di Mario Pagni
La costellazione dei Gemelli |
Siamo ormai arrivati nel mese di Giugno alle soglie dell’estate, un periodo assai importante per la raccolta del grano e dei cereali in genere che sembra passato remoto ma che è invece di estrema attualità. Una volta gli operatori dell’agricoltura contavano le giuste lune e quando in fase calante il satellite del nostro pianeta attenuava la sua luminosità nel cielo notturno, ecco comparire l’inconfondibile schema di puntini luminosi che gli antichi chiamarono Gemini o Gemelli.
Costellazione e immagine mitologica |
Questa
costellazione in effetti raffigura Castore e Polluce meglio conosciuti come i
due mitici Dioscuri che poi con l’avvento del cristianesimo manterranno le loro
caratteristiche di celeste sacralità trasformandosi nei santi Cosma e Damiano.
La madre dei due Dioscuri era la bella Leda sposa di Tindaro, re di Sparta che
ebbe da quest’ultimo complessivamente tre figli. Fu proprio Leda che venne
avvicinata da Zeus stavolta sotto forma di cigno, sempre alla ricerca di prede
e di nuove avventure erotiche e sentimentali. La donna e il cigno concepirono
Elena da un uovo (che conosciamo già per essere una delle cause scatenanti
della guerra di Troia) e Polluce uno dei due Dioscuri. C’è invece maggiore
incertezza sulla nascita di Castore che per alcuni studiosi di mitologia
sarebbe da considerarsi figlio di Zeus, mentre per altri, dello stesso Tindaro
che si accoppiò a Leda nella stessa notte durante la quale la donna fu
fecondata dal re degli dei dell’Olimpo. Un’altra leggenda ci racconta invece
che furono due le uova che nacquero dall’amore fra Zeus e Leda dalle quali
vennero alla luce gli immortali Polluce ed Elena, mentre dall’accoppiamento con
il legittimo sposo Tindaro ne uscirono due mortali, Castore e Clitennestra.
Leda e il cigno |
La parola “Dioscuri”
che significa “Figli di Dio” dopo queste incerte e travagliate vicende e
soprattutto origini prosegue. Certo è
che i due gemelli classici che hanno dato anche il nome alla costellazione non
solo si assomigliavano moltissimo ma si vestivano anche allo stesso modo,
avevano le stesse abitudini ed erano inseparabili. Proprio in coppia i due
gemelli compirono un numero incredibile di imprese, facilitati dalla loro abilità
unita ad una certa forza fisica. Polluce era un provetto pugile mentre Castore era
un abilissimo domatore di cavalli.
I Dioscuri Castore e Polluce |
Fra queste eroiche gesta la liberazione della
sorella Elena rapita ancora bambina da Teseo, poi in seguito presero anche
parte alla spedizione degli Argonauti, dove la loro nave diretta nella Colchide
attraccò sulle coste di una terra governata da Amico nientemeno che figlio di
Posidone. Questi forte della sua prestanza fisica, obbligava chiunque gli
capitasse a tiro a sfidarlo proprio a pugilato, vincendo regolarmente e
uccidendo i suoi avversari. Polluce accettò la sfida come avevano
malauguratamente fatto i suoi predecessori e riuscendo prima abilmente a
schivare i suoi potenti pugni, lo fece stancare e lo atterrò con un colpo
micidiale che gli spappolò la testa. Sempre durante il viaggio con gli
Argonauti i due gemelli salvarono la nave dalla tempesta, nei pressi delle foci
del Rodano ed è da allora che vengono ancora oggi considerati i protettori dei
naviganti. Fra le più note eroiche imprese non dobbiamo dimenticare la caccia
prima e l’uccisione poi del cinghiale Caledonio, inviato da Artemide a
devastare le terre del re Oineo, che aveva trascurato la dea con un sommario
cerimoniale con relativo sacrificio in onore degli dei.
Bassorilievo marmoreo raffigurante l'uccisione del cinghiale Caledonio |
Potremo concludere con la madre di tutte le
vicende legate al destino dei due gemelli dove Castore il mortale fu ucciso
dalla rappresaglia dei fidanzati di due fanciulle di Leucippe re della Messenia
e fratello di Tindaro da loro rapite. La
perdita del fratello gettò Polluce in un totale sconforto che lo indusse a
chiedere al padre divino di far morire anche lui. Zeus esaudì solo in parte la
richiesta concedendo al figlio rimasto di condividere con il fratello la sua
immortalità, fu così che i due vissero insieme alternativamente un giorno
nell’Ade e l’altro sull’Olimpo. Nel cielo notturno essi ancora oggi (e chissà
per quanto), compaiono assieme inseparabilmente abbracciati per l’eternità
lungo la fascia zodiacale detta “Ellittica”.
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