giovedì 13 maggio 2021

Il segno zodiacale della costellazione dei Pesci e la mitologia

di Mario Pagni

La costellazione dei Pesci sulla volta celeste

Dopo aver percorso la fascia dello zodiaco trattando delle prime due costellazioni di inizio anno, ovvero il Capricorno e l’Acquario, con i primi segni dell’arrivo della primavera incontriamo la costellazione dei Pesci, ovvero quel disegno di puntini luminosi che i Greci sembra abbiano ereditato per la loro conformazione schematica apparente dai babilonesi. Furono essi infatti che per primi la raffigurarono con due pesci che nuotano in direzione contraria fra loro legati per la coda da una cordicella.

La mitologia del segno ricalca per certi versi seppure a grandi linee quella già trattata recentemente del Capricorno. Anche qui infatti ritroviamo Zeus re dell’Olimpo e capo degli dei impegnato nella lotta con i Titani ma andiamo per ordine. All’inizio questo gruppo di stelle era identificato con un unico pesce anziché la coppia succitata. Rappresentava la dea Derceto,(Atagartis) poi collegata al pesce “Australe” e fissata nella volta celeste dopo la sua trasformazione in Sirena, creatura metà pesce e metà donna.

La dea Derceto o Atagartis

Ma il mito più frequentemente citato per giustificare questa costellazione è quello a cui accennavamo prima che si riallaccia alla lotta di Zeus con il mostro Tifone. La genesi di questa creatura fu molto particolare e può essere inquadrata nel conflitto generale che vide tutti gli dei dell’Olimpo impegnati contro i Titani e i Giganti.

Il pesce Australe

Dopo la loro ormai epica sconfitta Gea, (nient’altro che la nostra Terra), scese nel ‘Tartaro’, la zona più profonda e oscura degli Inferi, dove quelli che potremo considerare i suoi figli, erano stati imprigionati. Qui Gea unitasi a Tartaro (signore dell’Oltretomba riservato ai maligni) diede vita ad un mostro dalla bruttezza e dalla ferocia inaudita: Tifone. Questi istigato dalla stessa madre salì in superficie dove ingaggiò una cruenta lotta con Zeus dal quale però fu sconfitto per l’aiuto che il re dell’Olimpo ebbe anche da Pan ed Hermes.

Zeus

Tifone viene descritto dalla mitologia e dalla leggenda come un mostro con cento teste di drago e ben duecento occhi, che eruttava fiamme dalle bocche delle teste di drago, dalle quali facevano anche capolino delle lingue nere come la pece. Le sue corde vocali emettevano vari suoni mostruosi che riproducevano il muggito dei buoi, il guaito dei cani, il ruggito dei leoni e il sibilo delle vipere.

Il mostro Tifone

Dopo aver vagato a lungo terrorizzando gli esseri umani e seminando paura e distruzione, Tifone giunse lungo le rive del fiume Eufrate. Lì sorprese la dea Afrodite (Venere), con il figlio Eros (Cupido). I due per sfuggire all’infernale creatura, riuscirono a trasformarsi in un fascio di canne unendosi a quelle già presenti nel grande corso d’acqua. Ma una improvvisa folata di vento fece spaventare la dea che preso il figlio in grembo corse verso il fiume. Qui i due furono soccorsi dalle ninfe di acqua dolce che impietositesi dalla richiesta di aiuto di una madre che voleva proteggere il proprio figlio, li posero entrambi in salvo facendoli trasportare sul dorso di due grossi pesci. Qui le varianti mitologiche sono molteplici ma ci riserviamo in questa sede di riportare quella ritenuta più comune e diffusa. Secondo un’altra di queste versioni infatti furono gli stessi Afrodite ed Eros a trasformarsi in pesci legandosi con una cordicella per non perdersi nella corrente e restando così per sempre uniti.

La dea Afrodite nel celebre dipinto di Sandro Botticelli

I Romani chiamarono invece questa costellazione ‘Aquilonio’ o ‘Aquilonario’ dal nome del vento Aquilone foriero del vento del nord gravido di pioggia. Altri appellativi più simili al disegno conosciuto furono anche il “pesce gemello” o anche i ‘pesci gemelli’.

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