di Chiara
Sacchetti
La Sacra Sindone è la più famosa e senza dubbio la
più importante reliquia della Cristianità. Raffigurante il corpo di un uomo con
i segni della Passione di Cristo, questo sacro oggetto è avvolto da numerosi e
quanto mai irrisolvibili misteri.
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Il lenzuolo della Sacra Sindone |
Fra le varie
ipotesi che lo riguardano c’è anche quella che gli stessi Cavalieri Templari, i
monaci-guerrieri nati per proteggere le strade e i pellegrini che andavano in
Terra Santa e che negli anni raggiunsero potere e finanze così grandi da essere
stati poi perseguitati e infine aboliti per volere di Filippo il Bello, ebbero
nelle loro mani questa reliquia.
Ma come
sarebbe possibile? Fra leggenda e storia proviamo a fare un po’ di luce sulla
questione.
La Sindone fa la sua prima apparizione
ufficiale nel 1353 quando un certo Goffredo da Charny, un cavaliere, dona alla
collegiata di una chiesa che lui stesso ha fatto costruire nella cittadina di
Lirey «il lenzuolo ha
avvolto il corpo di Cristo». Siamo abbastanza certi di questo perché è stato ritrovato
nella Senna un medaglione votivo raffigurante da una parte la Sindone e dall’altro gli
stemmi della famiglia del cavaliere e di sua moglie Vergy. Il nome Charny
richiama alla mente il terribile momento che sancì la fine dell’Ordine dei
Templari, quando assieme al Gran Maestro Jacques de Molay, un altro Geoffroy de
Charny, questa volta comandante della grande provincia templare e anche suo
amico, fu arso sull’isola della Senna per volere del re francese Filippo il
Bello. Che possa essere stato un suo erede? Se così fosse sarebbe lecito
pensare che il suo avo potesse avere già avuto fra le mani l’importante
reliquia e che verosimilmente poi con l’abolizione dell’ordine questa sia stata
consegnata proprio alla sua famiglia per custodirla. Che sia questo uno dei numerosi
motivi che hanno spinto il re di Francia a condannare e fare uccidere l’uomo e
a perseguitare e poi abolire uno dei più potenti e importanti ordini
monastico-cavallereschi del Medioevo? Magari nella speranza di entrarne lui
stesso in possesso? Quello che è certo è che ciò non avvenne e che curiosamente
un altro uomo con lo stesso cognome la mostrò al mondo soltanto pochissimi
decenni dopo.
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Rogo di Jacques de Molay e Geoffry de Charny in una miniatura medievale |
Non solo.
Prima di tale data nessuno aveva mai sentito parlare di questa reliquia, almeno
in questi termini. Alcuni studiosi sostengono infatti che il famosissimo Mandylion,
il velo dove sarebbe raffigurato soltanto il volto di Gesù e di cui abbiamo
notizie già a partire dal V sec., non sia altro che la Sindone che ripiegata
mostrerebbe soltanto il viso del Salvatore. Il termine Mandylion infatti venne
coniato dai Bizantini per una grecizzazione del vocabolo arabo Madil (lenzuolo)
quando questi attaccarono il sultano di Edessa e rubarono la reliquia. Di
questo oggetto abbiamo notizia già dal II sec. d.C. quando si parla di un Santo
Volto di Cristo su stoffa venerato proprio ad Edessa e nel 544 è documentata
ufficialmente la presenza del telo nella stessa città. Nel 944 il Mandylion viene
portato a Costantinopoli e nel 1147 è testimoniato che il re di Francia Luigi
VII durante una visita alla capitale dell’Impero andò a venerare l’importante
reliquia. A seguito delle Crociate e della conquista di Costantinopoli da parte
dei Templari si perdono le tracce della Sacra Sindone-Mandylion almeno fino al
1353 quando il cavaliere ne fa dono alla sua collegiata. Che la Sindone sia stata a
Costantinopoli è provato dal ritrovamento di alcuni pollini tipici della zona
siriana-palestinese e in particolare la Gundelia Tournefortii;
in più alcuni studiosi identificarono nelle impronte lasciate sugli occhi del
corpo raffigurato sulla Sindone le monete fatte realizzare da Ponzio Pilato tra
il 29 e il 32 d.C., riconoscimento che confermerebbe sia la sua provenienza che la datazione. È
lecito quindi chiedersi se con la conquista di Costantinopoli proprio i
Templari abbiano preso la reliquia e sia stata in loro possesso fino allo
scioglimento dell’Ordine.
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Uno dei tanti Mandylion d'Europa |
Se questo
fosse vero potremmo anche spingerci oltre. Guardando questo sacro oggetto possiamo
supporre le fattezze della persona rappresentata, un uomo con capelli
abbastanza lunghi, barba e baffi che nei secoli in effetti è divenuto il
modello per gli artisti intenti a rappresentare il Salvatore. Queste stesse
caratteristiche però richiamano anche un altro personaggio legato ai Templari. Il
volto del terribile Bafometto, identificato nei processi contro i Cavalieri del
Tempio come una divinità adorata dai Templari (e per questo accusati fra
l’altro anche di idolatria), viene descritto (e raffigurato) con quegli stessi
tratti somatici di barba e baffi. Che si sia trattato soltanto di un’altra
immagine di Cristo poi travisata e trasformata in un essere diabolico?
L’ipotesi
potrebbe essere confermata dalla testimonianza di un certo Arnaud Sabbater che
il 9 novembre 1307 interrogato a Carcassone racconta della presenza di un
idolo, con barba e baffi, a cui lui stesso avrebbe baciato i piedi. Che si
parli proprio della Sindone? Tale supposizione potrebbe essere avvalorata dal
gesto di San Carlo Borromeo che nel 1570 appena vede la Sindone gli bacia anche
lui i piedi in segno di reverenza e devozione.
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Documento di un processo contro un cavaliere Templare |
Se due
indizi fanno una prova come si usa dire sarebbe abbastanza plausibile pensare
che forse proprio i Templari ebbero davvero in loro possesso la Sindone. Da storica invece
non posso altro che sostenere che non esistono purtroppo ad oggi prove concrete
di questo passaggio e che difficilmente, almeno di scoperte importanti come ci
auguriamo, potremmo sostenere con certezza questa ipotesi così affascinante che
quasi certamente resterà ancora per molto tempo un mistero.
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