lunedì 31 maggio 2021

I Templari ebbero davvero la Sacra Sindone?

di Chiara Sacchetti

La Sacra Sindone è la più famosa e senza dubbio la più importante reliquia della Cristianità. Raffigurante il corpo di un uomo con i segni della Passione di Cristo, questo sacro oggetto è avvolto da numerosi e quanto mai irrisolvibili misteri.

Il lenzuolo della Sacra Sindone

Fra le varie ipotesi che lo riguardano c’è anche quella che gli stessi Cavalieri Templari, i monaci-guerrieri nati per proteggere le strade e i pellegrini che andavano in Terra Santa e che negli anni raggiunsero potere e finanze così grandi da essere stati poi perseguitati e infine aboliti per volere di Filippo il Bello, ebbero nelle loro mani questa reliquia.

Ma come sarebbe possibile? Fra leggenda e storia proviamo a fare un po’ di luce sulla questione.

La Sindone fa la sua prima apparizione ufficiale nel 1353 quando un certo Goffredo da Charny, un cavaliere, dona alla collegiata di una chiesa che lui stesso ha fatto costruire nella cittadina di Lirey «il lenzuolo ha avvolto il corpo di Cristo». Siamo abbastanza certi di questo perché è stato ritrovato nella Senna un medaglione votivo raffigurante da una parte la Sindone e dall’altro gli stemmi della famiglia del cavaliere e di sua moglie Vergy. Il nome Charny richiama alla mente il terribile momento che sancì la fine dell’Ordine dei Templari, quando assieme al Gran Maestro Jacques de Molay, un altro Geoffroy de Charny, questa volta comandante della grande provincia templare e anche suo amico, fu arso sull’isola della Senna per volere del re francese Filippo il Bello. Che possa essere stato un suo erede? Se così fosse sarebbe lecito pensare che il suo avo potesse avere già avuto fra le mani l’importante reliquia e che verosimilmente poi con l’abolizione dell’ordine questa sia stata consegnata proprio alla sua famiglia per custodirla. Che sia questo uno dei numerosi motivi che hanno spinto il re di Francia a condannare e fare uccidere l’uomo e a perseguitare e poi abolire uno dei più potenti e importanti ordini monastico-cavallereschi del Medioevo? Magari nella speranza di entrarne lui stesso in possesso? Quello che è certo è che ciò non avvenne e che curiosamente un altro uomo con lo stesso cognome la mostrò al mondo soltanto pochissimi decenni dopo.

Rogo di Jacques de Molay e Geoffry de Charny in una miniatura medievale

Non solo. Prima di tale data nessuno aveva mai sentito parlare di questa reliquia, almeno in questi termini. Alcuni studiosi sostengono infatti che il famosissimo Mandylion, il velo dove sarebbe raffigurato soltanto il volto di Gesù e di cui abbiamo notizie già a partire dal V sec., non sia altro che la Sindone che ripiegata mostrerebbe soltanto il viso del Salvatore. Il termine Mandylion infatti venne coniato dai Bizantini per una grecizzazione del vocabolo arabo Madil (lenzuolo) quando questi attaccarono il sultano di Edessa e rubarono la reliquia. Di questo oggetto abbiamo notizia già dal II sec. d.C. quando si parla di un Santo Volto di Cristo su stoffa venerato proprio ad Edessa e nel 544 è documentata ufficialmente la presenza del telo nella stessa città. Nel 944 il Mandylion viene portato a Costantinopoli e nel 1147 è testimoniato che il re di Francia Luigi VII durante una visita alla capitale dell’Impero andò a venerare l’importante reliquia. A seguito delle Crociate e della conquista di Costantinopoli da parte dei Templari si perdono le tracce della Sacra Sindone-Mandylion almeno fino al 1353 quando il cavaliere ne fa dono alla sua collegiata. Che la Sindone sia stata a Costantinopoli è provato dal ritrovamento di alcuni pollini tipici della zona siriana-palestinese e in particolare la Gundelia Tournefortii; in più alcuni studiosi identificarono nelle impronte lasciate sugli occhi del corpo raffigurato sulla Sindone le monete fatte realizzare da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C., riconoscimento che confermerebbe  sia la sua provenienza che la datazione. È lecito quindi chiedersi se con la conquista di Costantinopoli proprio i Templari abbiano preso la reliquia e sia stata in loro possesso fino allo scioglimento dell’Ordine.

Uno dei tanti Mandylion d'Europa

Se questo fosse vero potremmo anche spingerci oltre. Guardando questo sacro oggetto possiamo supporre le fattezze della persona rappresentata, un uomo con capelli abbastanza lunghi, barba e baffi che nei secoli in effetti è divenuto il modello per gli artisti intenti a rappresentare il Salvatore. Queste stesse caratteristiche però richiamano anche un altro personaggio legato ai Templari. Il volto del terribile Bafometto, identificato nei processi contro i Cavalieri del Tempio come una divinità adorata dai Templari (e per questo accusati fra l’altro anche di idolatria), viene descritto (e raffigurato) con quegli stessi tratti somatici di barba e baffi. Che si sia trattato soltanto di un’altra immagine di Cristo poi travisata e trasformata in un essere diabolico?

L’ipotesi potrebbe essere confermata dalla testimonianza di un certo Arnaud Sabbater che il 9 novembre 1307 interrogato a Carcassone racconta della presenza di un idolo, con barba e baffi, a cui lui stesso avrebbe baciato i piedi. Che si parli proprio della Sindone? Tale supposizione potrebbe essere avvalorata dal gesto di San Carlo Borromeo che nel 1570 appena vede la Sindone gli bacia anche lui i piedi in segno di reverenza e devozione.

Documento di un processo contro un cavaliere Templare

Se due indizi fanno una prova come si usa dire sarebbe abbastanza plausibile pensare che forse proprio i Templari ebbero davvero in loro possesso la Sindone. Da storica invece non posso altro che sostenere che non esistono purtroppo ad oggi prove concrete di questo passaggio e che difficilmente, almeno di scoperte importanti come ci auguriamo, potremmo sostenere con certezza questa ipotesi così affascinante che quasi certamente resterà ancora per molto tempo un mistero.

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