di Mario Pagni
Pulpito della pieve di Gropina (AR) con gli evangelisti |
Esempi di monogrammi di Gesù con la croce. La linea superiore viene interpretata come segno di santità e quindi dello Spirito Santo. Il primo simbolo sopra rappresenta l’emblema dei Gesuiti (IN HOC SIGNO) (da completare con VINCES le parole della visione di Costantino). Le croci a seguire di più familiare interesse riguardano il periodo medievale e vengono usate sia come stemmi che come vessilli. In ordine la prima è la croce di San Giovanni o di Malta che ebbero la stessa origine. La seconda è la tipica croce patente, derivata dalla “crux quadrata” e molto simile ad essa. È una forma che compare spesso sui bassorilievi delle chiese antiche ma anche come origine sulla balaustra del coro della chiesa bizantina di Advat (Israele). In ultimo una croce “pomata”.
«Passando in rassegna tutta la storia
dell’arte cristiana accanto a rappresentazioni di efficacia immediata, troviamo
i simboli che alludono in forma più o meno chiara, al proprio contenuto».
(V. Schultze).
L’origine
dei simboli va ricercata tanto nella ricchezza straordinaria di similitudini,
allegorie, tipologia (lettura dei fatti e personaggi del Vecchio Testamento
come prefigurazioni del Nuovo), proprie del cristianesimo, quanto nella
massiccia assunzione e interpretazione cristiana dei simboli pagani. Queste
figure simboliche tuttavia non sono segni grafici semplici e debbono quindi
essere escluse da questo contesto. Il lettore interessato potrà comunque
trovare in fondo al capitolo la bibliografia relativa. Come fonti della
simbologia cristiana vi sono da una parte il linguaggio spesso assi figurato
del Nuovo Testamento e dall’altra i rapporti tipologici fra il Vecchio ed il
Nuovo Testamento, particolarmente espressivi nelle Bibbie degli Armeni. Dal Physiologus opera che risale al 200
d.C., essa stessa mescolanza di antiche fonti di Vecchio e di Nuovo Testamento
deriva una ricca simbologia riguardante il mondo animale.
Altre allegorie e tipologie cristiane sono raccolte nella Leggenda aurea di Jacopo da Varagine (da Varazze) del tredicesimo secolo nell’Hortus deliciarum della badessa Herrad di Landsberg del dodicesimo secolo e nello Speculum di Vincenzo di Beauvais del quattordicesimo secolo (ristampato a Graz nel 1965). Anche i libri degli emblemi del sedicesimo al diciottesimo secolo infine sono fonti per la conoscenza della simbologia cristiana.
La simbologia cristiana (vedi sopra)
è quella più vicina al nostro campo di interessi legati alla ricerca in periodo
medievale, ma già i loro significati erano presenti nei primi tempi del
nascente cristianesimo. L’esempio soprastante riguarda il monogramma di Cristo
associato alla prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco (Alfa e Omega).
Esse rappresentano il Principio (Battesimo) e
Monogramma di Cristo con la parola”
pesce” (ICHTIS). Il monogramma di Jesus (secondo simbolo), compare nei più
antichi manoscritti del Nuovo Testamento e sulle monete di periodo bizantino. L’ultimo
simbolo rappresenta il monogramma di Cristo con la linea orizzontale allungata
alle cui estremità è stato aggiunto quello di Gesù (IC).
Le prime
rappresentazioni figurative compaiono nelle catacombe. La loro tematica
fondamentale riguarda la speranza nell’al di là e la sua raffigurazione.
Limitandoci ai simboli esclusivamente grafici il vero emblema della Chiesa se
non il più antico è la croce. Essa tuttavia non compare nelle rappresentazioni
più antiche delle catacombe e questo fatto ha dato luogo a numerose teorie. Una
delle più diffuse (anche se non indiscussa) afferma che i cristiani costretti a
nascondersi dovevano evitare il segno della croce o per lo meno, rappresentarlo
in forma nascosta (le cosiddette “croci dissimulate”). Secondo un’altra teoria
la croce usata ancora troppo spesso come strumento di tortura, non si era
ancora trasformata in segno di gloria.
Il simbolo
più antico e più diffuso nel primo secolo fu il segno del pesce (dal greco
ICHTHYS).
Il suo
significato non è del tutto chiaro. Il pesce è un antichissimo simbolo di
acqua, di vita e di fecondità, che fungeva da talismano in epoca precristiana
in tutte le regioni mediterranee.
Eusebio ce
ne ha lasciato la spiegazione: esso sarebbe un acrostico cioè una parola
formata da lettere a loro volta iniziali di altre parole:
I = JESOUS
CH = CHRISTOS
TH = THEOU
Y
= YIOS
S
= SOTER
che
significa “Gesù Cristo, figlio di Dio, Salvatore”.
Ad
Alessandria ove il simbolo fu adottato parole-indovinello di questo genere
erano abbastanza diffuse tuttavia questa spiegazione sembra piuttosto uno
scherzo erudito tardivo ed è troppo artificiosa per aver potuto costituire un
vero emblema per la comunità. Più probabilmente il simbolo del pesce venne
usato nei tempi come riferimento alla pesca miracolosa ed alla moltiplicazione
dei pani e dei pesci di cui parlano i Vangeli (Matteo 4, 19; Luca 5, 1-10).
Forse il
pesce ricorda anche l’acqua del battesimo oppure, come scrive Tertulliano «noi piccoli pesci secondo Nostro Signore
Gesù Cristo, Ichthys, nasciamo (alla fede) nell’acqua». Qualunque sia la
sua origine, il pesce deve però essere considerato un segno e il simbolo per
eccellenza della comunità cristiana e riferito sia al Signore che ai credenti.
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