di Mario Pagni
Il simbolo zodiacale dell'Ariete |
Prima di iniziare con una nuova cavalcata nel regno della mitologia antica e delle leggende legate alle costellazioni dello zodiaco nel cielo notturno, occorre fare una doverosa precisazione riguardo all’Ariete. Questo animale infatti era tenuto in grande considerazione nell’antica Grecia al punto tale da costituire un elemento sacrificale sull’altare in onore degli dei dell’Olimpo, e da essere considerato in taluni casi simbolo dello stesso Zeus. L’Ariete, era considerata dai latini come quella che “porta la primavera equinoziale” proprio in questo periodo infatti esattamente al Solstizio di primavera il Sole entra in questa costellazione.
L'Ariete in Astronomia |
Una delle
più conosciute leggende elleniche legata a questo gruppo di stelle in apparente
legame fra loro e identificato con questo nobile animale ricoperto da un manto
di folto pelo, prende spunto e avvio dall’infelice matrimonio fra il re
Atamante di Orcomeno in Beozia e Nefele dalla quale ebbe due figli, Frisso ed
Elle. Il re però stanco della difficile convivenza e dei continui litigi,
decise in seguito di rifiutare la moglie e di risposarsi con Ino, figlia del re
tebano Cadmo.
Re Atamante preso dalle Furie |
La vendicativa matrigna però vide nei due
figliastri, specialmente nel maschio, una minaccia per la sua discendenza e
così decise di studiare un piano per eliminare i due principini. Per attuarlo
iniziò dando fuoco al deposito di chicchi di grano destinato alla semina
primaverile, compromettendo così all’arrivo dell’estate quello che doveva
essere un cospicuo raccolto e affamando buona parte della popolazione. Re
Atamante decise allora di chiedere all’oracolo lumi sul da farsi, ma egli già
avvertito e corrotto proprio da Ino, fece riferire un agghiacciante messaggio,
ovvero per poter placare la presunta carestia era necessario sacrificare
proprio i due giovani principi.
Ma fu il dio
Ermes che nel momento in cui tutto era pronto per quel terribile evento,
accortosi della verità e ascoltando le disperate preghiere dei due giovani,
decise di intervenire in accordo con gli altri dèi, creando e dando vita con un
artificio, ad un essere soprannaturale, un ariete ricoperto da un Vello d’Oro.
L’animale rapido come il suo creatore, prese il volo planando proprio sul luogo
dove era previsto il sacrificio e prelevò i due giovani prima che il triste e
drammatico destino fosse compiuto. Il magico Ariete si diresse in una regione
molto lontana la Colchide sulla sponda orientale del mar Nero sotto le montagne
del Caucaso dove i due avrebbero trovato finalmente sicuro rifugio.
Pompei, casa dei Vettil, Ixon e il dio Ermes |
Durante il
volo però a causa di un brusco movimento dell’animale Elle mollò la presa
precipitando in mare. La tragica fine della giovane principessa avvenne sul
canale che ancora oggi divide l’Europa dall’Asia lo stretto dei Dardanelli che
da allora fu chiamato in ricordo della sfortunata principessa Ellerosponto,
ovvero il “mare di Elle”. Frisso dunque giunse da solo nella Colchide ma per
sdebitarsi di essere stato almeno lui salvato, donò il prezioso Vello del
magico Ariete a Eete, re di quella terra. Il sovrano a sua volta portò e
nascose il vello, in un bosco ritenuto sacro ad Ares dio della guerra e li
rimase fino all’arrivo dell’eroe Giasone che se ne impossessò.
Giasone alla conquista del Vello d'Oro |
Qui vediamo
come spesso accade nell’antica mitologia greca, di come sapientemente, due o
più leggende trovino punti di contatto fra loro e facciano proseguire gli
eventi come in una sorta di storia senza fine. Dopo la sua morte infatti Frisso
tornò in Grecia ma stavolta sotto forma di spirito, per aiutare proprio Giasone
suo cugino che come lui era stato spodestato dal trono nonostante ne fosse
legittimo erede. Ed ecco che da ciò prenderà ancora vita e sviluppo la forse
più nota leggenda degli Argonauti. La mitologia è in realtà molto più complessa
e articolata in questa sede ci siamo limitati a riportare principalmente quella
legata alla costellazione di cui sopra.
Giasone e il Vello d'Oro |
Dunque
alzando ancora una volta lo sguardo al cielo primaverile, un nuovo schema di
puntini luminosi ci racconta non senza uno spunto di sano romanticismo e
meraviglia, queste lontane vicende, nelle quali ravvisiamo come sempre forse,
spunti di verità perché esse potessero attraversare i secoli unendo ancora oggi
astronomia e mitologia in un sano connubio fra scienza e presunta fantasia.
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