di Chiara Sacchetti
I giorni
dell’anno legati al cambiamento delle stagioni segnano da sempre momenti di
passaggio da uno stato all’altro, e fin dall’antichità vengono considerati
“magici” e propizi. La notte di San Giovanni, che fa da riflesso a quella di
Natale del 25 dicembre, segna, nelle antiche tradizioni, il passaggio
all’estate, il periodo della crescita e della fioritura, ma anche quello che
porta nuovamente all’oscurità. È più o meno da questa data infatti che, seppur
di pochi secondi, le ore della luce cominciano a diminuire fino al solstizio d’inverno,
quando la notte sarà più lunga del giorno. È come un lungo cammino verso
l’oscurità, di quella che si potrebbe definire una morte naturale, che però
fortunatamente lo ricordiamo, è solo apparente: un inverno che preannuncia una
fine che non accadrà mai, perché magicamente nel periodo natalizio la luce vincerà
di nuovo sulle tenebre e la natura piano piano riprenderà a vivere.
La festa cristiana
di San Giovanni come molte altre ha origini pagane, quando venivano accesi dei
fuochi per propiziare e dare forza al Sole affinché non finisca mai la sua luce
e non facesse così morire
Vaso della Richard-Ginori raffigurante i fuochi di San Giovanni a Firenze
Forse legata
anche alla figura del Santo è anche l’usanza di utilizzare la rugiada mattutina
di questo giorno con un rituale di purificazione che richiamava al Battesimo
cristiano, che proprio Giovanni, secondo le Scritture, aveva insegnato e celebrava
nel fiume Giordano. La brina infatti andrebbe a rappresentare le lacrime di
Salomè che dopo aver ucciso proprio il Battista piange pentita di ciò che ha
fatto sulla sua testa decapitata: secondo il racconto la bocca del defunto dopo
essersi spalancata lanciò un vento fortissimo che spinse la donna e la sua
serva complice in aria dove restarono a vagare per l’eternità. Viene anche
tramandato dalla tradizione di lavarsi gli occhi e di berla, per allontanare il
malocchio e favorire la fecondità. Non a caso durante il solstizio c’era anche
la glorificazione dell’acqua, simbolo di purificazione e di vita e di cui la
figura del Battista ne diventava il protettore delle influenze malefiche.
Rugiada sul petalo di un Ibiscus
Proprio per
questa sua valenza esoterica e legata alla ciclicità della vita, la notte di
San Giovanni viene considerata momento importantissimo per molti riti e
cerimonie, collegati soprattutto all’abbondanza dei campi e alla vita in
generale.
Secondo un’altra
antica credenza, nella notte fra il 23 e il 24 giugno, si deve mettere l’albume
dell’uovo in un bicchiere con dell’acqua ed esporlo poi alla rugiada: il Santo,
passando, soffierebbe sul contenitore andando a formare una barca. La mattina
seguente appariranno su una base bianca dei filamenti che ricordano gli
elementi di questa imbarcazione: secondo come sono le sue vele si trae
l’auspicio di come sarà il raccolto per l’anno in corso.
La barca di San Giovanni creata dall'albume d'uovo
Allo stesso
modo, nella stessa notte, viene anche fatta la cosiddetta acqua di San
Giovanni. La sera si devono raccogliere 7 fra varie erbe scelte fra papaveri, fiordalisi,
caprifogli, menta, iperico, mazzi di sambuco, ginestre,
ranuncoli, lavanda, petali di rose canine e di rose
coltivate, camomilla, timo, amaranto, basilico, salvia, mentuccia, malva e
foglie di noce, rosmarino, assenzio, trifoglio, finocchio selvatico, avena. Una
volta decisi tipi di erbe, queste devono essere poste in un contenitore, non di
plastica, riempito d’acqua e lasciato alla rugiada notturna. Una volta pronto,
il liquido ottenuto potrà essere utilizzato per fare un bagno, risciacquare i
capelli e, in generale, come uno strumento purificante per stare meglio e dare
soprattutto un nuovo inizio, proteggendosi dalle malattie, dalle disgrazie e
dall’invidia. Però il liquido non deve essere conservato e se avanza va
regalato agli amici più fidati.
La notte di
San Giovanni è anche la notte delle streghe: si racconta che queste donne erano
solite ritrovarsi nelle loro congreghe proprio durante queste ore intorno ad un
albero di noce, dove davano vita alle loro danze diaboliche. E proprio durante
questo sabba le malefiche raccoglievano le erbe, fra le quali anche le noci
acerbe, con cui poi fare le loro pozioni per incantare i poveri uomini. E a
proposito di noci di San Giovanni, si dice che proprio in questa notte si
debbano raccogliere le noci per la preparazione del nocino un amaro particolare
e molto buono, sempre in numero dispari, 33 per ogni litro di alcool utilizzato.
Le noci devono essere verdissime ancora
nel mallo e morbide per poterle tagliare in 4 parti.
Il Sabba delle streghe intorno al Noce
Durante la
stessa giornata si può anche cominciare a preparare l’olio di San Giovanni.
Come? Vediamo. Il 24 giugno si raccolgono i fiori dell’iperico, una pianta con
proprietà emollienti, cicatrizzanti e disinfettanti conosciuta proprio come
erba di San Giovanni, per metterle poi a macerare nell’olio sotto la luce della
luna per l’intero ciclo lunare (28 giorni): il preparato che si ottiene è utile
per la secchezza della pelle, per la psoriasi e per le rughe.
Non resta
che scegliere quale rituale fare e iniziare il nostro esperimento!
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