la sua situazione si aggiunsero anche le gravi disgrazie familiari e in particolare prima la morte del padre e poi quella della madre per una caduta, ma nonostante tutti questi dispiaceri Fina ringraziava ugualmente Dio  chiedendogli di lasciare il proprio corpo per tornare da Lui.

Intanto la malattia diveniva sempre più debilitante e i dolori sempre più forti al punto tale che la povera piccola non riusciva neanche ad alzarsi più dal letto. Il corpo, era rimasto ormai immobile anche per il rifiuto di Fina ad essere portata in un giaciglio migliore, cominciando a ripiegarsi tanto che si attaccò alla tavola di quercia e provocando anche terribili infezioni.

La gente cercava come poteva di aiutare la povera Fina con donazioni e cibo ma ad ogni incontro la fanciulla portava conforto agli altri anziché chiederli, divenendo essa stessa un esempio di devozione e grande forza d’animo e  rassegnata al volere di Dio.

Il 12 marzo 1253, giorno di San Gregorio Magno, Iosefina si spense a solo quindici anni, otto giorni dopo che lo stesso Santo le era apparso e le aveva predetto la morte.

San Gimignano, Cappella di Santa Fina, Fina che riceve la visita di San Gregorio

Il miracolo più famoso e per il quale Fina divenne la Santa di San Gimignano è proprio quello legato alla sua morte. Quando andarono a staccare il corpo dalla tavola di quercia che negli ultimi cinque anni le aveva fatto da giaciglio, alzando i resti della povera fanciulla con enorme sorpresa, i presenti scoprirono che sotto di esso erano fiorite delle viole gialle a ciocche mentre la casa si riempiva del loro profumo. In contemporanea anche tutta San Gimignano, a partire dalle mura antiche, si coprì di questi fiori: ancora oggi l’arrivo delle viole è un miracolo che si ripropone ogni anno anche fuori stagione proprio nel giorno dedicato alla Santa tanto da essere chiamate le Viole di Santa Fina.

Quando il corpo fu traslato alla Pieve per miracolo tutte le campane si liberarono e iniziarono a suonare, richiamando al raduno tutti i cittadini che gridavano che la Santa era morta. La processione con i  resti di Fina durò così a lungo che il funerale stesso fu rimandato e in quei giorni, così si racconta, molti furono i miracoli attribuiti alla santa stessa. Uno fra tutti quello di Beldia, una delle due nutrici che si presero cura di lei fino alla fine: la donna che aveva una mano rattrappita per tutta la fatica che aveva dovuto fare negli anni per prendersi cura della povera fanciulla, mentre stava vicino alla salma la mano della defunta le prese la sua sollevandola e guarendola miracolosamente.

Ancora oggi nel giorno della morte di Santa Fina a San Gimignano, di cui la santa è patrona essa viene festeggiata con processioni e cerimonie religiose. La festa fu ufficialmente istituita nel 1481: due anni prima,  la “santa fanciulla” fu invocata nella speranza che la peste finisse, cosa che miracolosamente accadde davvero, come del resto nel 1631 sempre per la stessa ragione.

Ingresso dell'attuale Museo Archeologico a San Gimignano

Grazie ai numerosi lasciti prima in vita e poi alla sua memoria, nel 1255, pochissimi anni dopo la sua morte, fu costruito lo Spedale di Santa Fina che negli anni continuò ad avere donazioni, lasciando così viva la sua memoria con l’aiuto dato bisognosi. Oggi lo spedale è sede della Farmacia e del Museo Archeologico.

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