di Mario Pagni
La costellazione dei Pesci sulla volta celeste |
Dopo aver percorso la fascia dello zodiaco trattando delle prime due costellazioni di inizio anno, ovvero il Capricorno e l’Acquario, con i primi segni dell’arrivo della primavera incontriamo la costellazione dei Pesci, ovvero quel disegno di puntini luminosi che i Greci sembra abbiano ereditato per la loro conformazione schematica apparente dai babilonesi. Furono essi infatti che per primi la raffigurarono con due pesci che nuotano in direzione contraria fra loro legati per la coda da una cordicella.
La mitologia del segno ricalca per certi versi seppure a grandi linee
quella già trattata recentemente del Capricorno. Anche qui infatti ritroviamo
Zeus re dell’Olimpo e capo degli dei impegnato nella lotta con i Titani ma
andiamo per ordine. All’inizio questo gruppo di stelle era identificato con un
unico pesce anziché la coppia succitata. Rappresentava la dea Derceto,(Atagartis)
poi collegata al pesce “Australe” e fissata nella volta celeste dopo la sua
trasformazione in Sirena, creatura metà pesce e metà donna.
La dea Derceto o Atagartis |
Ma il mito più frequentemente citato per giustificare questa
costellazione è quello a cui accennavamo prima che si riallaccia alla lotta di
Zeus con il mostro Tifone. La genesi di questa creatura fu molto particolare e
può essere inquadrata nel conflitto generale che vide tutti gli dei dell’Olimpo
impegnati contro i Titani e i Giganti.
Il pesce Australe |
Dopo la loro ormai epica sconfitta Gea, (nient’altro che la nostra Terra),
scese nel ‘Tartaro’, la zona più profonda e oscura degli Inferi, dove quelli
che potremo considerare i suoi figli, erano stati imprigionati. Qui Gea unitasi
a Tartaro (signore dell’Oltretomba riservato ai maligni) diede vita ad un
mostro dalla bruttezza e dalla ferocia inaudita: Tifone. Questi istigato dalla
stessa madre salì in superficie dove ingaggiò una cruenta lotta con Zeus dal
quale però fu sconfitto per l’aiuto che il re dell’Olimpo ebbe anche da Pan ed
Hermes.
Zeus |
Tifone viene descritto dalla mitologia e dalla leggenda come un mostro
con cento teste di drago e ben duecento occhi, che eruttava fiamme dalle bocche
delle teste di drago, dalle quali facevano anche capolino delle lingue nere
come la pece. Le sue corde vocali emettevano vari suoni mostruosi che
riproducevano il muggito dei buoi, il guaito dei cani, il ruggito dei leoni e
il sibilo delle vipere.
Il mostro Tifone |
Dopo aver vagato a lungo terrorizzando gli esseri umani e seminando paura
e distruzione, Tifone giunse lungo le rive del fiume Eufrate. Lì sorprese la
dea Afrodite (Venere), con il figlio Eros (Cupido). I due per sfuggire
all’infernale creatura, riuscirono a trasformarsi in un fascio di canne unendosi
a quelle già presenti nel grande corso d’acqua. Ma una improvvisa folata di
vento fece spaventare la dea che preso il figlio in grembo corse verso il
fiume. Qui i due furono soccorsi dalle ninfe di acqua dolce che impietositesi
dalla richiesta di aiuto di una madre che voleva proteggere il proprio figlio,
li posero entrambi in salvo facendoli trasportare sul dorso di due grossi
pesci. Qui le varianti mitologiche sono molteplici ma ci riserviamo in questa
sede di riportare quella ritenuta più comune e diffusa. Secondo un’altra di
queste versioni infatti furono gli stessi Afrodite ed Eros a trasformarsi in
pesci legandosi con una cordicella per non perdersi nella corrente e restando
così per sempre uniti.
La dea Afrodite nel celebre dipinto di Sandro Botticelli |
I Romani chiamarono invece questa costellazione ‘Aquilonio’ o
‘Aquilonario’ dal nome del vento Aquilone foriero del vento del nord gravido di
pioggia. Altri appellativi più simili al disegno conosciuto furono anche il
“pesce gemello” o anche i ‘pesci gemelli’.
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