di Chiara Sacchetti
È una delle
reliquie meno conosciute ma avvolte da un alone di mistero che forse, oggi, a
distanza di molti secoli potrebbe aver trovato qualche risposta.
Stiamo
parlando della Lettera del Diavolo, un messaggio che nel 1676 Suor Crocifissa
avrebbe scritto sotto dettatura del terribile Demonio e che è stato anche fonte
di ispirazione per autorevoli autori come Tomasi di Lampedusa (del quale la
religiosa era anche una antenata) e Andrea Camilleri, famoso autore del
Commissario Montalbano.
Isabella Tomasi Suor Crocifissa
La storia, non del tutto certa, iniziò il 7 ottobre 1660 quando Isabella Tomasi entrò nell’ordine benedettino nel monastero di clausura a Palma di Montechiaro dedicato al SS. Rosario che il padre aveva fatto costruire qualche anno prima, prendendo i voti con il nome di Maria Crocifissa della Concezione. Isabella era la seconda figlia del Principe di Lampedusa Giulio Tomasi e di Rosalia Traina, baronessa di Falconeri e Torretta: una famiglia, la sua, molto devota e cristiana che destinò tutti i figli alla vita religiosa.
Nel
Monastero Isabella dedicò la sua esistenza alla meditazione, ai lavori più
umili e soprattutto a ricercare una unione sempre più forte e profonda con Dio;
per questo il vescovo di Agrigento, Ignazio d’Amico, decise di mandare tre
gesuiti a controllare le voci che aveva sentito su di lei. Una volta giunti al
SS Rosario, i tre religiosi conobbero e parlarono a lungo con Suor Crocifissa
rimanendo impressionati da una così intima e irremovibile devozione e riferendo
tutto al vescovo. In effetti la testimonianza di una sorella conferma questa profonda
e sentita religiosità di Suor Crocifissa che viveva di penitenza e accettava con gioia ogni malattia che il
Signore le dava come anche perfino la sua prematura fine a soli 44 anni.
Monastero Palma di Montechiaro dedicato al SS. Rosario
Morta il 16
ottobre 1699 e dichiarata venerabile da papa Pio VI, Suor Crocifissa venne seppellita
nel monastero dove ha vissuto.
Dalle
cronache degli annali del Monastero stesso si legge che la notte dell’11 agosto
1676 una sorella (Suor Crocifissa) ricevette dal demonio in persona un
biglietto autografo che il diavolo le chiese di firmare, ma la religiosa avendo
capito il contenuto della lettera scrisse solamente «ohimè». La mattina seguente, tramortita da
quello che aveva passato, Isabella raccontò tutto alle sorelle: durante la
notte un gruppo di demoni era arrivato a farle visita nella sua cella e dopo
una lunga battaglia era stata obbligata a scrivere quelle 14 righe. Ma oltre a
quel messaggio ce ne sarebbero stati altri due che la suora si sarebbe
rifiutata di scrivere e il cui segreto avrebbe portato con sé nella tomba. Quello
che c’è di misterioso nella missiva, al di là della modalità con la quale
sarebbe pervenuta, è sicuramente l’uso dei caratteri usati così incomprensibili
e sconosciuti da renderne illeggibile il suo contenuto, almeno fino ad ora.
Grazie alla
nuova tecnologia e in particolare ad un algoritmo messo a punto dal team di
Ludun, recenti studi hanno tradotto questa lettera identificando i caratteri
fra quelli dell’alfabeto greco, cirillico, latino, runico e quello del popolo
degli Yadizi, considerati adoratori del diavolo. Secondo il direttore del
gruppo di lavoro (in altre parole), l’alfabeto del testo sarebbe stato
un’invenzione della sorella che forse soffriva di disturbo bipolare causato dallo
stress della vita monastica e che avrebbe mischiato caratteri di varie lingue.
La Chiesa ha ovviamente un parere opposto, ritenendo la missiva il risultato
della lotta di Suor Crocifissa con il Maligno e dalla quale sarebbe uscita
vincitrice tanto da farla beata poco tempo dopo la sua morte.
Oggi la
misteriosa reliquia è custodita ancora nell’originale Monastero del SS. Rosario
di Palma di Montechiaro, mentre si dice che una copia sia invece conservata
nell’archivio della Cattedrale di Agrigento.
Difficile
dire chi possa aver ragione in questa storia. Nella fede è per etimologia
stessa qualcosa a cui si crede senza alcuna riserva, senza cercare comprensioni
né tantomeno prove che dimostrino e attestino la veridicità, ma dall’altra
esiste la scienza che visti i tempi offre soluzioni e risposte che spesso coprono (o
scoprono) quell’alone di mistero che tanto rende affascinante qualcosa.
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