lunedì 24 maggio 2021

I Baccanali

di Chiara Sacchetti

Dal latino Bacchanalia, i Baccanali erano le feste religiose dell’Antica Roma in onore di Bacco, il dio del vino. La natura di queste celebrazioni sfociava spesso in lussuria ed eccessi, con orge, balli e bevute del cosiddetto nettare degli dei, tanto che ancora oggi con questo termine vengono identificate feste esagerate in cui avvengono eventi irripetibili. Nella realtà i Baccanali erano essenzialmente un culto misterico, inizialmente riservato alle sole donne, le Baccanti, che nel tempo poi si aprì anche agli uomini ma a cui dovevano partecipare solo ed esclusivamente gli iniziati. Nonostante quindi la fama che nel tempo questi rituali hanno preso e mantenuto,  queste celebrazioni devono essere lette come rituali propiziatori alla fertilità della terra.

I Baccanali

Secondo lo storico Tito Livio, la nascita del culto nell’Antica Roma deve essere ricercato nella figura di un sacerdote indovino di origine greca, abitante nell’Italia meridionale che si trasferì poi in Etruria dove fece conoscere i culti dionisiaci. Qui però le celebrazioni degenerarono e presero caratteristiche orgiastiche. Le cerimonie poi arrivarono anche a Roma grazie alla sacerdotessa Annia Pascullia, dove già erano conosciuti i riti dedicati a Dioniso confondendosi e fondendosi però con quelli Etruschi. Nell’Urbe questi rituali avvenivano tre volte l’anno, di notte nel bosco di Semele (Stimula) vicino all’Aventino e vi partecipavano soltanto le più importanti matrone romane; con l’arrivo dei rituali etruschi i Baccanali mutarono, cominciando a svolgersi cinque volte al mese ed ammettendo anche gli uomini. Con questi cambiamenti però lentamente iniziarono a farsi insistenti le voci che durante questi incontri si compiessero le peggiori scelleratezze ed intemperanze, destando sospetti e dubbi sulla loro regolatezza.

Sarcofago con i riti del culto dionisiaco

Cosa accadeva veramente durante questi rituali non è del tutto chiaro e le fonti mancano di molti dettagli. Di certo sappiamo che quasi sicuramente avvenivano in aperta campagna, fuori quindi dalla città e probabilmente anche dai templi, in luoghi appartati e poco visibili agli estranei. Prima del rituale si facevano dei sacrifici di animali mentre le baccanti accendevano delle torce vicino all’altare e l’iniziato di turno era velato. Venivano poi fatte delle letture sacre e consacrate le offerte. Fra i riti quello più importante era quello del liknon, un vaglio mistico che veniva fatto passare sopra la testa dell’iniziato stesso; una volta terminata tutta la celebrazione, ormai a notte fonda, si dava inizio alle orge a cui prendevano parte soprattutto le donne che si abbandonavano a danze e specialmente ad atti di violenza contro uomini e animali.

Nel 186 la liberta Ispala Fecenia raccontò al console Sp. Postumio Albino cosa avveniva durante quelle cerimonie. Ne seguì un’inchiesta che soverchiò una setta della quale furono accusate oltre 7000 persone che praticavano la violenza sessuale reciproca, sodomia compresa, specialmente sui neofiti. Capi della setta risultarono due plebei romani, Marco e Gaio Atinio, Lucio Opiterio di Falerii e il campano Minio Cerrinio furono riconosciuti soltanto iniziati ai misteri, ma innocenti di qualunque altra turpitudine o delitto e per questo furono soltanto imprigionati. Quelli che si erano macchiati di stupri, omicidi o frodi, furono puniti di pena capitale, comprese le donne.

Cesare Maccani, Ispala Fecenia racconta cosa accade durante i Baccanali

A seguito di questo evento furono sciolte tutte le associazione bacchiche e fu emanato il famoso Senatus consultus de Bacchanalibus un senatoconsulto che proibiva la costituzione per il futuro di una nuova setta di questo tipo.

Con questo organo venivano così proibiti in generale i riti bacchici, e se ne permetteva la celebrazione soltanto in qualche caso straordinario, solo previa l’autorizzazione del senato, a condizione che al rito non partecipassero più di cinque persone alla volta, due uomini e tre donne.

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