giovedì 3 giugno 2021

La costellazione del Toro

di Mario Pagni

La costellazione del Toro

E’ uno dei più conosciuti gruppi di stelle dello Zodiaco noto fino dall’antichità specialmente nell’antico Egitto perché rappresentava l’inizio effettivo della primavera intesa come periodo decisamente operativo per la rinascita generale della natura. Nella mitologia è la forma che assunse Giove (Zeus) per rapire Europa, figlia di Fenice (o di Agenore) e di Telfassa. Astronomicamente parlando questa configurazione stellare ospita nel proprio schema apparente, molti interessanti oggetti celesti fra questi le Hyades (che formano il muso dell’animale a forma di V), un ammasso slegato di circa 100 stelle che distano dal nostro pianeta ben 120 anni luce. Ancora più noto e suggestivo è il gruppo di stelle denominato le Pleiadi, visibili come una macchia indistinta ad occhio nudo sulla spalla del Toro. Si tratta nella realtà di un ammasso stellare aperto composto da parecchie centinaia di stelle delle quali almeno 7 visibili ad occhio nudo e che venivano identificate nell’antichità come le sette mitiche figlie di Atlante, il gigante che sorreggeva il mondo sulle sue spalle.

Gruppo di stelle delle Pleiadi

Aldebaran è la stella principale della costellazione una gigante rossa doppia di prima grandezza nella scala astronomica, distante dalla Terra circa 53 anni luce. Vi è poi Nath, una stella di seconda grandezza visibile sulla punta del corno settentrionale e che rientra anche nello schema stellare della vicina Auriga.

La stella di prima grandezza Alebaran nella costellazione del Toro

Europa nella mitologia greca alla quale accennavamo prima era una fanciulla destinata ad essere una principessa che mentre stava cogliendo fiori nelle campagne della Fenicia fu notata dal solito Zeus che prontamente chiese al servizievole figlio Ermes di condurre il suo sacro bestiame a pascolare proprio nelle vicinanze di Europa. Il re degli dei si inserì nella mandria assumendo la forma di un bellissimo toro bianco.

La fanciulla affascinata dalla bellezza dell’animale cominciò ad accarezzarlo e il toro mansueto mostrandosi apparentemente compiaciuto dei suoi vezzeggiamenti la invitò con un insolito gesto del capo a salire sulla sua groppa. Europa saltò sul dorso dell’animale che subito e dopo lungo traghettamento, si diresse verso il mare e l’isola di Creta. Giunti sull’isola Zeus mostrò la sua vera identità alla fanciulla e i due si dice si amassero per giorni interi.

Il toro dal mantello bianco Zeus rapisce Europa

Per completezza di informazione dobbiamo riferire di una variante alla mitologia della bella Europa che riferisce che essa mentre stava giocando con le sue amiche sulla riva del mare vide avvicinarsi la mandria sacra di Ermes con il toro bianco (Zeus). Ma il finale di cui abbiamo parlato in precedenza non cambia nel risultato. Da questa storia d’amore nacquero Minosse e Radamanto, e secondo altri studiosi di mitologia anche Sarpedonte. Europa divenne poi sposa del re cretese Asterione che adottò Minosse e gli altri figli. Fu proprio Minosse che subentrato sul trono di Creta assieme a celeberrimi e grandi edifici fece edificare anche il famoso Labirinto. Nel grande palazzo sede della sua corte si tenevano ogni anno grandi feste in onore dei tori dal manto bianco considerati sacri.

L'amore fra Europa e Zeus il toro dal mantello bianco


Da qui nasce e prende forma un’altra tradizione mitologica che vede in questo gruppo di stelle il toro dal bianco mantello che fu amato dalla regina Pasifae moglie di Minosse. Dall’insolito tradimento amoroso nacque il Minotauro che per il suo mostruoso aspetto fu condannato nei meandri del labirinto e al quale venivano sacrificate periodicamente avvenenti fanciulle. Altri scrutatori della volta celeste hanno visto nella costellazione proprio il Minotauro i cui occhi accesi dalla sua furia omicida erano rappresentati da Aldebaran la stella di prima grandezza alla quale abbiamo accennato all’inizio di colore rosso brillante nel cielo notturno.

Le pleiadi, Metropolitan Museum of art 1885

Per i latini dobbiamo ricordare che il culto solare del dio toro fu molto diffuso nell’impero romano. I Romani fra l’altro nel toro vedevano Bacco il dio del vino. Nelle feste dedicate a questa divinità, un toro addobbato di fiori era accompagnato da fanciulle danzanti che rappresentavano le Iadi e le Pleiadi. A York  in Gran Bretagna (l’antica Ebacorum), fu dedicato all’animale un intero grande tempio dove venivano anche compiuti sacrifici umani per propiziarsi i suoi favori, con particolare con riferimento alla fecondità della terra.

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